(Talal Khrais) - Fino a oggi, malgrado le notizie diffuse su tutti i media e i giornali sulla stretta collaborazione tra la Turchia, membro della NATO, e le organizzazione terroristiche, che operano uccidono in Siria senza pietà, nessuna cancelleria occidentale ha protestato o ha convocato l’Ambasciatore di Ankara sul territorio. Nessuno ha chiesto chiarimenti sulle operazioni congiunte turche e qaedisti contro il popolo siriano e, recentemente, contro il popolo armeno. Nessun paese occidentale ha fatto pressione per il rilascio dei due vescovi rapiti da gruppi armati legati alla Turchia del premier Erdoğan.
Con il passar del tempo, cresce il nostro dubbio sul coinvolgimento di alcuni Paesi - come la Francia, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna - in questi operazioni terroristiche, che possono far saltare una straordinaria convivenza nella terra originaria del cristianesimo. Le domande a questo punto sono tante: perché siamo andati in Afghanistan e in Iraq? Perché abbiamo lasciato morire i nostri giovani a Kabul e a Baghdad in nome della lotta contro il terrorismo? Perché questo silenzio?
I terroristi, sostenuti direttamente dall’esercito turco, hanno compiuto l’ennesima aggressione contro la comunità armena, più volte colpita dalle stesse mani nella città millenaria di Kassab. L’offensiva di Jabhat al Nusra e dei nuovi ottomana turchi del 21 marzo nella provincia nordoccidentale di Latakia, ha provocato la fuga di 600 famiglie armene verso Latakia. Kessab assume un'importanza notevole nel contesto del conflitto in atto. Non tanto per la sua posizione strategica, essendo vicina al confine con la Turchia, quanto per il contesto storico.
Il genocidio del 1915 è un passato che si riaffaccia sul presente. Sul piano storico, gli armeni di Kessab, insieme a quelli di Jebel Musa, appena al di là del confine, rappresentano ciò che rimane del vecchio Regno di Cilicia, dopo il massacro opera dei Giovani Turchi che sterminò 1,5 milioni di persone. L'attacco jihadista a Kessab ha avuto dunque l'effetto di riportare alla luce una storia dimenticata del genocidio nei confronti degli armeni.
Il Consiglio Nazionale delle Chiese americano (NCC) si è rivolto direttamente ad Obama, esprimendo preoccupazione per la sorte delle comunità cristiane, con particolare riferimento allo spopolamento di Kessab da parte degli armeni, tra i gruppi etnici attualmente più vulnerabili.
È stata molto apprezzata dalla stampa araba e occidentale la decisione del Segretario Generale Raimondo Schiavone, del Centro Italo Arabo, di considerare il 2015 l’anno della memoria e della coscienza. Il Centro Italo Arabo sta promuovendo su tutto il territorio italiano numerose iniziative a favore dell’Armenia. Iniziative che servono a tenere acceso il fuoco della memoria su questo terribile eccidio. Lavoriamo per non dimenticare un milione e mezzo di armeni trucidati solo perché hanno voluto difendere la loro terra e la loro cultura millenaria dalla prepotenza ottomana.
Inviato da Anonimo il Ven, 11/04/2014 - 14:32