Beirut. Conferenza sul Barhain, intervento del Segretario generale di Assadakah Raimondo Schiavone


 

Nel corso della conferenza, il Segretario generale ha illustrato il ruolo di Assadakah, il Centro Italo Arabo del Mediterraneo si impegna da anni per favorire la pace e la tolleranza tra i popoli. Scopo dell’associazione è quello di intensificare le relazioni tra l’Italia e i Paesi del Medio Oriente. Un ruolo che si rafforzato negli ultimi tempi in seguito agli eventi della Primavera Araba, Assadakah oggi non è più soltanto portatrice Conoscenza, Amicizia, Collaborazione e Cooperazione tra i popoli, ma ultimamente svolge un importante ruolo di diffusione della verità e della corretta informazione.

 

“Gli ultimi viaggi, precisa Schiavone, hanno condotto la nostra delegazione in Iran, in Libano durante la festa per la liberazione, e di recente anche in Siria, tutto quello che sapevamo, che conoscevamo è stato messo in discussione dal confronto, a volte duro, con la realtà.

 

Abbiamo scoperto che in Europa e in Italia riceviamo spesso un’informazione, distorta, mistificata, lontana dalla reale. Abbiamo parlato con esponenti politici e comuni cittadini, ci siamo confrontati con sacerdoti e rappresentanti di differenti confessioni religiose, abbiamo indagato nel profondo, le ragioni dei conflitti e scoperto quali sono le vere mani che armano i popoli”.

 

“Dalla Siria al Bahrein abbiamo potuto sperimentare con mano come non sia possibile interpretare la realtà in maniera unilaterale, le Primavere arabe non sono tutte uguali e quello che vale per la Siria non vale per il Bahrein”.

 

Per esprimere la sua solidarietà al popolo del Bahrain in lotta per la sua libertà contro la monarchia, Assadakah ha invitato una delegazione di parlamentari, composta dal Dott Jasim Hussein e da Hadi Almossawi, in Italia. Tra i membri della delegazione doveva essere presente anche Khalil Almarzouq, che ha dovuto annullare il viaggio poiché vittima di un attacco da parte degli squadristi del regime, che hanno devastato la sua abitazione.

 

All'avvento delle primavere arabe la monarchia di questo stato si è trovata in difficoltà, perché a differenza degli altri emirati in Bahrein c'è una massiccia maggioranza sciita e perché, tolti gli sciiti e gli stranieri, l'élite e la minoranza sunnita su cui si fonda il potere dei Khalifa rimane poca cosa del già modesto numero di milione e duecentomila abitanti che conta l'arcipelago. Le prime manifestazioni si sono svolte senza grossi problemi, con le folle che si radunavano intorno alla Piazza della Perla, dove svettava un monumento eretto dalla monarchia in occasione di un vertice della lega araba. Monumento orgoglio del sovrano e presto assurto a simbolo, icona, del paese dopo la sua costruzione. La monarchia non ha però gradito la protesta e dopo aver subito alcuni giorni d'occupazione della piazza ha deciso di passare alle maniere forti mandando tutto quello che aveva contro i manifestanti e scatenando una vera e propria caccia all'uomo

Un Uomo peraltro indifeso e disarmato, non c'è traccia di sovversione armata in Bahrein e le proteste sono state sempre pacifiche prima del ricorso massiccio alla violenza da parte del governo. La monarchia si è lasciata andare a un crescendo che ha ricordato i periodi delle leggendarie purghe staliniane, un intervento così massiccio non si vedeva da tempo, forse è il primo del genere nel nuovo millennio.

Resta sul campo una situazione nella quale la monarchia si sostiene solo grazie all'intervento di truppe straniere, che sono nel paese, nel quadro di accordi del Consiglio di Cooperazione de Golfo che però non hanno alcuna legittimazione internazionale, trattandosi di un'associazione tra autocrati che realizza un patto di mutuo soccorso volto alla conservazione dell'esistente.

L'esistente è il Bahrein, è l'Arabia Saudita che gioca alla potenza regionale con l'aiuto degli americani e il sostanziale silenzio-assenso degli altri paesi occidentali, ma non è che il presente sia migliore negli altri emirati o nello Yemen, l'unica eccezione alla regola delle monarchia assoluta che vice nella Penisola.

A dieci anni dall'annuncio dell'esportazione della democrazia nei paesi arabi, l'Occidente e gli Stati Uniti sono saldamente dalla parte dei nemici della democrazia in quasi tutti i paesi arabi. Un fatto indubitabile, che insieme all'assenza quasi completa di critica contro questa evidente incoerenza, rende perfettamente la misura dello stato delle relazioni internazionali e della sensibilità delle opinioni pubbliche globalizzate.

L’obiettivo di Assadakah, ribadisce Raimondo Schiavone, è rafforzare la rete dell’informazione, diffondendo le notizie sulle atrocità compiute dalla monarchia. Attuare una campagna di informazione che faccia leva sui sentimenti degli uomini e delle donne.

Rafforzare il dialogo con le istituzioni nazionali e internazionali, con le autorità religiose e le associazione, ma soprattuto rivedere il ruolo dell'Unione Europea, portatrice di un Nobel non sempre meritato. È necessario che si parli del Bahrein, a tal fine Assadakah organizzerà incontri a Bruxelles con i parlamentari europei per divulgare la verità su questo stato.

Il cuore e i sentimenti rappresentano l’ultimo baluardo contro la violenza, la disumanità, e la barbarie. La solidarietà, la vicinanza tra le persone, la percezione dell’altro, come persona e individuo, rappresentano le sole armi contro l’arroganza del dispotismo. I governi non possono fare nulla contro il cuore degli uomini.