Dall’Italia per morire nella Jihad


 

1di Fausto Biloslavo (PANORAMA)

Un francese convertito era stato arrestato a Bari per terrorismo. Scarcerato, è morto pochi giorni fa in Medio Oriente.

Questa sera con un gruppo di 1.000 combattenti convergeremo su Homs, la martire.

Non dimenticatemi nelle invocazioni. Vostro fratello Abu Marwa, servo di Allah. Gloria a lui!». Così l’11 aprile sulla sua pagina Facebook, Raphael Gendron, un francese arruolato nei ranghi dei ribelli siriani, salutava tutti in vista della battaglia. Tre giorni dopo è morto, a 38 anni, polverizzato dalla cannonata di un carro armato governativo. Gendron, con il nome di battaglia di Abdu Raouf Abu Marwa, era uno dei 600 europei della «legione straniera» islamica che ha preso le armi contro il presidente siriano Bashar al-Assad. Non solo: il mujahed, che Damasco considera un terrorista, è stato in prigione in Italia 4 anni per istigazione alla guerra santa. Una volta scarcerato, nel luglio scorso, ha raggiunto la Turchia ed è entrato clandestinamente in Siria per unirsi al gruppo armato Suqour al-Sham, i Falchi del Levante. Gendron si è convertito all’Islam a 20 anni e da Parigi ha seguito in Belgio l’imam radicale Bassam Ayachi. È stato arrestato con il predicatore a Bari, l’11 novembre 2008: i due trasportavano nascosti in un camper alcuni immigrati clandestini. L’anno dopo la procura li accusa di aver «progettato e organizzato attentati terroristici e azioni di guerriglia» continuando a complottare da dietro le sbarre. Gendron passa anche per Macomer, il carcere sardo di massima sicurezza, dove guida la preghiera rivolta alla Mecca. Fra i suoi «discepoli » ci sono ex detenuti di Guantanamo mandati in Italia dagli Usa dopo averli catturati in Afghanistan. «Quando sono morti sei soldati italiani in un attentato a Kabul, appena appresa la notizia dalla televisione si sono messi a esultare urlando “Allah u akbar” (Dio è grande)» raccontano le guardie. Dopo quattro anni, nel luglio 2012, il convertito alla guerra santa viene rilasciato e parte subito per la Siria. Si arruola nella formazione ribelle guidata da Abdelrahman Ayachi, il figlio del predicatore arrestato con Gendron in Italia. Abu Hajer, che ha combattuto con il convertito francese, racconta come è morto: «Nel villaggio di Sereja siamo incappati in una lunga colonna di carri armati. Marwa ha cominciato a sparare. Poi si è arrampicato su un tetto disturbando un gruppo di piccioni. L’esercito siriano li ha visti e ha colpito la casa uccidendolo». Su Facebook il ricordo del volontario della guerra santa contro Assad è costituito da alcune sue foto, postate da lui stesso, in mimetica mentre distribuisce pane ai civili o imbraccia il kalashnikov in mezzo alle macerie. Dal 2011 oltre 600 europei come lui, provenienti da 14 paesi diversi, si sono uniti ai ribelli siriani, secondo uno studio del King’s college di Londra. Al momento sarebbero 441 i mujaheddin europei ancora in prima linea. Dalla Gran Bretagna sono partiti in 134, 107 dall’Olanda, 92 dalla Francia e 78 dalla Danimarca. Gli altri paesi di reclutamento sono Germania, Finlandia, Spagna e Kosovo. Secondo Gilles de Kerchove, il capo dell’antiterrorismo europeo, «non tutti sono estremisti, ma molti si radicalizzano in Siria. E una volta tornati a casa possono diventare una seria minaccia».

 




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