La grande Russia, l’Ucraina e le primavere arabe. L’amara verità


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(Di Talal Khrais – Beirut) - Due anni fa ho avuto il grande piacere di incontrare,  nel corso di una cena in una capitale asiatica, l’ex Capo della KGB Sovietica per l’Asia Centrale. Un personaggio indimenticabile che oggi compie 83 anni, un  cervellone, una memoria lucida, un ex combattente con centinaia di medaglie. Molti esperti della guerra fredda sicuramente sanno di chi si tratta. È un personaggio per certi aspetti epico.

Siamo rimasti più di due ore a parlare, mi ha descritto il Presidente Vladimir Putin e ciò che rappresenta per la Federazione Russa e per il resto del mondo: “Il Presidente sarà l’incubo di un Occidente arrogante. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, abbiamo cercato in tutti modi di avere rapporti di cooperazione e di sicurezza con l’intero Occidente, il loro atteggiamento è stato sempre ostile e arrogante, ci hanno considerato sempre un nemico. Cosa dovevamo fare, noi Russia ex Unione Sovietica, dovevamo metterci in ginocchio trasformare il nostro in un bordello? Oggi siamo il Paese più ricco e il più potente, abbiamo le tasche piene, mentre l’Occidente sta entrando in una crisi economica molto profonda, continua il suo atteggiamento irresponsabile, guerre da una parte e  guerre dall’altra. Noi, abbiamo una leadership forte. Per la prima volta un Presidente è sostenuto dai ricchi e dai poveri, dai comunisti e dai capitalisti. Lo sa perché? Perché la Russia non vuole essere umiliata.”

E’ il riassunto di un discorso molto lungo che fa capire tante cose di ciò che sta accadendo oggi nel mondo, come ad esempio il rifiuto della Russia a cedere sulla Siria.

Il paradosso più grande è che in Occidente non si rendono conto di questa amara realtà. Basta guardare a quello che sta accadendo in Ucraina e in Crimea in questi giorni: se la Russia non ha permesso nemmeno una violazione dello spazio aereo siriano, come farà ad accettare l’ingresso degli stranieri in casa propria? La Russia ha espresso preoccupazione sia per l’uso speculativo del gas fatto dagli ucraini (che poi lo rivendono ai paesi dell’Unione Europea), sia per i tentativi dei nazionalisti, ex alleati de nazisti, appoggiati da ambienti oscurantisti, di rimettere in discussione il trattato sulle basi.

Il primo passo preventivo dalla Federazione Russa è stato il massiccio dispiegamento delle proprie truppe nel  Mar Nero, e in particolare nel  porto di Sebastopoli, con un ultimatum alle forze ucraine presenti in Crimea. Il secondo passo è stato l’autoproclamato annuncio a Simferopoli, la capitale della Crimea, di un referendum per l’indipendenza dall’Ucraina che si terrà il prossimo 30 marzo. E la macchia cresce, ad Odessa e a Donetsk, altra area russofona dell’Ucraina, dove i manifestanti a favore della Russia vanno nella direzione di un referendum sullo status della regione.

Pochi giornalisti in Italia conoscono la storia di questa regione del mondo. Bisogna capire le ragioni per cui la Russia  rivendica una parte dell’Ucraina. Basta ricordare, ad esempio,  che la città di Odessa venne fondata ufficialmente nel 1794 dalla Russia e divenne il suo principale porto sul Mar Nero. Lo stesso dicasi per Sebastopoli,  che venne rifondata dai russi nel 1783. Nel 1921  nacque la Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Crimea, poi assorbita, nel 1945, dalla Repubblica Socialista Sovietica Russa, dopo l’annientamento etnico operato dai nazisti tedeschi, ucraini e rumeni e, infine, trasferita dal leader sovietico Nikita Chruščëv alla RSS Ucraina come gesto propagandistico. Sebastopoli è la sede della  Flotta Russa del Mar Nero dalla seconda guerra mondiale ad oggi.

Più passano i giorni e più ci rendiamo conto di quanto la rivolta sia stata un pretesto per un stravolgimento geopolitico nella regione, con lo scopo di ricattare la nuova Russia.

Molti giornalisti presenti sul posto confermano l’inquietante notizia che in Ucraina si sia verificato qualcosa che è molto diverso da una rivolta. Nel corso di una conversazione telefonica tra il capo della politica estera dell'Unione europea, Catherine Ashton, e il ministro degli esteri estone si è parlato chiaramente “di cecchini che a Kiev hanno sparato sulla popolazione e sulla polizia”, cecchini che sarebbero stati ingaggiati dai leader della rivolta ucraina. Questa è la realtà che sta emergendo con forza. Non sono più fatti isolati. L’Occidente purtroppo è complice di questa situazione che non ha nulla a che fare con la democrazia e la libertà.

In Ucraina, dunque, sta accadendo quello che si è già verificato con la menzogna mediatica delle «Primavera araba» in nord Africa. Nel nome della (finta) democrazia, l'Occidente ha scatenato in questi anni le guerre militari in Afghanistan, Iraq, Yemen, Libia e Siria distruggendoli come stati nazionali. Nel nome della (finta) democrazia l'Occidente ha scatenato guerre intestine in Tunisia, Bahrain, Territori palestinesi ed Egitto, destabilizzando i Governi nazionali e mettendo a repentaglio l'ordine pubblico con un pesante bilancio di vittime e danni,  a beneficio degli estremisti islamici.

Oggi, ancora una volta, l’Occidente prova a fare la stessa cosa con l’Ucraina. Ma non ha fatto i conti con la Russia e con Putin.