La delegazione di Assadakah Lombardia insieme ad alcuni giornalisti di varie testate italiane è in Siria, in un momento così delicato, per portare solidarietà al popolo siriano martoriato, ormai da due anni, da una guerra combattuta e manovrata dall’esterno, dal potere di alcuni Stati che continuano a finanziare economicamente e attraverso l’invio di armi e di manovalanza terroristica. Nonostante le problematiche siamo riusciti ad arrivare al Campo Profughi di Yarmouk per consegnare una piccola quantità di medicinali e attrezzature sanitarie; a causa degli scontri in atto non è stato possibile entrare, dall’interno del campo giungeva chiaro il rumore assordante degli scontri: mitragliatrici e colpi di mortaio, la sicurezza del campo non ci ha fatto proseguire temendo per la nostra incolumità. Abbiamo consegnato gli aiuti al medico di un piccolo ambulatorio di fortuna esterno sorto per rispondere alle prime necessità sanitarie. In un incontro a noi riservato il Dr Talal Naji Assistente e Segretario Generale del Comando Generale del Fronte di Liberazione della Palestina ha dichiarato che lo stesso Bashar al-Assad aveva attuato ogni sforzo per evitare di portare i palestinesi dentro i conflitto siriano, ma i ribelli li hanno coinvolti entrando dentro i campi e portando distruzione e morte. Da novembre 2012 i profughi sono stati costretti scappare dai campi lasciando le loro case e scappando e rispondendo al fuoco in difesa dell’unico Stato che li aveva accolti e inserito nel contesto sociale come cittadini. Attraverso la diplomazia si sta cercando di far arretrare i ribelli con tutti i mezzi e permettere ai profughi di tornare nelle loro case. Lungo la strada che conduce al campo di Yarmouk si estendono accampamenti di fortuna dove tanti attendo la fine del conflitto, che ahimè non arriverà tanto presto. “Siamo stati costretti da agosto 2013 ad usare la forza delle armi contro questi ribelli, per il momento siamo riusciti a liberare solo il 30% perché non possiamo intervenire ulteriormente per evitare la morte di altri civili. Il governo siriano ha sempre facilitato tutti i movimenti per la liberazione dei campi e per far giungere gli aiuti. Purtroppo spesso i ribelli bloccano ogni possibilità di aiuto dall’esterno”. Oggi abbiamo incontrato anche Padre Elias Halawi parroco cattolico della Chiesa di Nostra Signora di Damasco che ci ha raccontato la storia di questa grande terra, ci propone una domanda da portare in Italia “Perché le chiese sono zitte davanti a questa guerra?” Anche l’incontro con l’Assistente e braccio destro del Ministro degli Affari Sociali e del Lavoro Wassim Dehni ci ha portato a conoscenza della gravissima situazione che la Siria sta attraversando, basti pensare che i dati della disoccupazione nel 2013 hanno raggiunto un livello impressionante toccando il 40% e i danni causati da questa guerra ammonterebbero ad oltre 5 miliardi di dollari e le stime sono solo approssimative. Nei prossimi giorni sono previsti altri incontri della delegazione con rappresentanti del governo che ci illustreranno i vari aspetti di una situazione che tutti speriamo possa risolversi nel più breve tempo possibile e permettere alla Siria di tornare ad essere un paese terra di convivenza e di pace tra le diverse appartenenze culturali e religiose.
Submitted by Anonimo on Fri, 24/01/2014 - 09:53