Gaza, strage di bambini ed emergenza umanitaria


I centri per i diritti umani e l'Unicef lanciano l'allarme sul massacro dei bambini palestinesi a Gaza che, intanto, scivola lentamente verso l'emergenza umanitaria

di Michele Giorgio

Gaza, 20 novembre 2012, Nena News - «E' dura questa offensiva israeliana, arrivano continuamente morti e feriti. E tra questi, il numero delle donne e dei bambini supera quello degli uomini», spiega Ibrahim Jirjawi, infermiere del pronto soccorso dell'ospedale Shifa di Gaza. Parla ad alta voce Jirjawi, intorno ci sono decine di persone in continuo movimento. Parenti dei feriti, volontari, curiosi, che sono tenuti a bada, con grande sforzo, dagli uomini della sicurezza. Ai ritmi frenetici di questi ultimi giorni si aggiunge la costante presenza allo Shifa di schiere di giornalisti, anche stranieri giunti a Gaza in vista dell'offensiva di terra israeliana - che qui tutti danno per certa, se dalle trattative del Cairo non uscirà l'accordo di cessate il fuoco tra Israele e la leadership di Hamas. Ad aggravare il caos ieri c'erano anche le guardie del corpo del presidente del Parlamento egiziano, Said Katatni (Fratelli musulmani), giunto a Gaza per esprimere solidarietà ai civili e al governo di Hamas. Oggi arriva la delegazione della Lega araba, assieme al ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu.

 

«L'aumento della percentuale delle donne e dei bambini è la conseguenza degli attacchi che da domenica gli israeliani lanciano contro le abitazioni civili», spiega Jirjawi riferendosi alla strage della famiglia Dalu: 10 morti, sei donne e quattro bambini piccoli. Un portavoce militare israeliano ha provato a spiegare perché alle 14.30 di domenica è stata sganciata la bomba ad alto potenziale che ha colpito l'edificio di tre piani tra Sheikh Radwan e Nasser. L'obiettivo, ha detto, era una casa vicina, dove si trovava uno dei «responsabili dei lanci di razzi verso Israele». Per «errore» la bomba sarebbe caduta sul palazzo della famiglia Dalu, uccidendo una giovane madre, Samah, e i suoi quattro bambini: Jamal 2 anni, Yousef 4; Sarah 7; Ibrahim 12 mesi, e altre cinque persone. I soccorritori ieri non avevano ancora trovato i corpi di due giovani cugini, Yara e Mohammed Dalu. L'esplosione della bomba ha ucciso anche un' anziana e un giovane in un'abitazione vicina: Ameena Mauzannar, 83 anni, e Abdullah Muzannar, di 19. Senza dimenticare i nove feriti, tra i quali tre bambini e due donne. Israele inoltre ha rilanciato ieri gli attacchi ai centri stampa, attaccando di nuovo il Media Center dello Shouruq Building, dove ha ucciso un capo militare locale del Jihad islami.

 

«Questa offensiva israeliana è diversa da "Piombo fuso"», l'operazione compiuta tra dicembre 2008 e gennaio 2009, 1.300 palestinesi uccisi), sostiene Khalil Shahin, vice direttore del Centro palestinese per i diritti umani di Gaza: «Quattro anni fa Israele colpì subito con estrema brutalità. Il primi attacchi provocarono 251 morti. Adesso ci troviamo di fronte a una operazione pianificata da tempo e composta di più fasi». Secondo Shahin «all'inizio il governo Netanyahu ha scelto di non provocare un numero troppo elevato di vittime palestinesi per evitare le critiche internazionali, ora con una escalation controllata, unita a un intenso lavoro mediatico volto ad addossare ai palestinesi tutte le responsabilità, sta aumentano l'aggressività e la pericolosità degli attacchi aerei prendendo di mira anche obiettivi in aree densamente popolate». Per questo, conclude l'attivista dei diritti umani, «il numero delle vittime civili è destinato ad aumentare: tra gli oltre 100 morti palestinesi ci sono già 18 bambini e 12 donne, il 30% circa delle vittime, e questa percentuale arriva fino al 50% tra i feriti».

 

Sono dati confermati anche dal Comitato Italiano per l'Unicef, che ieri ha denunciato che oltre ai 18 bambini palestinesi che hanno perso la vita, altri 252 sono rimasti feriti dall'inizio della campagna israeliana (ci sono bambini tra i 50 civili israeliani feriti). Ma l'agenzia delle Nazioni Unite sottolinea che a Gaza ora desta allarme anche la situazione sanitaria: «Gli ospedali sono sovraffollati a causa dell'afflusso continuo di feriti e le scorte di alcuni farmaci si sono rapidamente esaurite». Secondo l'Unicef, inoltre, se Israele dovesse decidere di tenere chiuso a lungo il valico di Kerem Shalom «provocherà a breve una penuria di carburante, con gravi conseguenze sul funzionamento dei servizi essenziali già a fine novembre, quando saranno esaurite le scorte di combustibile».

 

I bombardamenti stanno avendo un pesante effetto anche sulle infrastrutture civili, peraltro mai pienamente ricostruite dopo «Piombo fuso». Sono 30 le scuole lesionate e danneggiate dalle esplosioni delle bombe, fra cui cinque gestite dall'Unrwa (Onu), e ci sono stati danni anche ad alcune reti idriche, a pozzi e cisterne. Gli ospedali reggono, sia pure con crescente fatica allo sforzo eccezionale che stanno operando per soccorrere i feriti, ma ora cominciano a registrare un calo marcato delle riserve di medicinali e dei kit di pronto intervento. Secondo Medhat Abbas, direttore dello Shifa, il suo ospedale ha già usato il 40% delle sue riserve per le situazioni di emergenza. «La necessità di risparmiare abbassa la qualità del nostro lavoro, nonostante medici e infermieri stiano facendo un lavoro eccezionale nelle circostanze in cui sono costretti ad operare». Una mano ai palestinesi la stanno dando gli egiziani che hanno già accolto all'ospedale di El Arish non pochi dei feriti più gravi. Un gruppo di 38 Ong ieri si appellato alla comunità internazionale per evitare una crisi umanitaria.

 

Ma la crisi di Gaza, tolta l'emergenza imposta dall'attacco lanciato da Israele, era e resta politica, con un milione e 700mila palestinesi che chiedono libertà e di non essere più chiusi in quella che è considerata la prigione più grande del mondo. Libertà che il governo israeliano non sembra intenzionato a concedere. Anzi, con il passare dei giorni, le operazioni militari si fanno ancora più dure contro Gaza. E non pochi israeliani invocano un polso persino più duro.

 

Tra questi si è distinto Gilad Sharon, figlio dell'ex premier e falco della destra Ariel Sharon. «Dobbiamo radere al suolo interi quartieri di Gaza. Radere al suolo Gaza tutta intera. Gli americani non si sono fermati di fronte a Hiroshima. I giapponesi non si arrendevano abbastanza in fretta: colpirono anche Nagasaki...", ha scritto sul Jerusalem Post. Parole che si commentano da sole. Nena News