Talal Salman, padre del giornalismo arabo: “L’Italia ha perso autorevolezza”


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(Talal Khrais – Beirut) – “L’Italia, con la sua politica estera, è sempre più debole e si trova ai margini dall’Unione Europea. Poteva continuare ad avere, come in passato, un ruolo di autonomia e mediazione in Medio Oriente ma oggi conta davvero poco. Da anni i governi sembrano tecnici e non politici e adottano posizioni dannose all’ immagine e all’autorevolezza di un paese molto importante nel Mediterraneo”.

Lo dice Talal Salman, padre del giornalismo arabo, direttore di As Safir, il più importante quotidiano arabo, molto conosciuto e apprezzato in Italia. Non senza un briciolo di ironia, Salman chiede se il ministro degli esteri sia ancora Emma Bonino. Una domanda non casuale: da queste parti le cronache italiane non hanno grande spazio sui media locali. Anche la visita del ministro Federica Mogherini in Libano, responsabile della Farnesina pronta a trasferirsi a Bruxelles, è passata inosservata anche per uno dei più attenti osservatori di politica internazionale nel mondo arabo.

“La classe politica italiana – dice Salman – aveva una politica estera autonoma e moderata, anche in piena guerra fredda, quando da una parte c’erano gli Stati Uniti e dall’altra l’Unione Sovietica. Roma non prendeva ordini da Washington e la posizione italiana rappresentava il perfetto equilibrio tra l’est e l’ovest. Con la caduta del muro di Berlino, l’Italia ha perso progressivamente il ruolo di cerniera che aveva soprattutto nel Mediterraneo e in Medio Oriente”.

Alla mia domanda “La situazione per l’Italia è così negativa?”, Salman non ha dubbi: “Tranne qualche sussulto, si può dire che l’Italia è sparita dalla scena internazionale. Di fronte allo scioglimento del patto di Varsavia, invece di adottare con maggior convinzione una politica più autonoma, si è schierata con le posizione degli Stati Uniti, perdendo il suo protagonismo. Oggi la politica di Roma è decisa altrove”.

Inevitabile il confronto con altri paesi. La differenza è sotto gli occhi di tutti. Basta vedere, ad esempio, come si comporta la Francia che non permette ai propri alleati di essere emarginata nelle politiche estere dell’UE e nelle decisioni internazionali. L’Italia, invece, conta sempre di meno. Spesso i viaggi dei leader italiani all’estero servono solo ai fini della propaganda interna, anche grazie alla complicità di giornalisti interessati solo alle cronache del palazzo.

Nel colloquio che abbiamo avuto a Beirut, il direttore ed io abbiamo ricordato come il nostro giornale faceva la gara per intervistare, come è capitato a me, i grandi personaggi della politica italiana degli anni ’80 e ’90: restano memorabili le interviste a uomini del calibro di Craxi, Berlinguer, Spadolini e Andreotti. Tutti avevano rapporti con il mondo arabo e ne conoscevano pregi e difetti. Le loro posizioni erano il termometro di quanto stava accadendo in Medio Oriente, soprattutto nei rapporti con gli alleati europei e con gli Stati Uniti. E sempre memorabile fu l’intervista a Maurizio Valenzi, già sindaco di Napoli, uno straordinario uomo di cultura che combatteva con i partigiani tunisini per la loro indipendenza.

Anche la crisi ucraina irrompe nella discussione: “Che senso ha l’allargamento delle  sanzioni anti-russe, quando a perdere sarà l’economia italiana”.  Al direttore ricordo che il Centro Studi di Confindustria prevede un danno all’export nel 2014 di circa 1,4miliardi di euro. “Questo dimostra che le sanzioni sono inutili – risponde Salam – danneggiano soprattutto un paese come l’Italia che è un partner commerciale molto importante per Mosca. Il governo italiano, anche in questo, si limita ad assecondare le politiche degli Stati Uniti. La Russia non cederà di fronte alle interferenze occidentali nelle ex Repubbliche Sovietiche ed è pronta allo scontro. Per questa ragione l’unica soluzione del conflitto in Ucraina è soltanto di natura politica”.

Fonte: www.spondasud.it