Giustizia saudita ancora una volta al centro di un caso. Condannato alla paralisi, Amnesty accende i riflettori su Riad


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La giustizia saudita ha deciso che Ali-Khawahir venga reso paralitico se non paga un indennizzo di un milione di riyals (circa 250mila euro)

Ali-Khawahir è in carcere da 10 anni
Londra, 03-04-2013
Appello di Amnesty International. All'Arabia Saudita e al mondi intero, perché si fermi la condanna alla paralisi di un uomo.

L'organizzazione non governativa che si batte per i diritti umani rilancia una notizia data dai giornali sauditi sulla vicenda di un 24enne, da dieci anni in carcere, perché quando aveva 14 anni pugnalò un amico, rendendolo paraplegico. Recentemente la
giustizia saudita ha deciso che Ali-Khawahir venga reso paralitico se non paga un indennizzo di un milione di riyals (circa 250mila euro). E' l'applicazione della cosiddetta 'qisas', la retribuzione, vigente in Arabia Saudita, una sorta di trasposizione della legge del taglione, 'occhio per occhio'.
"Paralizzare qualcuno come punizione sarebbe una tortura", ha denunciato Ann Harrison, vicedirettore di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa, parlando di condanna "assolutamente scandalosa". Secondo Amnesty, un'analoga punizione fu imposta nel 2010, ma non si è mai saputo se sia stata effettuata.

La legislazione vigente in Arabia saudita riserva vari tipi di punizioni corporali,
ispirate alla 'sharia', la legge islamica (fustigazione, amputazione, estrazione di occhio o dente, decapitazione).