Siria. Dopo il fallimento di Ginevra 2 rimane prioritaria la lotta al terrorismo


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A più di due settimane dalla conclusione della Conferenza di Ginevra, organizzata con l’obiettivo di trovare una risoluzione negoziata del conflitto in Siria, la situazione appare ancora in fase di stallo e non manca lo scontento tra le parti coinvolte, in primo luogo dei rappresentanti del governo siriano.

Il ministro degli esteri siriano, Walid Wuallem, ha rilasciato, lunedì scorso, una dichiarazione ufficiale con la quale critica le posizioni  prese dal segretario generale delle Nazioni Unite durante la conferenza. Secondo l’esponente del governo, Ban-Kimoon avrebbe dovuto sottolineare con maggiore fermezza la necessità di affrontare il problema siriano alla radice: la violenza, la degenerazione del conflitto e le crescenti azioni terroristiche nell’area.

“Sarebbe opportuno - si legge nel comunicato stampa ripreso dall’agenzia siriana Sana - trovare gli strumenti per implementare la risoluzione del consiglio di sicurezza dell’ONU in tema di lotta al terrorismo”.

“Il governo sta combattendo una battaglia in difesa dei suoi cittadini e per garantire l’integrità del proprio territorio nazionale e questa battaglia dovrebbe essere appoggiata dalla comunità internazionale impedendo alle forze straniere di appoggiare finanziariamente e politicamente i ribelli vicini ad Al Qaeda”, ha proseguito il ministro nella sua nota.

Sul fronte militare, prosegue l’azione dell’esercito arabo siriano. Le truppe  di Assad continuano ad avanzare verso le roccaforti dei ribelli: sul Qalam occidentale, a nord di Damasco, ad Al Sahl, Ras El-ein e al Aqaba, che sono state nei giorni scorsi teatro di duri scontri. La tv di stato ha riferito “la presa di un villaggio nei pressi di Yabrud e l’individuazione di numerosi covi di terroristi”, che sono stati distrutti.

Nel frattempo, l’opposizione continua la sua azione di pressione a livello internazionale: il primo ministro del governo di transizione, Ahmed Tomah, in visita a Berlino in questi giorni, si dice fiducioso circa una risoluzione pacifica del conflitto ed auspica una maggiore pressione da parte della comunità internazionale sul governo di Assad.