Dalla Siria all’Ucraina le avventure dell’Occidente (di Talal Khrais)


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Ucraina e Siria sono due Paesi che ho avuto l’opportunità di seguire da vicino come giornalista, così come la politica estera della Federazione Russa e, ancor prima, quella dell’Unione Sovietica.

L’Occidente ha sottovalutato Mosca e il suo Presidente, Vladimir Putin, non capendo quanto la Crimea, se non l’intera Ucraina, fosse importante e vitale per la Russia. A questo punto è immaginabile che l’intero Paese possa rientrare nell’orbita russa. La Russia ha infatti concesso molti aiuti a Kiev per tutelare la sua sicurezza.

L’Occidente, arrogante e talvolta maligno, accecato da questi due fattori, ha pensato ancora una volta di essere il padrone del mondo, causando, insieme agli Stati Uniti, un caos totale in varie regioni del pianeta.

Basta pensare al sostegno illimitato alle forze oscurantiste nei Paesi della cosiddetta “primavera araba”, una primavera affidata all’integralismo islamico. In quei paesi l’Occidente ha provocato un vero inferno. Il risultato è una guerra generalizzata in Siria, Tunisia, Libia Iraq e Yemen.

Il Presidente Vlademir Putin, che gode di un forte sostegno nazionale ed internazionale, ha detto basta a questa arroganza. Con l’appoggio della Cina e di molti Paesi contrari alla “politica del caos occidentale”, la Russia ha fermato questi finti portatori di democrazia. Putin, sia in Siria che in Ucraina, grazie alla sua fermezza, ha messo con le spalle al muro Stati Uniti ed Europa.

La Russia, questo è oramai chiaro a tutti, sa difendere bene i suoi interessi e ha delle  buone carte che  riesce giocare con grande abilità sia sul fronte diplomatico che su quello prettamente militare. Oggi Putin è considerato il migliore giocatore di scacchi nella politica estera. In Siria, ad esempio, fino adesso è lui il vero vincitore e nessuno è in grado di mettere in dubbio questa sua capacità di saper leggere con anticipo gli eventi e le mosse degli avversari.

La Crimea è una riproposizione di questa strategia diplomatica di Putin a livello internazionale.  In pochi si ricordano che fino al 1954 la penisola faceva parte dell’Unione Sovietica. La maggior parte della popolazione, russofona, si sente da sempre più vicina a Mosca che a Kiev. E non è un caso che il Parlamento della Crimea, all’unanimità, abbia votato l’ingresso nella federazione russa e non la permanenza in un’Ucraina manipolata dagli Stati Uniti. E che piaccia o meno, è l’intera Ucraina ad essere più vicina alla Russia che all’Occidente. Le manifestazioni di piazza, quindi, non devono ingannare.

La Russia, a mio avviso, ha tutto il diritto di dire che ha un “obbligo morale” di dare una risposta alle richieste d’intervento delle popolazioni russe minacciate dai terroristi, nazisti e banditi, sostenuti dall’Occidente, compresi i migliaia di democratici che chiedono un Paese più democratico. Per raggiungere questo obbiettivo, Mosca ha fatto una mossa che l’Occidente non si aspettava: porre sotto controllo Odessa, con il suo porto, per isolare l’Ucraina e porre il paese totalmente alle dipendenze dalla Russia per quanto riguarda lo sbocco al mare.

L’Occidente, come sempre ha fatto in altre aree del mondo,  prima incoraggia gli estremisti a scendere in piazza e a occupare le Istituzioni, dopo dimostra di essere diviso e impotente.

In Siria, dopo le minacce degli Stati Uniti nel settembre del 2013, nessuno ha avuto il coraggio di sfidare la Russia, a partire proprio da quell’Occidente che voleva fare del Medio Oriente un nuovo teatro di guerra. Come allora, neanche in questa occasione ci sarà qualcuno che avrà il coraggio, penso soprattutto ai vicini di casa dell’Europa, di esprimere la volontà di combattere per l’Ucraina. Di fatto la Russia è riuscita incassare il riassorbimento della Crimea nella sua Federazione. Bisogna vedere se ci riuscirà con il resto del paese.

In Russia, ancora prima dell’intervento in Crimea, la stampa ha parlato di “delinquenza occidentale”. Tra le tante domande che i media di Mosca si sono posti, ce n’è una che ricorre frequentemente: come può l’Europa appoggiare in modo incondizionato chi confeziona bombe molotov per incendiare il paese o le milizie pronte a combattere strada per strada esponendo l’Ucraina ad una guerra civile?

Come dimenticare, dopo tutto,  l’occupazione del parlamento e il sequestro di centinaia di poliziotti ucraini? Episodi di violenza e di terrorismo accompagnati da dichiarazioni di incoraggiamento delle cancellerie occidentali. Un sostegno offerto a forze composte da nuclei diversi e, spesso, non riconoscibili.

Non è difficile, per chi segue l’Ucraina da tempo, evidenziare come le proteste siano partite da elementi del vecchio nazionalismo ucraino, una volta alleato con i nazisti contro il proprio Paese. È successo con l’occupazione nazista durante la Seconda guerra mondiale e anche durante il primo grande conflitto agli inizi del secolo scorso. Esistono ragioni storiche ed economiche che portano la Russia e difendere suoi interessi e la sua popolazione anche al di fuori dei suoi confini. È quello che sta accadendo in Crimea, dove  essere ucraino per tanto tempo ha voluto dire “essere diversamente russo” e, dunque, poco distinguibile dai russi. Ma questo i media occidentali, ovviamente, non lo dicono.

 

Talal Khrais

giornalista libanese e responsabile esteri di Assadakah