Middle East. Un testo corale per capire gli ultimi conflitti. E non solo nel Vicino Oriente


n questi anni nel Mediterraneo abbiamo assistito a fenomeni che solo apparentemente sono slegati fra loro. In realtà, queste vicende sono parte di uno stesso contesto che i governi non sono riusciti ad affrontare nella loro globale complessità, perché incapaci di vedere le relazioni tra guerre, crisi economiche e migrazioni”. Lo scrive Raimondo Schiavone nelle conclusioni del libro Middle East – Le politiche del Mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria -  da lui curato e edito dalla casa editrice  Arkadia, un testo da qualche settimana sugli scaffali delle librerie di tutta Italia. Con i recentissimi avvenimenti, il nuovo attacco israeliano contro Gaza e la questione ucraina riemersa dalle nebbie della mancata informazione a causa dell’abbattimento di un jet di linea sui cieli europei, il libro recentemente dato alle stampe risulta essere quanto mai opportuno. Con la prefazione del noto giornalista Alberto Negri corrispondente del Sole 24 ore, propone analisi di Giulietto Chiesa, Raimondo Schiavone, Talal Khrais, Alessandro Aramu. Vi si trovano anche saggi di numerosi studiosi del Vicino Oriente e di personaggi politici internazionali come il responsabile di Hezbollah per le relazioni esterne, o dell’ex direttore del network Al Manar Abdallah Kassir. Il libro, con i suoi variegati apporti, fa emergere ciò che lega le vicissitudini vicinorientali, come la situazione palestinese e la crisi siriana, alle vicende dell’area più ad est della nostra Europa, oggi terreno di conflitto guerreggiato. Si tratta di un testo corale, un saggio con diversi livelli e aree di approfondimento grazie ai numerosi apporti : giornalisti, studiosi, politici hanno dato il loro apporto a questa raccolta che ha nel suo filo conduttore la volontà di costituire una chiave di interpretazione di quanto sta accadendo da  qualche anno a questa parte non solo al di là del Mediterraneo ma anche ai confini di una Europa ora come on mai incapace di avere una politica estera autonoma rispetto a Washington. Apporti che possono apparire distanti per argomento e materia ma in grado, invece, di offrire un quadro ampio di interpretazione di recenti vicende storiche e politiche. Con un respiro che non si può non definire geopolitico il libro inquadra le turbolenze che negli ultimi tempi hanno sconvolto l’area vicinorientale, con al centro il conflitto siriano, ma anche l’Europa al confine con la Russia, quella crisi ucraina così poco raccontata dai media occidentali che è in realtà parte di una destabilizzazione che ha per obiettivo quello di contrastare l’emergere di una nuova realtà multipolare nella quale non sono più gli stati Uniti d’America, in beata solitudine, a decidere le sorti di alleati e nemici. Un testo che ha il pregio di collegare le ragioni più antiche e vere dei conflitti che dal Vicino Oriente all’Europa dell’est non fanno tacere le armi con la distorsione operata dai media mainstream nella descrizione di quanto accade in quei luoghi e le conseguenze più tangibili della destabilizzazione, come i flussi migratori verso il Vecchio Continente. Su questo argomento, tra gli apporti dati al libro, alcuni interventi “politici” italiani risultano i  più deboli, esulando dal richiamo fondamentale che dal filo conduttore che lega i diversi lavori presenti nel testo, e cioè che è il modello della “democrazia occidentale da esportazione” all’origine dei conflitti che nei tempi recenti hanno accentuato  l’emergenza dei flussi migratori. Una questione che, affrontata da chi siede nelle aule parlamentari, restituisce purtroppo solo il quadro di contrapposizioni tutte partitiche e di schieramento. Che alla radice dei flussi vi sono guerre e destabilizzazioni causate dal modello di sviluppo occidentale, sostenuto anche a suon di bombe dalle potenze democratiche, emerge chiaramente dai diversi interventi ospitati, lo spazio concesso al “troppo politichese” risulta comunque essere una pecca minima in un testo che in realtà presenta un filo conduttore molto chiaro. Un libro che rappresenta senza remora alcuna un quadro geopolitico internazionale nel quale la potenza nordamericana sferra i propri colpi di coda di fronte all’emergere di vecchi e nuovi antagonisti, di una visione multipolare che intende riequilibrare lo strapotere politico-economico nordamericano, il vero male alla radice di conflitti geograficamente molto lontani da Washington ma ad essa indispensabili per la perpetuazione del modello unipolare imposto al modo dalla caduta del muro di Berlino ad oggi. - See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23555#sthash.Nh6mcPNi.dpuf
