Roma, 9 ottobre 2013, Nena News - Dopo le restrizioni sul consumo di alcol e le nuove norme sulle divise delle hostess, l'islamizzazione della Turchia dell'era Erdogan prosegue. Ieri il governo turco ha cancellato un divieto lungo 90 anni: indossare l'hijab negli uffici pubblici e all'università non è più vietato. Una norma introdotta dal padre fondatore laico della Turchia, Mustafa Ataturk, che intendeva rimuovere i simboli religiosi dalla vita istituzionale e pubblica e separare la religione dallo Stato. Si applicava a tutti i dipendenti dello Stato, dall'esercito alla magistratura.
Il premier Erdogan ha cancellato il divieto, ritenendolo un atto di democrazia: alcune donne non si iscrivevano all'università o non lavoravano negli uffici pubblici per non dover rinunciare al velo. "La vecchia legge prevedeva restrizioni, una violazione e una discriminazione contro la libertà di religione e coscienza", ha detto il primo ministro, definendo il divieto "un periodo buio". Diversa l'opinione dei critici secondo i quali il partito di governo AK, parte della Fratellanza Musulmana, sta tentando di portare avanti "una segreta agenda islamista".
Il nuovo regolamento governativo cancella anche l'obbligo per i bambini della scuola elementare di recitare ogni settimana il giuramento di fedeltà alla nazione e prevede fino a tre anni di prigione per chi interferirà nell'applicazione della legge.
La mano di Erdogan continua ad intaccare così le basi laiche della repubblica turca. La maggior parte dei cittadini turchi professa la fede musulmana, ma non ha mai per questo rinunciato alla natura secolare dello Stato. Tanto che i tentativi dell'AK sono duramente contrastati dall'opinione pubblica: numerose le manifestazioni di piazza anti-governative. A maggio e giugno il movimento di Gezy Park ha mostrato al mondo il debole consenso di cui gode oggi il regime di Erdogan: dietro la protesta per la costruzione di un centro commerciale a Istanbul, stava tutta la rabbia per le politiche liberiste e islamiste del governo. Proteste brutalmente represse dalle forze di polizia, con morti e feriti tra i manifestanti. Nena News
Submitted by Anonimo on Wed, 09/10/2013 - 13:57