Cooperazione. Sudan, coordinatore Affari umanitari Onu in visita in Darfur


 

 

Valerie-Amos-001Roma, 21 mag - (Nova) - Il sottosegretario per gli Affari umanitari e coordinatore dell'Ufficio per gli Affari umanitari delle Nazioni Unite (Unocha), Valerie Amos, ha iniziato ieri la sua visita di quattro giorni in Sudan. La Amos si recherà nella regione del Darfur a distanza di dieci anni dall'inizio del conflitto. Attualmente, secondo quanto riferisce il sito internet dell'Unocha, sono 1,4 milioni le persone che ricevono assistenza umanitaria nei circa 100 campi per sfollati presenti in tutto il Darfur. Dall'inizio del 2013, più di 300 mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case.

Inoltre, nel corso degli ultimi dieci anni, le condizioni di vita in molti campi sono peggiorate, mentre il numero delle organizzazioni specializzate nella fornitura di servizi di base e assistenza è  diminuito, sia a causa della mancanza di fondi sia per gli impedimenti burocratici che rendono il lavoro nella regione estremamente complicato. Nelle ultime sei settimane più di diecimila persone sono state registrate nel campo di Kalma, nei pressi Nyala, il capoluogo del Sud Darfur, dove vivono già da diversi anni  circa 82 mila persone.

Secondo il responsabile dell'Unocha in Sudan, Mark Cutts, le agenzie umanitarie hanno bisogno di riconsiderare il modo di fornire sostegno alle comunità del Darfur. "La comunità umanitaria ha bisogno di pensare a come si può rafforzare la propria capacità di soddisfare i bisogni urgenti di queste persone (a Kalma, ndr) e dell'altro milione di sfollati presenti in tutto il Darfur", ha detto Cutts. "La nostra attenzione dovrebbe concentrasi sulla possibilità di rafforzare e costruire la resilienza tra le persone colpite dal conflitto", ha aggiunto, citando l'esempio di alcune organizzazioni non governative (Ong) che hanno utilizzato con successo i programmi "cash for work" per costruire le infrastrutturale necessarie e, al contempo, fornire denaro in contante ai rifugiati e aiutare a risanare le fratture tra i diversi gruppi etnici della regione. (Sit)