Sembra sia passato tanto tempo dal giorno dell’indignazione mondiale sulla strage di Hula in Siria dove sono state trucidate 84 persone, fra le quali tantissimi bambini. Era solo la fine di maggio, l’indignazione si è spenta come d’incanto e non si capisce il perché. Dopo quella strage i Governi di molti Paesi occidentali, fra i quali Italia e Francia, avevano subito cacciato gli ambasciatori Siriani presenti sul proprio territorio come segno di accusa verso il governo Siriano ritenuto responsabile di quella strage disumana. Ma da quel giorno tante cose sono cambiate, il Governo Siriano ha subito negato proprie responsabilità sull’accaduto, ma la campagna mediatica anglo-semita ha fatto ricorso ad ogni mezzo per infangare Bashar el Assad, utilizzando persino foto false risalenti ad accadimenti di altri paesi e di molti anni prima. La Bbc aveva pubblicato sul proprio sito un’immagine che mostrava decine di cadaveri avvolti in lenzuoli bianchi con un bambino che vi salta in mezzo, la fotografia, non era stata però scattata in Siria dopo i fatti di Hula, ma una decina di anni prima in Iraq da Marco di Lauro, un fotoreporter che lavora per Getty Images. Ora che comincia ad emergere la verità, sul caso Hula cala il sipario. Infatti alcuni giorni fa è stato l’organo di stampa tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung a rivelare i veri responsabili del massacro, grazie ad un'inchiesta approfondita svolta da un inviato sul campo, del giornalista di guerra Rainer Hermann, e non attraverso le solite illazioni provenienti da fonti Israeliane o saudite. La strage, infatti, come veniva riportato, era stata compiuta da gruppi di quella galassia impenetrabile dei cosiddetti "ribelli" al governo di Damasco. "Dei civili uccisi, 84 nomi sono conosciuti", ha scritto Hermann. "Sono padri, madri e 49 bambini della famiglia Al Sayyid e due rami della famiglia Abdarrazzak. Inoltre a Taldou sono stati uccisi parenti del parlamentare Abdalmuti Mashlab". Tutti alawiti e sciiti, dunque dalla parte del regime, cercati dai ribelli che sapevano benissimo chi eliminare: i vicini di casa li avevano segnalati. Un undicenne di nome Ali, unico sopravvissuto della famiglia Sayyid, ha testimoniato. Tali affermazioni emergono anche da un'altra inchiesta svolta dal giornalista olandese Martin Jannsen, nella quale erano state raccolte testimonianze corrispondenti a quelle pubblicate dal tedesco Hermann. Barlumi di informazione libera che squarciano il buio ed il muro di silenzio che ora pervade le strategie poco pulite dei media occidentali. Ma in questi ultimi giorni comincia ad emergere con chiarezza un’altra verità, i ribelli, o presunti tali, molti dei quali Salafiti o comunque affini ad Al-quaida, sono foraggiati dai governi Israeliano e Saudita, attraverso veri e propri stipendi elargiti dalla monarchia Saudita per defenestrare il governo Siriano. La notizia viene riportata, ad esempio, dal giornale la Stampa con un servizio di Maurizio Molinari. “L’impegno finanziario della monarchia wahabita e dell’Emirato del Qatar, stretti alleati di Washington, avviene sulla base di un accordo con l’Els guidato dal colonnello Riad al-Asaad firmato il 2 aprile. Sono versamenti mensili che si propongono di «incentivare le defezioni dalle forze di Assad», il cui numero in effetti sta aumentando. Si tratta di soldati e agenti che si uniscono ai rifugiati in Turchia e Giordania per poi confluire in basi nel Sud della Turchia, da dove poi raggiungono le unità combattenti in Siria.” Oltre ai denari anche le armi, se ne occupa direttamente la CIA ed il Governo Israeliano. Armi rilevanti, oltre ad apparecchiature tecnologiche e di intelligence anche missili e carri armati. I gruppi armati siriani anti-Assad a Homs hanno ricevuto missili israeliani di ultima generazione utili "contro i carri armati T-72" in dotazione all'esercito siriano: lo rivelano all'ANSA fonti bene informate in Siria. Anche in questa guerra, perché di una azione bellica ormai si tratta, i media filo occidentali svolgono un ruolo determinante, la disinformazione o meglio l’informazione manipolata serve per creare consenso popolare intorno ad una vicenda che nulla ha di umanitario ma che dietro ha motivi politico-strategici di dominio sull’area ed economici basati sul sempre verde “dio pertrolio” . A Homs (nord di Damasco) e Dayr az Zor (est) "si concentrano le risorse petrolifere nevralgiche per la Siria, per questo ci sono i combattimenti più intensi". Oltretutto abbattere l’attuale Governo Siriano significa indebolire le posizioni Iraniane e favorire di fatto il predominio Israeliano ed occidentale su un’area geografica strategica per l’intero pianeta. Da qui nasce la contrapposizione sulla vicenda fra Russia e USA, tutto e sempre sulle spalle dei poveri cittadini Siriani, di fronte ad un mondo inconsapevole e reso tale dalla disinformazione di giornalisti servi del potere.
Raimondo Schiavone
Inviato da Anonimo il Lun, 02/07/2012 - 07:25