Roma, 22 agosto 2013, Nena News - Sorgono i primi dubbi sull'attacco chimico che il regime siriano di Bashar al-Assad avrebbe sferrato ieri mattina a Ghouta, Est di Damasco. Alcuni esperti si dicono poco convinti che i video postati su internet siano la prova schiacciante dell'utilizzo di gas nervino contro i civili.
"Al momento, non sono totalmente convinta perché i soccorritori non indossano abiti protettivi né protezioni per le vie aeree - ha detto Paula Vanninen, direttrice del Istituto finlandese per la Verifica della Convenzione sulle Armi Chimiche - In quel caso, avrebbero potuto contaminarsi e avere gli stessi sintomi".
Simile l'opinione di John Hart, capo del Chemical and Biological Security Project dell'Istituto Internazionale per la Pace di Stoccolma, secondo il quale mancherebbero alcuni dei sintomi tipici dell'esposizione a armi chimiche.
Posizioni che confuterebbero le durissime accuse delle opposizioni siriane, che ieri hanno parlato di 1.300 vittime provocate da missili ad agenti tossici, sparati dalle forze governative contro la regione alle porte della capitale. Immediata era stata la reazione della comunità internazionale: Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, si era detto "scioccato" dalla notizia, mentre Unione Europea e Lega Araba avevano chiesto all'Onu di verificare le accuse.
Sempre cauta l'amministrazione Obama: il portavoce del Dipartimento di Stato, Jen Psaki, dopo aver chiesto un'indagine accurata, ha ripetuto che Washington non intendeva parlare di "linee rosse", il requisito secondo gli Stati Uniti per un intervento internazionale in Siria. Prudente anche il Consiglio di Sicurezza dell'Onu che, dopo l'incontro di ieri a New York, ha chiesto chiarezza sull'attacco.
E se anche Damasco ha rigettato tutte le critiche, questa mattina ha risposto all'accusa delle opposizioni bombardando alcune zone limitrofe alla capitale, tra cui la stessa Ghouta, roccaforte dei ribelli: colpiti con lanci di mortaio i quartieri di Jobar, Zamalka, Qaboun e il campo profughi palestinese di Yarmouk.
Resta da vedere se gli ispettori delle Nazioni Unite, da ieri in Siria per una missione investigativa sull'utilizzo di armi chimiche, visiteranno Ghouta. La comunità internazionale resta cauta, intenzionata forse ad evitare un'escalation del conflitto che conduca ad un intervento esterno. Per ora Stati Uniti, Lega Araba e Unione Europea si accontentano di foraggiare i ribelli con denaro e armi. Un'opzione che sta destabilizzando giorno per giorno il Paese, ormai ridotto ad un cumulo di macerie. Nena News
Inviato da Anonimo il Gio, 22/08/2013 - 08:55
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