Roma 27 marzo 2014 – “Azerbaijan e Turchia minacciano la sicurezza della Repubblica Armena e del suo popolo, anche oltre i confini. Negli ultimi anni, a causa delle aggressioni azere, sono cadute molte vittime. Non si tratta di episodi isolati ma di una vera e propria ostilità congiunta da parte dei due stati nei confronti di uno Stato sovrano. Il presidente azero, Ilham Aliyev, ha dichiarato che presto il Nagorno Karabakh, dove la maggioranza assoluta è di origina armena, sarà parte integrante e inalienabile dell'Azerbaigian Un’escalation volontaria che rischia di accendere nuovi focolai nel Centro Asia”.
Per questa ragione, il Centro Italo Arabo Assadakah ha inviato una lettera al Ministro degli Affari Esteri, Federica Mogherini, per chiedere un intervento del Governo italiano presso le rappresentanze diplomatiche dell’Azerbaijan e della Turchia nel nostro paese: “Chiediamo – scrive il segretario generale Raimondo Schiavone - di convocare gli ambasciatori e di esprimere la preoccupazione del Governo per la politica di ostilità nei confronti del popolo armeno e di aggressione nei confronti di Stati sovrani e indipendenti. Chiediamo, altresì, di attivarsi presso le Istituzioni europee affinché vengano intraprese azioni o adottati provvedimenti per far cessare tali azioni”.
Secondo il Centro Italo Arabo, “l’Italia e l’Unione Europea devono condannare con forza la politica di aggressione condotta dal premier turco, Recep Tayyip Erdoğan, nei confronti di altri Stati. Nessun tipo di negoziato, a nostro avviso, può essere avviato fino a quando la Turchia non rispetterà il diritto internazionale. La Turchia ancora oggi continua a negare il genocidio ai danni degli armeni, mentre un paese come la Francia considera invece un reato negarlo”.
Nella lettera al ministro Mogherini, il Centro Assadakah ricorda come la Turchia sia intervenuta nei giorni scorsi direttamente nel conflitto nel nord della Siria, favorendo l’ingresso di migliaia di elementi di Al Qaeda nella città di confine di Kassab, costringendo alla fuga oltre tremila armeni: “Questa grave ingerenza nel conflitto da parte della Turchia - e il suo irresponsabile sostegno ai gruppi jihadisti - rischia di inasprire il conflitto religioso nella regione, con una crescente diaspora dei cristiani, da tempo perseguitati dall’Islam più radicale. Le notizie che giungono dal fronte di guerra – conclude Schiavone - parlano di una violenza che rischia di far scomparire importanti tasselli del mosaico culturale, etnico e religioso della Siria.
IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA
Egregio Signor Ministro degli Esteri,
sono passati 21 anni dal processo di pace nel Nagorno Karabakh, dove la maggioranza assoluta è di origina armena. La giovane Repubblica Armena, nonostante le persecuzioni compiute nei confronti della minoranza azera che governava il Nagorno Karabakh, ha cercato di evitare ogni forma di militarizzazione e ha intrapreso la via della cooperazione e della diplomazia come nuovo percorso. Nonostante la politica di buon vicinato, la dittatura nell’Azerbaijan, sostenuta dalla Turchia, continua con le sue numerose aggressioni, violazioni della sovranità nazionale e minacce di guerra.
L'Azerbaijan, come è noto, trasforma la sua ricchezza economica in una fonte per accrescere il suo arsenale bellico. Una corsa agli armamenti che desta molta preoccupazione per gli equilibri geopolitici di quella regione. Una militarismo crescente che minaccia la sicurezza e l’integrità della Repubblica Armena.
Negli ultimi anni, a causa delle aggressioni azere, sono cadute molte vittime. Non si tratta di episodi isolati ma di una vera e propria ostilità congiunta da parte della Turchia e dell’Azerbaijan nei confronti di uno Stato sovrano. Un’escalation volontaria che rischia di accendere nuovi focolai nel Centro Asia. Ciò è avvenuto nel silenzio generale dei media e con l’assenza preoccupante delle organizzazioni internazionali.
