(Repubblica.it) Un parente lancia l'appello ai giornalisti radunati vicino casa della ragazza: "Dite qual è la situazione in quel Paese". La Farnesina al lavoro per ritrovare giovani, probabilmente sequestrate da dieci uomini armati.
GAVIRATE (VARESE) - "Se volete stare vicini a Vanessa e Greta, raccontate cosa succede in Siria e perché è in questa situazione". L'appello arriva da un parente stretto di Greta Ramelli, 20 anni di Gavirate, una delle due ragazze rapite in Siria. L'altra è Vanessa Marzullo, 21 anni, di Brembate. Il parente ha confermato di non potere dire nulla sul caso delle volontarie lombarde rapite. Ma ha voluto affrontare comunque i tanti cronisti presenti fuori dalla casa, dopo aver letto i giornali di stamani, dicendosi "stupito che nessuno conosca davvero la Siria e perché è in questa situazione dopo la caduta dell'impero ottomano".
Forse commando dietro sequestro. Prosegue, intanto, il lavoro dell'unità di crisi della Farnesina e dei Servizi di intelligence continuano per ritrovare e riportare in Italia le due giovani. "Il commando che ha rapito Greta Ramelli e Vanessa Marzullo era composto da almeno 10 persone. Erano tutte armate", ha riferito una fonte all'agenzia Agi. Le due volontarie del progetto Horryaty, sempre a quanto si apprende, non sarebbero in mano a una organizzazione militare o terroristica, "ma il pericolo che possano essere cedute non si può escludere". Per questo motivo gli uomini della Farnesina e dell'Intelligence sono tutti mobilitati e presenti nella zona di Aleppo, dove si è verificato il rapimento. "Sono già stati attivati tutti i possibili canali - spiega la fonte - per prendere contatto con i rapitori". Il piano scattato è quello già attuato in precedenti sequestri in zone a rischio, casi che si sono poi conclusi con il rilascio dei rapiti.
Secondo quanto riferisce il sito del quotidiano giordano Assabeel, citando come fonte un attivista locale corrispondente di alcune testate, il gruppo armato responsabile del sequestro in passato ha già rapito diversi attivisti e giornalisti. Il doppio sequestro, secondo la stessa fonte, è avvenuto nella località di El Ismo, a ovest di Aleppo, nella casa del "capo del Consiglio rivoluzionario" locale, dove le due giovani erano ospitate. Con loro, afferma ancora la fonte, vi era anche un giornalista italiano, Daniele Raineri de Il Foglio, che è riuscito a fuggire e ha dato l'allarme. "Le due italiane - precisa Assabeel - sono state viste per l'ultima volta venerdì 1 agosto". Il sito non fornisce il nome del gruppo autore del rapimento, né precisa se si tratti di un'organizzazione criminale o di una formazione di matrice politica. Ma aggiunge che diversi suoi membri sono stati in passato uccisi in azioni militari.
Associazione: "Stop dichiarazioni". "A nome del Progetto Horryaty vorrei dire che non saranno rilasciate dichiarazioni a nessuno". L'annuncio, su Facebook, è di Roberto Andervill, terzo responsabile del progetto Horryaty, di cui le due cooperanti sono fondatrici. "Tutte le informazioni sul Progetto sono su questa pagina - aggiunge -. Tutte le altre informazioni, ammesso che ce ne siano, non saranno divulgate". Il progetto, prosegue Andervill, proseguirà non appena le ragazze torneranno.
Centro italo-arabo a Mogherini: "Blocco ingressi italiani da Turchia". Polemicamente il Centro italo-arabo Assadakah ha inviato una lettera al ministro degli Esteri Federica Mogherini e al vice ministro Lapo Pistelli, nella quale segnala al governo la gravità di una vicenda che ripropone il tema degli ingressi illegali, attraverso il confine con la Turchia, in una delle zone più pericolose della Siria, sotto controllo dei gruppi jihadisti e della fazioni radicali islamiche: "È urgente impedire che l'Italia si veda costretta a pagare riscatti, che poi serviranno a finanziare le attività criminali di questi gruppi armati, per l'irresponsabilità di giornalisti, attivisti o soggetti che nulla hanno a che fare con la cooperazione e le missioni umanitarie". "In questi anni di attività - si legge nel comunicato - il Centro Italo Arabo ha portato a termine 84 missioni nel Paese facendo entrare, attraverso il Libano, un elevato numero di giornalisti italiani e stranieri con un regolare visto del governo siriano. Queste missioni si sono svolte senza alcun problema. I reporter e gli altri ospiti che abbiamo accompagnato hanno potuto effettuare il loro lavoro in condizioni di estrema sicurezza". Assadakah giudica "negativamente coloro che hanno scelto e scelgono di fare ingresso in Siria nelle zone di guerra controllate dall'opposizione armata e da bande criminali. Questa situazione non può proseguire. Il governo italiano ha il dovere di intervenire e dire che in quelle zone, controllate dai cosiddetti ribelli, nessuno può sentirsi sicuro".
Fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2014/08/07/news/volontarie_rapite_in_sir...
Inviato da Anonimo il Gio, 07/08/2014 - 13:27