n questi anni nel Mediterraneo abbiamo assistito a fenomeni che solo apparentemente sono slegati fra loro. In realtà, queste vicende sono parte di uno stesso contesto che i governi non sono riusciti ad affrontare nella loro globale complessità, perché incapaci di vedere le relazioni tra guerre, crisi economiche e migrazioni”. Lo scrive Raimondo Schiavone nelle conclusioni del libro Middle East – Le politiche del Mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria -  da lui curato e edito dalla casa editrice  Arkadia, un testo da qualche settimana sugli scaffali delle librerie di tutta Italia. Con i recentissimi avvenimenti, il nuovo attacco israeliano contro Gaza e la questione ucraina riemersa dalle nebbie della mancata informazione a causa dell’abbattimento di un jet di linea sui cieli europei, il libro recentemente dato alle stampe risulta essere quanto mai opportuno. Con la prefazione del noto giornalista Alberto Negri corrispondente del Sole 24 ore, propone analisi di Giulietto Chiesa, Raimondo Schiavone, Talal Khrais, Alessandro Aramu. Vi si trovano anche saggi di numerosi studiosi del Vicino Oriente e di personaggi politici internazionali come il responsabile di Hezbollah per le relazioni esterne, o dell’ex direttore del network Al Manar Abdallah Kassir. Il libro, con i suoi variegati apporti, fa emergere ciò che lega le vicissitudini vicinorientali, come la situazione palestinese e la crisi siriana, alle vicende dell’area più ad est della nostra Europa, oggi terreno di conflitto guerreggiato. Si tratta di un testo corale, un saggio con diversi livelli e aree di approfondimento grazie ai numerosi apporti : giornalisti, studiosi, politici hanno dato il loro apporto a questa raccolta che ha nel suo filo conduttore la volontà di costituire una chiave di interpretazione di quanto sta accadendo da  qualche anno a questa parte non solo al di là del Mediterraneo ma anche ai confini di una Europa ora come on mai incapace di avere una politica estera autonoma rispetto a Washington. Apporti che possono apparire distanti per argomento e materia ma in grado, invece, di offrire un quadro ampio di interpretazione di recenti vicende storiche e politiche. Con un respiro che non si può non definire geopolitico il libro inquadra le turbolenze che negli ultimi tempi hanno sconvolto l’area vicinorientale, con al centro il conflitto siriano, ma anche l’Europa al confine con la Russia, quella crisi ucraina così poco raccontata dai media occidentali che è in realtà parte di una destabilizzazione che ha per obiettivo quello di contrastare l’emergere di una nuova realtà multipolare nella quale non sono più gli stati Uniti d’America, in beata solitudine, a decidere le sorti di alleati e nemici. Un testo che ha il pregio di collegare le ragioni più antiche e vere dei conflitti che dal Vicino Oriente all’Europa dell’est non fanno tacere le armi con la distorsione operata dai media mainstream nella descrizione di quanto accade in quei luoghi e le conseguenze più tangibili della destabilizzazione, come i flussi migratori verso il Vecchio Continente. Su questo argomento, tra gli apporti dati al libro, alcuni interventi “politici” italiani risultano i  più deboli, esulando dal richiamo fondamentale che dal filo conduttore che lega i diversi lavori presenti nel testo, e cioè che è il modello della “democrazia occidentale da esportazione” all’origine dei conflitti che nei tempi recenti hanno accentuato  l’emergenza dei flussi migratori. Una questione che, affrontata da chi siede nelle aule parlamentari, restituisce purtroppo solo il quadro di contrapposizioni tutte partitiche e di schieramento. Che alla radice dei flussi vi sono guerre e destabilizzazioni causate dal modello di sviluppo occidentale, sostenuto anche a suon di bombe dalle potenze democratiche, emerge chiaramente dai diversi interventi ospitati, lo spazio concesso al “troppo politichese” risulta comunque essere una pecca minima in un testo che in realtà presenta un filo conduttore molto chiaro. Un libro che rappresenta senza remora alcuna un quadro geopolitico internazionale nel quale la potenza nordamericana sferra i propri colpi di coda di fronte all’emergere di vecchi e nuovi antagonisti, di una visione multipolare che intende riequilibrare lo strapotere politico-economico nordamericano, il vero male alla radice di conflitti geograficamente molto lontani da Washington ma ad essa indispensabili per la perpetuazione del modello unipolare imposto al modo dalla caduta del muro di Berlino ad oggi. - See more at: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23555#sthash.Nh6mcPNi.dpuf

