(di Elisa Pinna). (ANSAmed) - ROMA - Un nuovo gradino nella scala degli orrori della guerra in Siria: l'uccisione mirata dei bambini, i bombardamenti diretti alle scuole, specie - negli ultimi tempi - quelle frequentate dalla minoranza cristiana. Sono già 11 mila le piccole vittime del conflitto, ma ora, da 'effetto collaterale', stanno diventando l'obiettivo dei gruppi qaidisti e jihadisti che combattono il regime di Damasco.
A denunciarlo è Maria Saadeh, una giovane deputata siriana, di origini cristiane ed eletta in una lista indipendente, in visita in questi giorni in Italia per incontrare papa Francesco e sensibilizzare l'opinione pubblica occidentale su quello ''che avviene veramente in Siria''. ''Solo negli ultimi giorni ci sono stati cinque attacchi, tutti contro istituti scolastici cristiani, con bambini morti e feriti''. Si tratta di una strategia ''per far fuggire dal Paese i cristiani, che rappresentano un elemento di laicità e moderazione'': ''nessuno può resistere, se vengono colpiti i figli'', osserva Saadeh. Gia' 450 mila cristiani, su un totale di poco più di due milioni, hanno lasciato la Siria.
Saadeh punta il dito contro l'informazione che viene fatta sulla Siria. ''Non si tratta di una guerra contro il regime, come è stata presentata a lungo sui media internazionali, ma di una guerra per distruggere lo Stato siriano da parte di gruppi estremisti e criminali manovrati dall'estero'', spiega. La deputata, pur prendendo le distanze dal regime, sottolinea che la priorità è adesso quella di difendere lo Stato: ''se crolla lo Stato siriano, è la disintegrazione totale del Paese'', significa lasciare 23 milioni di civili senza ne' salari ne' pensioni ne' assistenza scolastica o sanitaria, in mano a qaidisti che sognano ''un califfato sunnita''. I ribelli, denuncia Saadeh, stanno distruggendo ''strutture amministrative, fabbriche, il sistema agroalimentare, i siti archeologici del Paese''. ''Come puo' l'Occidente pensare che le uccisioni, i rapimenti, le autobombe, gli attentati contro i civili, le teste tagliate - si chiede - siano sinonimo di democrazia?'' Proprio all'Europa, la deputata siriana rivolge un particolare appello: ''riaprire le ambasciate e i canali diplomatici in Siria, per poter svolgere un vero ruolo di mediazione e di pacificazione ed aiutare la popolazione civile''.
La difesa dello Stato non riguarda solo i siriani, perche' ''il fronte contro il terrorismo jihadista deve essere comune: al Qaida oggi è operativo in Siria, ma l'islam jihadista e' ormai diffuso anche in Europa'', ammonisce. ''L'obiettivo numero uno - osserva - deve dunque essere quello di fermare le violenze e interrompere il flusso di armi e denaro che arriva ai gruppi fondamentalisti''.
Una volta riconquistata la stabilità sarà il momento delle elezioni e dei cambiamenti: ''il sistema politico siriano è degradato e aggrappato al passato'', ma va riformato ''con strumenti democratici e nel rispetto della sovranità nazionale''.
Saadeh spera di far sentire stavolta la sua voce e il suo punto di vista anche in Italia. Aveva provato a raggiungere Roma pure in passato, ''ma l'allora ministro degli Esteri Giulio Terzi mi aveva negato il visto''. Perche'? ''Senza una motivazione ufficiale. Forse gli dava fastidio ascoltare una voce fuori dal coro della propaganda anti-Assad''. (ANSAmed).
Submitted by Anonimo on Fri, 29/11/2013 - 10:16