Siria, Pd: No all'uso delle armi, l'unica opzione è la diplomazia


siriaflagdi Giacomo Filibeck, pubblicato il 27 agosto 2013 , 125 letture

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“Il conflitto siriano può essere superato solo tramite una convinta azione diplomatica sviluppata nel più ampio contesto internazionale. L’uso delle armi, non solo non da alcuna garanzia di soluzione, ma rischia concretamente di aprire scenari imprevedibili dall’esito potenzialmente catastrofico per l’area mediterranea e mediorientale".

Così Giacomo Filibeck, presidente forum Esteri del Pd, al ritorno da una visita in Libano al contingente internazionale, guidato dal generale Serra, impegnato nel delicatissimo compito della missione Unifil II.

"Condividiamo la posizione espressa oggi dal ministro Bonino, le cui preoccupazioni ci trovano pienamente d’accordo. E proprio in virtù di quanto dichiarato dal nostro ministro degli Esteri riteniamo che la soluzione appartenga alla diplomazia e che l’opzione militare sia da escludere, soprattutto se immaginata nell’ambito di un più ampio contesto internazionale”.

“La ricerca dell’unità della comunità internazionale deve essere orientata a costruire le condizioni per un cessate il fuoco stabile e duraturo poiché non possiamo dimenticare anche la gravissima emergenza umanitaria che sta colpendo i civili all’interno del paese e i rifugiati nei paesi confinanti”.

Anche il vicepresidente dei senatori democratici, Giorgio Tonini, nel corso del dibattito sulle dichiarazioni della titolare della Farnesina alle commissioni Esteri di Camera e Senato, si è detto d’accordo con la posizione del ministro degli Esteri.

“Il Pd – ha detto Tonini - condivide appieno la posizione del governo italiano sulla crisi siriana In particolare condividiamo il fermo convincimento che non esista una soluzione militare alla gravissima crisi, che pure ha conosciuto una nuova, terribile escalation con l'uso delle armi chimiche che nei giorni scorsi ha mietuto centinaia di vittime, comprese donne e bambini”.

“Anche gli Usa - ha proseguito l'esponente democratico - sanno che il problema non è solo quello di cacciarsi dentro un'altra avventura militare. Sarebbe un'azione di forza fuori dalla copertura giuridica che sappiamo essere sempre più importante e decisiva per il presidente Obama, una delle caratteristiche fondamentali che ha voluto imprimere alla sua amministrazione in questi anni”.

“Infine, e non è certo l'elemento meno importante, si interverrebbe senza avere chiarezza sull'esito di questa avventura militare. La Siria non è il Kosovo. Ci troviamo dinanzi a una situazione molto diversa, in cui individuare un interlocutore alternativo ad Assad è impresa pressoché disperata”.

“Il ruolo dell'Europa e dell'Occidente, che non possono più essere determinanti nella definizione dell'assetto di un mondo grande, forte e ricco come quello arabo-islamico - ha concluso Tonini - possono tuttavia ancora svolgere un ruolo importante di mediazione e di sintesi, perché possa emergere una ragione comune”.