(Carla Melis) -Sargis Ghazaryan, 36 anni, studi diplomatici presso l’Università di Trieste, è l’ambasciatore della Repubblica Armena in Italia. Invitato a Cagliari dall’associazione Assadakah Centro Italo Arabo, il 17 giugno 2014 ha incontrato studenti e cittadini per parlare del genocidio armeno. “Il genocidio è un crimine contro l’umanità, è un crimine universale. Intendo per ognuno di noi, ogni individuo”.
E’ venuto a Cagliari a parlare di genocidio armeno. Che significato ha per lei questa iniziativa?
Accolgo l’iniziativa di Assadakah e l’intenzione di dedicare un intero anno di attività, il 2015, alla memoria del genocidio del popolo armeno con profonda gratitudine. Il ‘900 è stato il secolo dell’armenicidio, ma anche – ed è quello che la mia generazione preferisce raccontare – il secolo della nostra resilienza e del nostro rifiuto a fare la stessa fine di quei popoli con cui abbiamo condiviso la nostra storia 5000 anni fa, di cui abbiamo notizia solo dai libri di storia. Venire qui e parlare di genocidio è un modo per non dimenticare quel pezzo di storia, per combattere contro l’oblio e il negazionismo e per premere affinché ci sia un riconoscimento del genocidio in quanto tale da parte della Turchia.
Un’iniziativa che riguarda il popolo armeno, ma che ha una vocazione più ampia.
Ogni genocidio è, innanzitutto, un crimine contro l’umanità. Il 24 aprile 2015 si commemorerà’ il centenario del genocidio armeno, questa è una data simbolica, che mette fine al secolo breve, quel secolo atroce della rivoluzione scientifica dell’omicidio di massa e di genocidi. I valori cardine della nostra campagna sono valori universali, che hanno in qualche modo caratterizzato la modernità: memoria, lotta al negazionismo e prevenzione e repressione dei crimini contro l’umanità.
Il genocidio armeno non ha solamente un valore simbolico, ma continua a produrre degli effetti politici. Nel 2008 l’Armenia lancia una campagna per la normalizzazione dei rapporti con la Turchia, come si sono concluse le vostre azioni?
Nel 2008 l’Armenia decise di intraprendere un’iniziativa diplomatica di normalizzazione dei rapporti con la Turchia. La Turchia non intrattiene rapporti diplomatici con l’Armenia, e dal 1993 Ankara decide unilateralmente di chiudere i confini con l’Armenia. Cominciamo così un tortuoso processo negoziale, con la mediazione della Confederazione Elvetica, il supporto degli Stati Uniti, dell’Unione europea, Federazione Russa, nella convinzione di agire con responsabilità IN UN contesto virtuoso, in cui il genocidio è riconosciuto dalla maggior parte della comunità internazionale: secondo alcuni noi stavamo dando alla Turchia un’opportunità di redenzione. Il risultato di questa azione fu la firma di due protocolli a Zurigo nell’Ottobre 2009: uno relativo all’istituzione dei rapporto diplomatici bilaterali, l’altro sulla normalizzazione dei rapporti inclusa l’apertura del confine. La mattina dopo lo stesso Erdogan dichiarò pubblicamente che il suo governo non era intenzionato a ratificare i protocolli appena firmati a meno che l’Armenia non prendesse una soluzione pro azera al conflitto che la vede coinvolta con l’Azerbaijan.
Perché secondo lei, dopo cento anni, il genocidio armeno è ancora in grado di produrre questi effetti?
Perché non è ancora riconosciuto dagli eredi dei carnefici. Il non riconoscimento è una minaccia alla nostra sicurezza nazionale. E’ come se la Germania e Israele, anni dopo l’Olocausto, confinassero e la Germania non avesse ancora riconosciuto la Shoa, isolasse Israele e finanziasse tutti gli oppositori di Israele. L’Armenia oggi si trova in questa situazione. Alla Turchia chiediamo di tornare sui protocolli del 2009 e ratificarli e implementarli. E in secondo luogo, due settimane fa il nostro presidente ha invitato colui che sarà il presidente turco il 24 aprile del 2015 di recarsi in Armenia, A visitare il memoriale del genocidio e rendere omaggio al milione e mezzo di vittime del genocidio.
Fonte dell'articolo: Spondasud
Submitted by Anonimo on Thu, 19/06/2014 - 13:28