Muore un assassino, il pensiero va alle famiglie delle sue vittime


 Sharon_Bush_20040414_3Celebrato dai main streaming e dai “potenti della terra” come colui che avrebbe potuto garantire la pace tra israeliani  e palestinesi, Ariel Sharon spentosi ieri dopo otto anni di coma, è invece ricordato dai palestinesi come un “Assassino con le mani sporche di sangue”. A lui si dovrebbe la morte di Arafat suo principale antagonista, deceduto misteriosamente in un ospedale di Parigi, ed era lui il ministro della Difesa, quando le milizie cristiane, nel territorio controllato da Israele, macellarono i palestinesi nel campo di Shabra e Shatila. Una vita segnata dalla gloria militare e dal pugno di ferro, per lui le più alte cariche nell’esercito sionista e poi quelle nelle  istituzioni israeliane. Dopo la debacle della guerra in Libano, la redenzione, la creazione del nuovo partito”Kadima”, la sua provocatoria passeggiata sulla Spianata delle Moschee, luogo sacro ai musulmani ma anche agli ebrei, che scatenò, a detta di molti, la Seconda Intifada, ma lo riportò alla ribalta.

L’ictus e la lunga malattia gli impedirono di portate a termine quello che ha detta dei suoi sostenitori, doveva essere l’inizio del processo di pace.

Un pentimento tardivo che doveva compensare maldestramente, la guerra dei sei giorni, il conflitto di Kippur e quella presenza costante sulla striscia di Gaza alla quale dovette l’appellativo di Bulldozer.

Il pensiero della sua morte, avvenuta nel letto di un ospedale, e i suoi funerali che raccolgono folle acclamanti e leader mondiali, stridono pesantemente con le immagini, ancora così nitide, dei corpi dilaniati della vittime di Shabra e Chatila e stridono ancor più con il ricordo di tutti i palestinesi uccisi dall’esercito israeliano del quale egli era un così fiero rappresentante.

Ed è proprio alle famiglie dei palestinesi uccisi che va il pensiero e il ricordo.