Libano. Nuovo governo, vecchie violenze


libano(Roma, 21 marzo 2014, Nena News ).Un caos non troppo calmo quello che sta accompagnando i tentativi di stabilizzazione politica nel Paese dei Cedri. Mentre a Beirut ieri il parlamento libanese nominava il nuovo governo, figlio di drammatici negoziati tra i vari partiti dello spettro politico del Paese, a Nord si continuava a morire: altre tre le vittime degli scontri settari tra sciiti e sunniti, tra sostenitori e oppositori del presidente siriano Bashar al-Assad.

Il nuovo esecutivo, guidato da Tammam Salam, è comunque nato con il voto favorevole di 96 parlamentari su 101, che sperano così di porre fino ad un anno di stallo politico. È stato superato l’ostacolo Hezbollah che chiedeva una dichiarazione ufficiale sul ruolo della resistenza del Partito di Dio contro il nemico israeliano. Anche qui, è giunto il compromesso e il governo ha approvato la formula “Tutti i cittadini libanesi hanno il diritto a resistere all’occupazione israeliana, a respingere i suoi attacchi e a riprendersi i territori occupati”.

Tanta fatica per nulla, verrebbe da dire: dopo mesi di tentativi di formazione di un nuovo governo, l’esecutivo appena nato avrà vita breve. La legge libanese prevede infatti l’elezione del governo a seguito della fine del mandato di sei anni del presidente. Quello di Suleiman finisce a maggio: seguiranno così sia le elezioni presidenziali che quelle parlamentari.

Il premier Salam ha indicato nella sicurezza uno dei principali impegni del suo governo, accanto alle necessarie riforme economiche in un Paese entrato lo scorso anno in una dura crisi economica: nel 2013 la crescita del PIL è crollata all’1.5%, dal +8% degli anni precedenti. Un crollo dovuto in parte alla crisi del settore turistico che nell’ultimo periodo ha visto una riduzione del 40% degli introiti di settore, a causa del calo degli ingressi di turisti stranieri spaventati dalle violenze in corso nel Paese dei Cedri.

Violenze direttamente legate al vicino conflitto siriano, che sta da tre anni contagiando il Libano alle prese sia con oltre un milione di profughi siriani che con i settarismi religiosi e politici dei gruppi pro e contro Assad. Ieri un gruppo di 41 miliziani del Fronte al-Nusra, feriti in una battaglia vicino all’antica città crociata Krak dei Cavalieri, sono entrati in Libano per poter essere curati in ospedali libanesi. Al confine siriano, le ambulanze libanesi hanno condotto i feriti nella regione di Akkar.

Per evitare tali fughe (e per impedire l’ingresso di armi e miliziani delle opposizioni) ieri il regime di Damasco ha ordinato la chiusura del confine di Bqaiaa, nella regione di Wadi Khaled, in entrambe le direzioni.