Esclusiva. Siria. Talal Khrais, ho difeso l'Italia di fronte ad un ministro siriano. Difficile riparare quello che ha fatto Terzi


mideast-syria.jpeg20-1280x960Sono ritornato dalla Siria sicuro che sarò di nuovo lì il più presto possibile. Non solo perché il giornalismo sul posto è più che necessario per informare, ma anche perché la Siria, la culla della civiltà umana, terra dove convivono tutte le comunità religiose, subisce un'ingiustizia da forze oscurantiste. È per questa ragione che deve essere difesa. E' per questa ragione che bisogna stare sul posto per raccontare quello che si vede, vicino ai fatti, proprio mentre accadono. In 26 mesi, cioè dall'inizio della guerra dichiarata contro questo paese, è l’undicesima volta che mi reco in Siria. È un grande paradosso assistere alla vergogna occidentale, compresa quella di cui si è resa protagonista l'Italia (anche se bisogna ammettere che la posizione del nuovo ministro Bonino è molto diversa rispetto a quella di Terzi). Il paradosso, uno dei tanti, sta nel fatto che Stati Uniti ed Europa inviano i giovani militari a morire in Afghanistan per combattere il terrorismo ma nello stesso tempo lo sostengono apertamente in un altro luogo, minacciando l'integrità di uno Stato laico come la Repubblica Araba Siriana. Davanti a un ministro siriano ho difeso il ruolo dell'Italia, sottolineando come la sua posizione sia cambiata in questi mesi. L'uomo politico siriano mi ha risposto: “E' difficile riparare ciò che fatto il ministro Terzi, che ha sostenuto un'opposizione armata, composta da belve che mangiano i cuori delle persone e ammazzano i bambini.” Il ministro ha continuato: “Le nostre informazioni ci dicono che l’ex ministro italiano riceveva i mandanti di questi crimini a casa sua”. La mia risposta è stata che l'ex ministro ora sta a casa sua e rappresenta solo se stesso. “Gli italiani – ho detto - sono pacifici e amano la Siria”. Sul piano militare si può dire che l'Esercito Siriano stia avanzando ovunque in molte zone di combattimento. Le bande armate fuggono, lasciando dietro di sé tanti armi, morti e detenuti. Le esplosioni nel centro della capitale dimostrano la debolezza dei terroristi che subiscono una sconfitta dietro l’altra dall’Esercito Arabo Siriano sostenuto da centinaia di migliaia di volontari. I siriani hanno capito da tempo che l’Occidente vuole il caos totale e punta a distruggere l’asse di resistenza tra la Siria , la Resistenza Libanese di Hezbollah e la Repubblica Islamica dell’Iran. Il veleno preparato per la Siria in questo momento però lo stanno bevendo gli Stati che hanno provocato questa guerra, in particolare il dittatore ottomano Erdogan. La Siria non si arrende. Dopo la conquista della città strategica di Qusayr, e i 40 villaggi intorno, le truppe armate si dirigono verso Aleppo, la città chiave. Diversi quartieri della città, come è noto da tempo, si sono trasformati in bunker del terrorismo. Il successo delle forze lealiste potrebbe cambiare gli equilibri sul terreno in favore del presidente Assad. Il coinvolgimento dei combattenti venuti dall’Europa è più che evidente. Nelle prigioni siriane sono numerosi i miliziani che sono entrati nel paese in modo illegale per combattere al fianco degli estremisti. Un giovane combattente belga, Tarik Taketloune, è stato ucciso mentre il fratello Elias, rientrato a inizio mese in Belgio, è stato arrestato. Entrambi erano legati al gruppo salafita Sharia-Belgium e combattevano per il Fronte Al-Nusra, vicino ad Al Qaeda. Mentre gli insorti filo-occidentali subiscono una sconfitta decisiva, la Russia ribadisce che qualsiasi intervento militare diretto sarà inutile, definendo il continuo sostegno agli insorti un “vicolo cieco”. L’Iraq sta diventando un fattore di stabilità per la Siria. Il Primo ministro Nuri al-Maliqi ha aumentato la sicurezza lungo i confini con la Siria e con l'Arabia Saudita. Il sostegno logistico alla rivolta si è notevolmente ridotto e limitato a questi paesi: Giordania, Israele, Iraq curdo e Turchia. I ribelli hanno più volte brandito le loro armi chimiche rilasciando dichiarazioni pubbliche, nonché attraverso la diffusione di video. In uno dei video, gli insorti mostrano dei contenitori con sostanze chimiche della società chimica turca Tekkim. Gli insorti uccidevano conigli con i prodotti chimici e minacciavano i siriani che non supportano l’insurrezione. Di tutto questo non parlano i media occidentali che invece incolpano Assad di fare uso di queste armi. Niente di più falso. I vertici diplomatici russi affermano che il continuo sostegno agli insorti (che in Occidente vengono definiti in modo improprio “ribelli”) o l’intervento militare sono inaccettabili. Nello stesso tempo l’alleanza anti-siriana sembra fare di tutto per minare la prevista conferenza di Ginevra 2. La Russia non abbandona la via politica, come unica strada da seguire per far cessare la crisi e silenziare le armi. Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha sottolineato la necessità che tutti gli attori internazionali si sforzino ad avviare il processo politico in Siria: “Abbiamo sottolineato ancora una volta che tutti gli attori internazionali devono lavorare per la soluzione pacifica della crisi e creare condizioni favorevoli per avviare il dialogo tra il governo siriano e l’opposizione“.