In questo senso, vanno lette con crescente preoccupazione le minacce del Presidente Azero, Ilham Aliyev, che lo scorso 19 marzo ha detto di essere certo che “presto il Nagorno Karabakh sarà parte integrante e inalienabile dell'Azerbaigian”. Sono parole che non possono essere sottovalutate perché quella nazione ha gli strumenti e la forza per portare a compimento un’occupazione militare di questo tipo.
Pochi giorni dopo, in uno scenario completamente diverso, la Turchia è intervenuta direttamente nel conflitto nel nord della Siria favorendo l’ingresso di migliaia di elementi di Al Qaeda nella città di confine di Kassab, costringendo alla fuga oltre tremila armeni.
Gli osservatori del Centro Italo Arabo Assadakah, insieme ad alcuni giornalisti presenti sul posto, possono testimoniare l’aggressione della Turchia contro la città di Kassab, l’ultimo villaggio armeno della Siria. Kassab è stata attaccata all’alba del 21 marzo dai miliziani di Al Qaeda, gli abitanti sono stati costretti a fuggire e a riparare verso sud, a Laodicea (Latakia), dove sono stati accolti nella chiesa armena e nella chiesa greco-ortodossa della città.
Questa grave ingerenza nel conflitto da parte della Turchia - e il suo irresponsabile sostegno ai gruppi jihadisti - rischia di inasprire il conflitto religioso nella regione, con una crescente diaspora dei cristiani, da tempo perseguitati dall’Islam più radicale. Le notizie che giungono dal fronte di guerra parlano di una violenza che rischia di far scomparire importanti tasselli del mosaico culturale, etnico e religioso della Siria.
Come Centro Italo Arabo siamo molto preoccupati da questi eventi e, per tale ragione, ci rivolgiamo al Governo, al Parlamento e alla Commissione Europea affinché intraprendono ogni azione possibile per scongiurare nuovi conflitti armati su base etnica o religiosa.
L’Italia e l’Unione Europea devono condannare con forza la politica di aggressione condotta dal premier turco, Recep Tayyip Erdoğan, nei confronti di altri Stati. Nessun tipo di negoziato, a nostro avviso, può essere avviato fino a quando la Turchia non rispetterà il diritto internazionale. La Turchia ancora oggi continua a negare il genocidio ai danni degli armeni, mentre un paese come la Francia considera invece un reato negarlo.
Ricordiamo che il Parlamento italiano si occupò del problema nel 1998 con una mozione sottoscritta da 165 parlamentari di diversi partiti, primo firmatario il deputato Giancarlo Pagliarini, per il riconoscimento dell'Olocausto armeno,
Ricordiamo, inoltre, che il 17 novembre del 2000 la Camera dei Deputati, sulla scia di quanto avevano deciso il Parlamento europeo e lo Stato Vaticano, ha votato una risoluzione che riconosce il genocidio armeno e invita la Turchia a fare i conti con la propria storia.
Per queste ragioni, chiediamo al Ministro degli Affari Esteri di convocare gli ambasciatori della Turchia e dell’Azerbaijan in Italia e di esprimere la preoccupazione del Governo per la politica di ostilità nei confronti del popolo armeno e di aggressione nei confronti di Stati sovrani e indipendenti. Chiediamo, altresì, di attivarsi presso le Istituzioni europee affinché vengano intraprese azioni o adottati provvedimenti per far cessare tali azioni.
Chiediamo, infine, all’Italia e alle sue Istituzioni democratiche di esprimere al governo della repubblica armena e al suo popolo, in occasione del 99esimo anniversario dell’eccidio armeno che cadrà il prossimo 24 aprile, la massima solidarietà per non dimenticare le vittime innocenti.
Submitted by Anonimo on Thu, 27/03/2014 - 11:52