(Redazione) – I jihadisti dello Stato islamico hanno conquistato il giacimento di gas di Shaar, nella provincia di Homs, in Siria. Si tratta della più vasta operazione tra quelle condotte finora dallo Stato islamico in nel paese. L’assalto è costato la vita a circa 100 persone, tra militari dell’esercito governativo, personale della sicurezza e impiegati. In un comunicato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, parla anche di 270 dispersi. In un video si vedono i cadaveri di decine di persone, tra guardiani del sito e personale delle forze di difesa. Alcuni cadaveri mostrano i segni di una vera e propria esecuzione.
Il video, inoltre, mostra un combattente di lingua tedesca, che parla in arabo e in tedesco e dice: “Questo è per il mio Signore”. Si tratta dell’ennesima conferma di una massiccia presenza di miliziani stranieri jihadisti che combattono in Siria al fianco delle milizie anti Assad.
Secondo Riad Qahwaji, esperto di questioni militari e strategiche, si contano circa ottomila miliziani sunniti provenienti da Libia, Tunisia, Algeria e Marocco con una supremazia di quelli libici; almeno cinquemila giunti da numerosi Paesi europei e altre migliaia originari di altri Paesi musulmani, per un totale di oltre 20mila mujaheddin.
All’inizio della lotta contro Bashar al-Assad, era il Fronte al-Nusra a essere considerato il meglio armato e il più efficace. Il successivo emergere dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante, braccio iracheno di al-Qaeda, ha successivamente spinto molti jihadisti stranieri che militavano nel Fronte al-Nusra a passare con il nuovo gruppo, che ha raccolto anche le componenti più estremiste dell’alleato-rivale. I due gruppi hanno cominciato a distinguersi tanto per ideologia quanto per obiettivi, combattendo l’uno (lo Stato islamico) nell’ottica regionale del califfato islamico e l’altro in quella nazionale della cacciata di Assad.
Con fonte Aki, Afp, Reuters, al Manar
Submitted by Anonimo on Fri, 18/07/2014 - 12:56