Anjar, perla turistica nella Bekaa nasconde una diaspora armena
Talal Khrais , Valle della Beka , Libano
Sull'altopiano della Bekaa nella cittadella di Anjar,(4000 abitanti)in Libano, Sarin una ragazza della comunità armena locale mi accompagna per intervistare profughi armeni fuggiti dalla Siria, si può chiamare una diaspora su una terra che ha visto la sua prima diaspora nel 1939.
Il flusso di memoria che lega il Caucaso al Medio Oriente scorre appena sotto la superficie della quotidianità. Gli abitanti di Musa Dagh nel 1939 lasciarono la Turchia per trasferirsi in Libano, l'unico dei sette villaggi di Musa Dagh che scelse di restare sotto autorità turca,tuttora abitato da armeni, è Anjar, nella valle della Bekaa, oasi pacifica in una delle zone più conflittuali del pianeta.
Qui si vedono ancora i canali d'irrigazione che squadrano gli ottantamila ettari di Anjar nei quali scorrono quattro dita d'acqua limpida. Sono stati progettati dagli ingegneri dell'esercito francese nei primi anni '40, quando questa terra fu assegnata ai profughi armeni. Passeggiando stamattina tra gli appezzamenti che circondano Anjar, ho ripercorso la storia di un popolo costretto a lasciare Musa Dagh per un rifugio sicuro,lontano dalle minaccia ottomana, quello che dovette attenderli fu però una terra paludosa e malarica.
I profughi non si arresero, bonificarono il territorio ostile rendendolo un’oasi di frutteti. “Gli aranceti e i melograni che oggi vedi, mi dice il collega, sono il risultato del lavoro dei primi profughi giunti fin qui”.
Circa un secolo fa, mentre in Anatolia si consumava il genocidio armeno, nel golfo di Alessandretta i sette villaggi armeni di Musa Dagh organizzarono una resistenza armata che per alcune settimane contro le truppe ottomane. Tratti in salvo da una flotta francese in transito, i superstiti poterono rientrare nelle loro case dopo quatto anni, quando nel 1919 la Francia mandataria estese i suoi domini siriani fino al fiume Oronte. All'alba della Seconda guerra mondiale però, Parigi scambiò quella regione con una promessa di neutralità di Istanbul nell'imminente conflitto, e Musa Dagh tornò sotto sovranità turca. La buonuscita offerta agli armeni fu un fazzoletto di terra nella valle della Bekaa, nel Libano mandatario francese, dove i profughi arrivarono stremati dopo due mesi di viaggio la sera del 12 settembre 1939, fondando Anjar.
Incontro alcuni profughi armeni, fuggiti alla morte. L'uomo che mi viene incontro si chiama Goro, 43 anni si è presentato all’appuntamento ben vestito e in buona salute, lucido e contento: ”14 mesi fa vivevo con mia moglie ed due figli a Sltanieh, un quartiere nel Nord di Aleppo, abbiamo fatto un viaggio molto difficile pieno di pericoli ed ecco siamo qui”. Goro mi racconta che circa 32 famiglie sono arrivate a Anjar, hanno ricevuto un’ottima accoglienza, una casa ammobiliata, la possibilità per i propri figli di frequentare la scuola, egli lavora, come gli altri, in agricoltura. A un certo punto gli occhi di Goro diventano tristi: “vorrei tornare in Siria appena posso, la Siria è tutto per me e per la mia famiglia…”
Submitted by Anonimo on Fri, 18/10/2013 - 15:32