Raid israeliano in Siria: la conferma arriva dagli Stati Uniti


Non è ancora chiaro cosa sia successo. Fonti siriane hanno diffuso la notizia che il raid aereo israeliano, occorso nella mattina del 30 Gennaio, abbia avuto come obiettivo un centro di ricerche militari situato a Jamraya, una quindicina di chilometri a nord di Damasco. Fonti diplomatiche occidentali hanno, invece, parlato di un attacco a un convoglio che trasportava armi verso il Libano: missili anti-aerei di fabbricazione russa, a essere precisi.

 

Credit: BBC

Forse non è del tutto rilevante attendere di sapere cosa, e dove, sia successo davvero. Il fatto, dato per incontestabile, è che un gruppo di jet di Tel Aviv abbia attraversato lo spazio aereo siriano, eludendone lo scudo di sorveglianza, e abbia colpito. Si tratterebbe, quindi, di un’aggressione a un paese terzo con cui Israele non è formalmente in guerra. E si tratterebbe del primo attacco portato da Israele alla Siria dal 1997.

 

Dopo ore nelle quali si susseguivano informazioni altalenanti e non arrivavano conferme da parte delle autorità israeliane del raid che intanto veniva condannato da Damasco, e dai suoi alleati, il New York Times ha riportato, oggi, la voce di funzionari americani che convalidano la versione dell’attacco al convoglio in marcia verso il Libano.Da Tel Aviv non è ancora giunta alcuna dichiarazione, ma da Washington hanno fatto sapere che Israele aveva avvisato preventivamente il grande alleato dell’imminenza dell’operazione.

 

Il raid dei jet israeliani arriva in un momento di stallo della crisi siriana, in cui, tra le forze occidentali, regna soprattutto il timore che gli arsenali  – in particolari le armi chimiche – di Assad finiscano nelle mani sbagliate in caso di sconfitta del presidente siriano. A Tel Aviv gli occhi sono tutti puntati su Hezbollah, fazione libanese nemica giurata di Israele. L’approvvigionamento di missili anti-aerei, e di armi non convenzionali, a Hezbollah metterebbe in serio pericolo il vantaggio strategico e tecnologico che Israele conserva sul vicinissimo nemico.  questo crea un certo nervosismo negli amministratori israeliani.

 

Proprio da Hezbollah è arrivata una delle prime dichiarazioni di condanna del raid israeliano: “Hezbollah condanna questa ennesima aggressione Sionista alla Siria. Esprimiamo la massima solidarietà alla leadership siriana, all’esercito e al popolo”.

 

Irritazione e preoccupazione sono invece i sentimenti espressi dal Ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. “Se questa informazione sarà confermata, allora ci troveremo di fronte ad un attacco ingiustificato contro obiettivi sul territorio dii uno stato sovrano, cosa che rappresenterebbe una plateale violazione della Carta delle Nazioni Unite. Questo è inaccettabile, non ci sono motivi che giustichino una tale azione”.

 

“Chiediamo ancora una volta la fine di tutte le violenze in Siria, sottolineando l’inammissibilità di qualsiasi intervento dall’esterno, e l’inizio di un dialogo inter-siriano basato sugli accordi di Ginevra del 30 Giugno 2012″, ha aggiunto Lavrov. Mosca, che è storicamente a favore del principio di non interferenza nelle vicende domestiche di paesi terzi, ha finora bloccato tutti i tentativi del Consiglio di Sicurezza ONU di approvare una risoluzione di condanna contro Bashar Assad.

 

Di certo l’evento non smetterà di far discutere ed evidenzia, innanzitutto, la mancanza di leadership che gli Stati Uniti stanno palesando in relazione alla crisi siriana. Ci sono timori che, in questo, modo, il gesto di Tel Aviv getti altra benzina su un fuoco che già brucia ferocemente, trascinando irrimediabilmente il conflitto fuori dai confini siriani.

 

Ma non bisogna dimenticare quale sia il nemico numero uno di Israele, quello nel mirino, dicono fonti militari, già da diversi mesi: l’Iran. Probabile che il raid sia un monito lanciato alle autorità di Teheran sulle effettive capacità e volontà di Tel Aviv di non perdere il controllo della regione e di non lasciare che l’Iran superi quella linea rossa mostrata da Netanyahu al mondo nel suo celebre discorso alle Nazioni Unite.

 

FONTE (FLAVIO PAIOLETTI. SQUER.IT)