Hezbollah «apre» a Gesù e il patriarca cattolico maronita Beshara Rai teme persecuzioni dei cristiani
di Michele Giorgio
Roma, 28 gennaio 2013, Nena News - L'ascesa del sunnismo più radicale in Siria sta stringendo le relazioni tra i cristiani e gli sciiti nel vicino Libano, dove a Natale i salafiti di Tripoli hanno vietato ai cristiani residenti della città di addobbare negozi ed edifici.
Non si tratta di un avvicinamento ad Hezbollah. I cristiani anti-Assad legati politicamente al Fronte filo-occidentale «14 marzo» continuano a guardare con diffidenza al movimento sciita che però è alleato con la Corrente Libera, il partito dell'ex generale Michel Aoun a cui fanno riferimento tanti cristiani libanesi. Sarebbe ingenuo pensare che il cristiano di Achrafieh, uno dei quartieri ricchi di Beirut, corra ad abbracciare lo sciita che vive nel popoloso Hart Harek, a sud della capitale.
Ma le guerre si sa creano alleanze, talvolta improbabili. «Non posso negare di sentirmi più vicino ad un cristiano che ad un fanatico sunnita che pure è un musulmano come me. Dal primo ho qualche speranza di ricevere un trattamento alla pari, mentre il secondo non mi considera neppure un musulmano», ci diceva ieri Ali M., un giovane cineasta di Beirut che abbiamo raggiunto al telefono. Da parte sua il patriarca cattolico-maronita, Beshara Rai, da poco nominato cardinale, ha paventato future persecuzioni contro i cristiani.
Questi sviluppi sono stati subito colti da Hezbollah, consapevole che, rispetto ad un anno fa, non pochi cristiani che si auguravano la caduta immediata del regime siriano adesso cominciano a temere l'esito per un paese fragile come il Libano della forte crescita del sunnismo in Siria e nella regione. Pesano anche le migliaia di cristiani siriani fuggiti dal loro paese, non certo per paura di Assad, e che si sono riversati su Beirut e in diverse località della Valle della Bekaa. Non sorprende perciò il contenuto del messaggio diffuso da Hezbollah in occasione del Natale: «Gli insegnamenti di Gesù Cristo sono in opposizione con quanto accade oggi nella regione, in termini di ingiustizia per i nostri fratelli cristiani». La televisione al Manar ha trasmesso diversi servizi sul Natale e Radio Nour il 25 dicembre ha elogiato il «profeta Gesù Cristo».
E se si tiene conto dell'intero quadro regionale non sorprende neanche che nell'Iraq dove cresce la protesta della minoranza sunnita (con l'appoggio dell'Arabia saudita) contro il governo di Nour al Maliki, il noto leader sciita Muqtada Sadr se ne sia andato qualche giorno fa a far visita alla Chiesa della Nostra Signora della Salvazione, teatro nel 2010 di un sanguinoso attacco di formazioni jihadiste sunnite (i morti furono 50). Sadr è rimasto un bel po' a colloquio con padre Ayssar al-Yas che dopo avergli dato il benvenuto, gli ha mostrato l'andamento dei lavori di restauro della Chiesa.
In Libano il leader sunnita Saad Hariri se all'inizio della crisi siriana aveva conquistato tanti consensi, specie per il suo attacco frontale al regime di Assad, ora, al contrario, comincia a generare sospetti e timori. Il suo partito, Mustaqbal, è uno dei più generosi finanziatori dei salafiti di Tripoli e da più parti viene accusato di sponsorizzare i combattenti sunniti libanesi che vanno a combattere in Siria accanto ai ribelli. Anche Hezbollah però incontra non poche difficoltà. Si è affievolito il prestigio del suo segretario generale, Hassan Nasrallah, giunto al punto massimo nel 2006 quando i guerriglieri sciiti furono in grado di tenere testa all'esercito israeliano entrato in Libano del sud. Contribuisce a ciò il fatto che la linea di sostegno netto di Hezbollah a Bashar Assad - secondo alcune fonti, Nasrallah avrebbe inviato in Siria centinaia di guerriglieri a combattere accanto alle truppe governative - non è riuscita convince i sostenitori sunniti del movimento sciita e della resistenza.
Un quadro che non poteva non avvicinare le due minoranze libanesi, cristiani e sciiti. E un segnale forte in quella direzione è giunto da chi meno te lo aspetti. L'ex inviato anglicano britannico Terry Waite, ostaggio per quasi cinque anni (1987-91) proprio di Hezbollah, giunto il mese scorso in Libano a 25 anni di distanza dal suo sequestro, non solo ha perdonato i suoi rapitori ma ha chiesto a Hezbollah di assistere i cristiani in fuga dalla Siria e in difficoltà in altri paesi della regione.
La sollevazione contro il presidente Bashar Assad, ha affermato Waite, «è stata deviata da jihadisti estremist, e dove una volta regnava l'armonia si vedono oggi persecuzioni religiose». «Ho espresso la mia preoccupazione per i cristiani che lasciano la Siria e chiesto se Hezbollah può fare un gesto per aiutarli
Inviato da Anonimo il Lun, 28/01/2013 - 14:47