Bisogna riconoscere che la Siria sin dall’inizio degli avvenimenti,18 mesi fa ha perso una guerra mediatica, una disinformazione alta come una montagna. I suoi nemici con i loro soldi ricavati dal petrolio, avevano preparato una campagna di disinformazione perfettamente orchestrata: filmati truccati sulle tante reti televisive mercenarie, tra le quali Al Jazeera e Al Arabiya. Per queste TV la vittima è sempre un civile innocente e i giovani militari trucidati dai jihadisti, sono sempre gli assassini. Ho la fortuna di essere stato in Siria sette volte in 18 mesi e di avere visto in diverse lingue le varie TV. Sulla stampa italiana emerge che ad avere la peggio sono stati i tesori inestimabili distrutti da guerra e che la guerra non li ha risparmiato purtroppo le vestigia della storia del Paese. Di sicuro è vero che i tesori sono scomparsi nelle mani di saccheggiatori o distrutti nei violenti scontri. La stampa italiana non ha il coraggio di contestare i politici italiani schierati con gli Stati Uniti contro la Siria e ripete le stesse accuse della Farnesina nei confronti di Damasco. Per più di 40 anni lo Stato siriano ha destinato grandi risorse per conservare i suoi tesori e la sua storia, infatti milioni di turisti visitavano la Siria, non solo per quello che possiede ma anche per i servizi che offriva lo Stato. Perché non si fa riferimento ai jihadisti ( 30 mila in Siria, venuti da ogni parte) ostili a tutto ciò che non appartiene alla loro dottrina? Basta pensare ai monumenti di Budda in Afghanistan fatti saltare malgrado tutte le mediazioni. Al Arabiya, da la notizia di un attentato alla sede della Radiotv di stato a Damasco, e tutta la stampa italiana le è corsa dietro senza il minimo sforzo per cercare la vera fonte.
Un’ora dopo la scoperta a due KM della sede regionale ci sono stati degli scontri. Lo stesso quando al Jazeera, due settimane fa affermava che Damasco è nelle mani dei ribelli, poi si è scoperto che una grande offensiva contro i quartieri della Capitale è fallita. Poi si parla di scissioni nell’esercito invece si tratta solo di disertori comprati con il petrodollari. Oggi, si parla della seconda capitale, addirittura tutta sotto il controllo dei ribelli. In alcuni quartieri ci sono cecchini che terrorizzano la popolazione e li usano come scudi umani. L’offensiva di Damasco è fallita perché la popolazione collaborava con l’esercito, una popolazione che non vuole islamizzare una riforma pacifica e che si è trasformata in guerra terroristica contro lo Stato.
Submitted by Anonimo on Mon, 06/08/2012 - 17:08