La visita ufficiale di Lapo Pistelli, vice ministro degli esteri, con delega alla Cooperazione allo sviluppo, impegnato in un tour alla scoperta delle diverse azioni politiche, di cooperazione (e militari) dell'Italia nel Paese dei Cedri. Sono 100.191 le vittime documentate dall'inizio del conflitto a marzo 2011 in Siria, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Caduta l'enclave sunnita
Da Repubblica.it
BEIRUT - Mentre episodi sempre più cruenti segnalano un'espansione progressiva della guerra civile siriana in territorio libanese, prosegue la visita ufficiale in Libano di Lapo Pistelli, vice ministro degli esteri italiano, con delega alla Cooperazione allo sviluppo, impegnato da lunedì in un tour alla scoperta delle diverse azioni politiche, di cooperazione (e militari) dell'Italia nel Paese dei Cedri. Pistelli ha visitato stamani il campo profughi palestinese di Shatila, a Beirut, dove ha incontrato rappresentanti dell'Onu (Unrwa) - l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente - ed è stato ricevuto, tra l'altro, da famiglie di rifugiati palestinesi provenienti dalla vicina Siria, in fuga dalla guerra che - stando alle cifre odierne - ha mietuto più di 100mila morti in circa due anni, almeno 500mila profughi in Libano, tra cui 70mila di origine palestinese.
Nel campo profughi siriani nella Bekaa. Il programma degli incontri del vice ministro prevede la visita ad un campo profughi siriano nella valle orientale della Bekaa e ad un progetto della Cooperazione italiana allo sviluppo, sempre nella Bekaa. Prima di riprendere il volo per Roma, a Beirut Pistelli incontrerà nel pomeriggio il ministro dimissionario degli affari sociali, Wael Bou Faour, e visiterà il museo nazionale dove è ospitata, tra l'altro, la Tomba di Tiro, un monumento funerario scoperto negli anni scorsi nel porto meridionale libanese e interamente restaurato da esperti italiani con finanziamenti della cooperazione italiana.
Le vittime civili: 36.661, di cui 5.144 bambini. Sono 100.191 le vittime documentate dall'inizio del conflitto a marzo 2011 in Siria, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani. Gli attivisti comunicano il nuovo bilancio con una nota pubblicata sul profilo Facebook del gruppo. Tra le vittime, i civili sono stati 36.661, di cui 5.144 bambini e 3.330 donne, mentre i combattenti ribelli 13.539 e i soldati e ufficiali disertori 2.015. Sono 25.407, secondo il conteggio dell'Osservatorio, le perdite tra i soldati dell'esercito del presidente Bashar Assad. Centosessantanove i combattenti del gruppo sciita libanese Hezbollah morti negli scontri, 17.311 quelli di comitati di difesa popolare, shabiha e informatori filo-regime. Non identificate 2.571 persone, oltre ad altre 2.518 vittime riconosciute come combattenti ribelli non siriani.
Dal conto sono esclusi i detenuti e gli scomparsi. L'Osservatorio precisa inoltre che il nuovo bilancio non conteggia le oltre 10mila persone detenute e scomparse nelle carceri del governo di Damasco, né i più di 2.500 soldati e militanti pro-regime tenuti prigionieri dai ribelli. Inoltre, precisa di ritenere che il reale numero dei combattenti morti in entrambe le forze impegnate nel conflitto sia il doppio di quello documentato, perché entrambe sottostimano le proprie perdite umane. Gli attivisti fanno poi appello al segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, perché usi "ogni mezzo possibile per mettere fine alla violenza in Siria e aiutare il popolo siriano nella transizione verso uno Stato democratico, libero, giusto ed equo che difenda i diritti di tutte le componenti e le fazioni del popolo siriano".
Un agguato a Beirut. Almeno 20 civili siriani sono stati feriti a coltellate, dopo che il minibus su cui viaggiavano è stato bloccato da un gruppo di sconosciuti nel quartiere orientale di Jisr el-Wati, a Beirut, una zona a vocazione industriale, è abitata in prevalenza da cristiani maroniti. Secondo una prima ricostruzione dei fatti della polizia libanese, tre auto con i vetri oscurati hanno bloccato il veicolo, a bordo del quale c'erano 25 passeggeri, e ne sono scesi otto uomini armati di coltelli che hanno colpito impazzata i siriani.
Fazioni di nuovo in conflitto. E' così che il Libano rischia di ritrovarsi, ancora una volta, spaccato in fazioni contrapposte come conseguenza del conflitto nella vicina Siria: da una parte, i sunniti si sono schierati con gli insorti, a loro volta fomentati e aiutati con forniture di armi da nazioni straniere dell'area (e non solo) interessate ad un cambio di regime a Damasco. Mentre i lealisti, in gran parte di confessione alauita, hanno ottenuto il sostegno degli sciiti, a loro volta sostenuti dall'Iran. Invece i cristiani, sia siriani che libanesi - stando all'analisi di osservatori internazionali - sembrano più orientati a parteggiare verso l'attuale assetto a Damasco, nel timore che un eventuale rovesciamento del regime di Bashar al-Assad porti al potere i gruppi islamisti.
Cade Talkalakh, ora nelle mani dell'esercito lealista. La tv di Stato siriana, nel frattempo, poco fa ha confermato la caduta di Talkalakh in mano alle forze fedeli al presidente siriano Bashar al Assad. Le milizie sciite di Hezbollah, che combattono a fianco dell'esercito regolare siriano, da giorni stavano esercitando una pressione su Talkalakh, altra tenace sacca di insorti - oltre a quella già caduta di Qusayr - nella regione-chiave di Homs, a meno di 5 chilometri (in linea d'aria) dalla linea di confine con il Libano. L'emittente ha detto che l'esercito governativo di Damasco ha riportato la calma e la sicurezza a nella cittadina a ovest di Homs. Talkalakh è stata da mesi assediata dalle milizie lealiste e, nelle ultime ore, è stata conquistata secondo fonti concordanti con il sostegno determinante degli Hezbollah libanesi, già operativi nella confinante regione di Qusayr. La tv di Stato ha inoltre mostrato immagini di armi e munizioni "ritrovate nella zona del vecchio suq di Talkalakh" ed ha affermato che sono stati uccisi e arrestati "numerosi terroristi".
L'enclave sunnita circondata. Le fonti, contattate per telefono nel nord del Libano, confermano il bilancio provvisorio di almeno 25 persone uccise a Talkalakh, nell'attacco congiunto portato da Hezbollah e dalle milizie fedeli al presidente siriano Bashar al Assad. I media ufficiali di Damasco avevano affermato che a Talkalakh è stata condotta un'operazione anti-terrorismo e che gli abitanti possono ora tornare sicuri nelle loro case. Talkalakh è un'enclave sunnita circondata da località alawite (branca dello sciismo a cui appartengono i clan al potere in Siria da mezzo secolo), a ridosso del confine libanese e a pochi km dall'autostrada che collega Homs al porto mediterraneo di Tartus. Gli attivisti del comitato locale di coordinamento riferiscono che da domenica ad oggi, Hezbollah e le milizie filo-Assad hanno preso il controllo dei quartieri occidentali, della zona della stazione ferroviaria e del rione Akrad, mentre tentano di penetrare nei quartieri orientali e nel suq cittadino. Le fonti aggiungono che in quattro giorni circa 300 abitanti sono stati arrestati e che tra questi figurano una sessantina di donne.
Inviato da Anonimo il Gio, 27/06/2013 - 07:25
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