copertina libro

(Rinascita.eu) In questi anni nel Mediterraneo abbiamo assistito a fenomeni che solo apparentemente sono slegati fra loro. In realtà, queste vicende sono parte di uno stesso contesto che i governi non sono riusciti ad affrontare nella loro globale complessità, perché incapaci di vedere le relazioni tra guerre, crisi economiche e migrazioni”. Lo scrive Raimondo Schiavone nelle conclusioni del libro Middle East – Le politiche del Mediterraneo sullo sfondo della guerra in Siria -  da lui curato e edito dalla casa editrice Arkadia, un testo da qualche settimana sugli scaffali delle librerie di tutta Italia. Con i recentissimi avvenimenti, il nuovo attacco israeliano contro Gaza e la questione ucraina riemersa dalle nebbie della mancata informazione a causa dell’abbattimento di un jet di linea sui cieli europei, il libro recentemente dato alle stampe risulta essere quanto mai opportuno. Con la prefazione del noto giornalista Alberto Negri corrispondente del Sole 24 ore, propone analisi di Giulietto Chiesa, Raimondo Schiavone, Talal Khrais, Alessandro Aramu. Vi si trovano anche saggi di numerosi studiosi del Vicino Oriente e di personaggi politici internazionali come il responsabile di Hezbollah per le relazioni esterne, o dell’ex direttore del network Al Manar Abdallah Kassir. Il libro, con i suoi variegati apporti, fa emergere ciò che lega le vicissitudini vicinorientali, come la situazione palestinese e la crisi siriana, alle vicende dell’area più ad est della nostra Europa, oggi terreno di conflitto guerreggiato. Si tratta di un testo corale, un saggio con diversi livelli e aree di approfondimento grazie ai numerosi apporti: giornalisti, studiosi, politici hanno dato il loro apporto a questa raccolta che ha nel suo filo conduttore la volontà di costituire una chiave di interpretazione di quanto sta accadendo da qualche anno a questa parte non solo al di là del Mediterraneo ma anche ai confini di una Europa ora come on mai incapace di avere una politica estera autonoma rispetto a Washington. Apporti che possono apparire distanti per argomento e materia ma in grado, invece, di offrire un quadro ampio di interpretazione di recenti vicende storiche e politiche. Con un respiro che non si può non definire geopolitico il libro inquadra le turbolenze che negli ultimi tempi hanno sconvolto l’area vicinorientale, con al centro il conflitto siriano, ma anche l’Europa al confine con la Russia, quella crisi ucraina così poco raccontata dai media occidentali che è in realtà parte di una destabilizzazione che ha per obiettivo quello di contrastare l’emergere di una nuova realtà multipolare nella quale non sono più gli stati Uniti d’America, in beata solitudine, a decidere le sorti di alleati e nemici. Un testo che ha il pregio di collegare le ragioni più antiche e vere dei conflitti che dal Vicino Oriente all’Europa dell’est non fanno tacere le armi con la distorsione operata dai media mainstream nella descrizione di quanto accade in quei luoghi e le conseguenze più tangibili della destabilizzazione, come i flussi migratori verso il Vecchio Continente. Su questo argomento, tra gli apporti dati al libro, alcuni interventi “politici” italiani risultano i  più deboli, esulando dal richiamo fondamentale che dal filo conduttore che lega i diversi lavori presenti nel testo, e cioè che è il modello della “democrazia occidentale da esportazione” all’origine dei conflitti che nei tempi recenti hanno accentuato  l’emergenza dei flussi migratori. Una questione che, affrontata da chi siede nelle aule parlamentari, restituisce purtroppo solo il quadro di contrapposizioni tutte partitiche e di schieramento. Che alla radice dei flussi vi sono guerre e destabilizzazioni causate dal modello di sviluppo occidentale, sostenuto anche a suon di bombe dalle potenze democratiche, emerge chiaramente dai diversi interventi ospitati, lo spazio concesso al “troppo politichese” risulta comunque essere una pecca minima in un testo che in realtà presenta un filo conduttore molto chiaro. Un libro che rappresenta senza remora alcuna un quadro geopolitico internazionale nel quale la potenza nordamericana sferra i propri colpi di coda di fronte all’emergere di vecchi e nuovi antagonisti, di una visione multipolare che intende riequilibrare lo strapotere politico-economico nordamericano, il vero male alla radice di conflitti geograficamente molto lontani da Washington ma ad essa indispensabili per la perpetuazione del modello unipolare imposto al modo dalla caduta del muro di Berlino ad oggi. –

Fonte: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=23555#sthash.Nh6mcPNi.dpuf