Ritornando da Khartoum dopo aver passato una settimana intensa, scoprendo una realtà ignorata dall’opinione pubblica occidentale, non faccio altre che chiedermi perché un Paese così importante sia sconosciuto.
L’attenzione al Sudan è un’assoluta necessità, non solo perché esistono legami storci con l’Italia, ma perché questo Paese ha bisogno della pace, un fattore indispensabile per la stabilità e lo sviluppo nel Corno d’Africa.
Il Presidente del Sud Sudan Omar Hassan El Bashir ha ammonito pochi giorni fa sul rischio di un nuovo conflitto con il Sudan del Sud, qualora non venisse raggiunto un accordo complessivo tra Juba e Khartoum, riguardante non solo le risorse petrolifere,ma anche questioni territoriali, come quella della regione di Abyei.
"Non sarebbe giusto per il mio popolo ratificare un accordo che rischierebbe di aprire la strada a nuovi conflitti, perché non risolutivo di questioni basilari - ha detto Salva Kiir ai giornalisti –l’accordo che potremmo pensare di sottoscrivere non deve concentrarsi solo sulla questione petrolifera, ma essere esaustivo riguardo tutte le questioni in sospeso".
Kiir ha quindi riferito di aver respinto la scorsa settimana una proposta di accordo perché non affrontava la questione della regione di Abyei, un'area grande quanto il Molise rivendicata da Juba (maggioranza musulmana) dove vive la più grande tribù araba, Al massiriyah.
"L'accordo proposto avrebbe assicurato un nuovo e forse immediato conflitto per la terra, la gente e il petrolio", ha detto Kiir.
Domenica scorsa, il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha dichiarato che le tensioni e le dispute sul petrolio tra i due Paesi minacciano la pace e la sicurezza regionale.
L'accordo respinto prevedeva il pagamento a Khartoum di 5,4 miliardi di dollari(4,1 miliardi di euro), da saldare con 35.000 barili di greggio al giorno.
"E' difficile per me accettare un accordo che rende la nostra gente vulnerabile, dipendente e in dovere di pagare milioni che non ha - ha aggiunto il Presidente sud-sudanese - respingiamo l'idea che la pace passi per la dipendenza reciproca dalle nostre due nazioni. Non è così. La dipendenza ci ha portato solo continui scontri e sofferenze.
Oggi il Sud Sudan è obbligato esportare il petrolio
dal terminal del Mar Rosso,passando in territorio sudanese e non intende pagare il costo delle strutture che assume il nord.
L'uso delle infrastrutture di Khartoum ha scatenato tensioni tra i due Stati sul prezzo dovuto da Juba a Khartoum,tali da spingere le autorità sud-sudanesi a denunciare ciò che è normale per il passaggio del greggio.
"Il clima attuale è più vicino alla guerra che non alla pace": lo ha dichiarato il presidente sudanese Omar Hassan El -Bashir,commentando le relazioni fra Khartoum e
il Sud Sudan, divenuto indipendente nel luglio scorso.
Le dichiarazioni del presidente del Nord Sudan arrivano all'indomani di un avvertimento lanciato dall'omologo sud-sudanese Slva Kiir, che ha chiesto l'apertura di negoziati con Khartoum sulla condivisione delle risorse petrolifere ma anche sulle dispute territoriali che ancora dividono i due Paesi, per evitare lo scoppio di un nuovo conflitto.
Dopo la secessione le relazioni fra Khartoum e Juba sono
rimaste abbastanza tesi, sia per quel che riguarda il petrolio che per il futuro della provincia di Abiyei.
L'ultima tornata di negoziati sul petrolio si sono arenati ad Addis Abeba. Il Sud Sudan è indipendente da Khartoum dallo scorso luglio,dopo che nel gennaio del 2011 un referendum sull'autodeterminazione, accettato dal nord nel trattato di pace che pose fine nel 2005 a oltre un decennio di guerra civile, fu approvato con percentuali che si avvicinavano al 100%.
Nel Nord un vero dibattito si sta svolgendo per rinnovare il Paese arabo ed Africano. Nel Sud governano ancore le milizie c’è poco spazio per la discussione. Un'organizzazione femminile del Sud Sudan ha lanciato un
appello al governo affinché "prenda misure atte a favorire il rispetto dei diritti delle donne".
In un messaggio, la South Sudan Civil Society Alliance ha esortato il presidente Salva Kiir, ad assicurare che alla rappresentanza femminile all'interno della Commissione per la riforma della Costituzione siano garantiti almeno quattro posti.Nel gennaio scorso, Kiir ha nominato l'ex governatore della regione dell'Alto Nilo, Akolda Ma'an Tier, presidente della Commissione per la riforma della Costituzione e suo vice il giurista, William Othwon Awer.Dello stesso organismo fanno parte anche il ministro della Giustizia,John Luk, e il consigliere presidenziale, Tellar Deng.
Talal Khrais
Inviato da Anonimo il Mar, 07/02/2012 - 08:50