Continuano sulla Stampa Araba i commenti sulla visita del Ministro degli Affari Esteri in Iran lo scorso 28 luglio, durante la quale aveva ottenuto il sostegno illimitato dalla leadership iraniana. Al-Muallim accusa esplicitamente il Qatar, l'Arabia Saudita, la Turchia e i Paesi occidentali di impedire la fine delle violenze nel paese.
"Israele si prepara a una guerra, mentre piloti americani si addestrano per un attacco agli obiettivi nucleari iraniani" ha affermato il capo della diplomazia siriana. Sia l’Iran che Hezbollah affermano che Stati Uniti e alleati saranno sconfitti in Siria, così com’è accaduto quando Israele è stata sconfitta in Libano nel 2006. Per la leadership di Teehran, la guerra planetaria contro la Siria ha un solo obbiettivo; favorire Israele nella regione e sconfiggere le forze che si oppongono al nuovo colonialismo.
Sei anni dopo il sequestro dei soldati israeliani Ehud Goldwasser ed Eldad Regev che scatenò la Seconda Guerra del Libano,il movimento islamico Hezbollah ha diffuso un video che mostra i momenti del rapimento dei due riservisti. Il video, diffuso dalla rete satellitare Al Mayadeen, mostra un gruppo di Hezbollah che varca il confine con Israele e spara contro un Hummer dell'esercito israeliano per diversi metri.
Una volta bloccato i combattenti si avvicinano al veicolo e a questo punto il video si interrompe. Sia Hezbollah che l’Iran hanno cercato con tutti i mezzi una riconciliazione tra l’opposizione siriana e la leadership di Bashar al Assad. Ora la situazione è cambiata, perché non si tratta di avviare una stagione di riforme ma di attuare un vero e proprio smantellamento dello Stato Siriano da parte di gruppi armati oscurantisti venuti dai Paesi Arabi che non riconoscono nessun diritto umano. La Federazione Russa conosce molto meglio dell’Occidente la situazione in Siria e non desidera più assistere inerme ai provvedimenti occidentali.
La Russia ha fatto sapere che non collaborerà con l'Ue per il nuovo round di sanzioni contro la Siria: sostanzialmente non darà il consenso all'ispezione di navi battenti bandiera russa. "Non abbiamo intenzione di prendere parte in alcun modo alle misure effettuate dall'Ue contro la Siria", ha reso noto il portavoce del ministero degli Esteri, Alexander Lukashevich, in un comunicato. "Tra le altre cose, non prenderemo in considerazione le richieste né daremo il consenso per l'ispezione delle navi che battono bandiera russa, né per l'applicazione di misure restrittive".
Sotto le pressioni americane ed Israeliane l'Ue ha rafforzato le sanzioni contro il regime di Damasco e deciso di rafforzare l'embargo sulle armi, ispezionando navi e aerei sospettati di trasportare materiale bellico, mentre il flusso degli armi verso la Siria continua sotto gli occhi degli osservatori occidentali. La Russia rivede i suoi rapporti internazionali e non permette a nuove arroganze Occidentali, Mosca ha intrapreso colloqui con i governi di Cuba, Vietnam e delle Seychelles per la costruzione di nuove basi militari all'estero.
Lo ha annunciato il viceammiraglio Viktor Chirkov, capo della marina militare russa, citato dall'agenzia stampa di Stato, Ria Novosti. Le trattative, ha precisato, si basano sull'offerta di Mosca di garantire manutenzione e strutture per rifornimenti alle navi all'estero, ma al momento non sono disponibili ulteriori dettagli.
L'unica base della marina militare russa fuori dal Paese è quella di Tartus, città portuale siriana. Durante il primo mandato presidenziale di Vladimir Putin, Mosca ha infatti chiuso quella della baia di Cam Ranh, in Vietnam, e la base spia di Lourdes, a Cuba. Dopo la rielezione a marzo, Putin ha promesso di rafforzare l'esercito. Forse in Occidente hanno delle difficoltà percepire i cambiamenti strategici e il nuovo ruolo che vogliono assumere Russia, Iran e Cina. Il presidente francese François Hollande ha fatto appello a Russia e Cina affinché "Prendano in considerazione che se a un certo punto Bashar Assad non sarà fermato il Paese cadrà nel caos e nella guerra civile".
Intervistato dall'emittente Telé Tv, Hollande ha chiesto che l'Onu si muova "Più velocemente possibile" per arginare l'inasprimento della situazione nel Paese. Assad, ha aggiunto, usando la forza fino alla fine qualora fosse necessario. Russia ed alleati non desiderano commentare gli appelli dei leader occidentali. Tuttavia da Mosca garantiscono che non daranno mai asilo a Bashar Assad. Fino a questo momento, ha assicurato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, "Non si é mai parlato di questo, lo abbiamo ribadito diverse volte pubblicamente".
Le voci di una soluzione di questo genere erano circolate nelle ultime ore, facendo intravvedere in una transizione negoziata la via d'uscita alla crisi nel Paese mediorientale. Mosca, invece cerca una soluzione politica, attraverso il dialogo con diversi oppositori siriani di primo piano, tra i quali, il capo del Consiglio nazionale siriano (il Cns, principale coalizione dell'opposizione siriana all'estero), Abdel BassetS ayda.
"Prossimamente, avremo ancora alcuni incontri programmati" con gli oppositori siriani, ha detto ai giornalisti Lavrov, "Sia in Russia che all'estero, dove si trovano queste persone, loro (i componenti dell'opposizione siriana, ndr) ci dicono che ciò che sta accadendo in Siria, è una rivoluzione contro il regime". "Abbiamo spiegato loro che, se c'è una rivoluzione, non bisogna che chiedere al Consiglio di sicurezza (dell'Onu) il sostegno", ha proseguito, ribadendo che questa non è responsabilità delle Nazioni Unite.
Alleato di vecchia data del governo siriano al quale consegna armi, la Russia - che in qualità di membro permanente del Consiglio di Sicurezza dispone di diritto di veto- ha bloccato la scorsa settimana per la terza volta una risoluzione occidentale che minaccia Damasco di sanzioni.
Submitted by Anonimo on Wed, 01/08/2012 - 15:29