(di Raimondo Schiavone) I politici sardi, sia quelli di lungo corso che quelli che tentano di diventarlo, si accorgono solo oggi che esiste una guerra alle porte dell'Europa. Ora palesano la propria preoccupazione per il possibile transito in Sardegna di parte delle sostanze chimiche consegnate dal Governo Siriano alle forze internazionali, ma pochi si sono preoccupati della deriva jihadista che coinvolge il Nord Africa e l'Europa.
I Terroristi armati e sostenuti dall'Occidente che vivevano in Europa, ora che i soldi occidentali e dei Paesi del Golfo sono finiti, si accingono ad abbandonare i luoghi del conflitto e tornare nei propri Paesi.
I politici si preoccupano per un carico che si sapeva già in principio, quando il Presidente Assad ha deciso di consegnare le armi chimiche, che qualcuno avrebbe dovuto gestire e trattare. La posizione geografica del nostro Paese e l’indolenza della politica nazionale, fanno della Penisola la sede strategica privilegiata per sferrare gli attacchi militari, basti pensare all’uso delle nostre basi per l’attacco in Libia e anche per quello alla Siria. Oggi come ieri i Padroni del Mondo, USA, Francia e Regno Unito, possono decidere che a smaltire quei residui tossici sia ancora una volta il Nostro Paese.
Del resto, ci trattano da tempo da pattumiera del Mediterraneo, da quando la nostra politica estera è gestita da politici più orientati a soddisfare le esigenze e i capricci americani o francesi che a portare avanti gli interessi dell’Italia. Da quando si intessono relazioni improntate al più bieco servilismo, caratterizzate da una sudditanza psicologica e ideologica, ancor prima che economica.
Forse i politici sardi dovevano indignarsi prima, manifestare attenzione in tempi non sospetti, il provincialismo diffuso fa si che l'interesse nasca solo quando si invade il giardino di casa e alla vigilia della campagna elettorale, quando apparire difensori della terra sarda diventa strumento di promozione e pubblicità. Le politiche Europee ed internazionali hanno di fatto distrutto i due principali mercati Italiani in Medio Oriente, Libia e Siria, l’obiettivo è occuparli in seguito con le proprie aziende, per prelevare materie prime e vendere armi ai terroristi.
Mentre, l’Italia sta a guardare, la Francia utilizza l’industria bellica per sollevare il Pil nazionale. Le ragioni economiche, oscurano il dramma umanitario, sono solo 12.000 i profughi siriani che l’UE è disposta ad accogliere, solo lo 0.5 per cento dei 2.300.000 che hanno lasciato il paese. E solo 55.000 siriani (il 2,4 per cento del totale delle persone che hanno lasciato il paese) sono riusciti a entrare nell’Unione europea e a chiedere asilo. Un dato denunciato da Amnesty International, che evidenzia la scarsa disponibilità da parte dell’Europa a fronteggiare il dramma siriano. A questo si aggiungono i morti, si contano 11.000 vittime, solo tra i bambini.
È tempo che Paesi e politici smettano approcciarsi alla realtà attraverso slogan e proclami, si impegnino per attuare azioni di solidarietà concrete. Si rendano conto di quello che accade all’interno e all’esterno dei confini nazionali, il timore è che quando arriveranno queste benedette sostanze chimiche, se non già passate, i nostri politici neanche se ne accorgeranno.
Raimondo Schiavone
Segretario generale Assadakah
Presidente Assadakah Sardegna
Inviato da Anonimo il Mar, 17/12/2013 - 10:01
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