Qatar, conferenza sul clima nel Paese che inquina


 

Inizia oggi in Qatar il vertice ONU sui cambiamenti climatici, che durerà fino al 7 dicembre. Tra le polemiche e le speranze di un nuovo trattato internazionale

di Anna Clementi



Roma, 26 novembre 2012, Nena News - Si apre all'insegna del dubbio e dello scetticismo la 18esima conferenza internazionale sul clima (COP18). Quest'anno il vertice ONU sui cambiamenti climatici viene ospitato dal Qatar, uno dei Paesi con le più alte emissioni di anidride carbonica, che in questi giorni dovrà convincere 194 nazioni ad adottare un nuovo trattato globale sul clima. 

"Io non avrei scelto il Qatar - ha dichiarato all'Agenzia France Press uno dei padri del protocollo di Kyoto, l'ex diplomatico argentino Raul Estrada - In tutta la storia dei negoziati climatici, il Qatar ha sempre evitato di prendere impegni per diminuire l'uso di combustibili fossili per far fronte ai cambiamenti climatici".

La COP18 è considerata un appuntamento importante, a cui le istituzioni e gli ambientalisti guardano con preoccupazione. Dopo le promesse di un accordo globale sul clima fatte l'anno scorso durante la conferenza di Durban, in Sudafrica, come potrà questa piccola petro-monarchia del Golfo avere la leadership e la forza politica per arrivare ad un nuovo trattato?

"Doha deve far progredire i lavori preparatori di un accordo globale giuridicamente vincolante entro il 2015", ha affermato Connie Hedegaard, il commissario dell'Unione Europea per il clima. Infatti, obiettivo principale della conferenza, che durerà fino al 7 dicembre, è il rinnovamento del protocollo di Kyoto, che scade il 31 dicembre 2012. 

Il Qatar è una delle 194 nazioni firmatarie del trattato internazionale - sottoscritto nel 1997 ma entrato in vigore nel 2005 - ma, in quanto Paese in via di sviluppo, non ha dei target vincolanti per la riduzione delle sostanze inquinanti. Secondo il Central Intelligence Agency World Factbook (la pubblicazione annuale della CIA), il Qatar è il 19esimo più grande produttore di petrolio grezzo e il quarto esportatore mondiale di gas naturale. Proprio per questo, alla vigilia del vertice non erano in pochi ad essere scettici.

Di diversa opinione il governo del Qatar. "La sostenibilità ambientale è un pilastro della nostra strategia nazionale - ha dichiarato Abdullah Bin Hamad Al-Attiyah, ex ministro del petrolio e presidente del vertice ONU - Il Qatar è uno dei dieci Paesi in via di sviluppo che più subiranno conseguenza negative a causa dell'innalzamento del livello delle acque". 

Intenzioni che trovano riscontro anche nelle parole di Christiana Figueres, responsabile ONU per il clima: "I cambiamenti climatici e l'aumento delle temperature stanno rendendo il Qatar ancora più vulnerabile per quanto riguarda la mancanza di acqua e l'insicurezza alimentare". Il Paese infatti dipendente totalmente dagli impianti di desalinizzazione dell'acqua. Ed ha aggiunto: "Sono sicura che (il Qatar) si impegnerà a far sì che la conferenza abbia successo". Dello stesso parere Sven Teske di Greenpeace International, secondo il quale la riduzione dei gas serra non è più un peso ma una vera e propria opportunità di business, se si guarda al medio-lungo periodo.

Intanto la situazione climatica globale si fa sempre più preoccupante. Se non si prenderanno decisioni vincolanti, si prevede che la temperatura crescerà di 4 gradi entro la fine del secolo provocando un aumento del livello del mare, e più frequenti inondazioni e disastri naturali. "Le possibilità di evitare la catastrofe del cambiamento climatico scivolano via dalle nostre mani ogni anno che rinunciamo ad agire subito per approvare un piano di salvataggio del nostro pianeta", aveva dichiarato il direttore di Greenpeace International a conclusione del vertice di Durban nel 2011. 

E se anche a Doha si dovesse fallire, potrebbe essere davvero troppo tardi. Nena News