Intervista radiofonica a Raimondo Schiavone, Segretario Generale di Assadakah - Centro Italo-Arabo e del Mediterraneo e autore del libro inchiesta “Syria. Quello che i media non dicono” con Talal Khrais, Antonio Picasso e Alessandro Aramu, durante la trasmissione Nove in punto condotta da Simone Spetia su Radio 24.
In questa puntata parleremo di Siria. Salutata all’inizio come una nuova propaggine della Primavera Araba, della rivolta contro i regimi oppressivi. Tramutatasi presto in una sorta di guerra civile e adesso diventata, nella sostanza, almeno questa è la mia impressione, da fuori, da non profondissimo conoscitore della materia, una sorta di guerra per bande nella quale agiscono molte forze internazionali. Si dice da tempo che ci sono sul terreno forze speciali inglesi e francesi, ma non solo. L’Iran ha un ruolo attivo pro Assad all’interno del conflitto, Hezbollah ha dichiarato pubblicamente due tre giorni fa che è a fianco di Assad nel conflitto, un’ opposizione disgregata in quelle che possiamo definire mille sigle. Una situazione complessa nella quale evidentemente, al momento, gli americani non sanno che ruolo giocare.
Raimondo Schiavone, possiamo dire che voi siete pro Assad, sostanzialmente. Pi ci spiegherà in cosa consiste la vostra Associazione.
- Se dobbiamo semplificare, possiamo dire che siamo pro Assad.
Ci spieghi innanzitutto che cos’è la vostra Associazione e qual è la vostra posizione.
- La nostra è una federazione di associazioni regionali. Esiste in Italia ed in alcuni Paesi della Lega Araba. In Italia esistono tante Assadakah che si concentrano in un’unica associazione, della quale io sono Segretario Generale. L’associazione si occupa, in generale, di rapporti con il Medio Oriente, sia sul piano giornalistico, sia sul piano delle attività di cooperazione e su quello dei progetti umanitari. Questa, molto sinteticamente, l’attività della nostra associazione. Quanto al merito, vorrei esprimere due considerazioni. Condivido pienamente le considerazioni fatte da Alberto Negri, che mi sembra conosca molto bene le vicende mediorientali, però vorrei precisare un aspetto: a mio parere non stiamo vivendo una guerra civile. Una guerra civile è una guerra che si combatte tra popoli dello stesso Stato. In questo caso in Siria non esiste assolutamente una guerra che si combatte tra siriani. E’ una guerra che si combatte tra i siriani e una serie di forze esterne. Come diceva bene prima Alberto Negri, in Siria ci sono combattenti di tutto il mondo, ci sono intromissioni di tanti Paesi, sia sul piano militare che sul piano delle sovvenzioni economiche.
E, chiariamolo, Schiavone, sia da una parte, sia dall’altra. Non è che i combattenti stranieri siano solo da un lato.
- Sia da una parte sia dall’altra. Però è anche vera una cosa: quando un governo legittimo chiede aiuto agli alleati è un’operazione corretta. Quando dei terroristi vengono coadiuvati da altri terroristi o armati da Paesi che hanno soltanto intenzione di rovesciare un regime, quella non è un’operazione, anche dal punto di vista bellico, diciamo, corretta. Ecco, è vero che Hezbollah è a fianco, in questo momento, di Assad e ci sono i combattenti di Hezbollah, ma è anche vero che c’è un continuo entrare in Siria da parte di forze che vengono armate e preparate all’estero, in particolare in Iraq, in Turchia, in Arabia Saudita, in Qatar. E’ anche vero che da quei Paesi, dai Paesi del Golfo, arrivano soldi, risorse che servono a sostenere le rivolte, che ci sono combattenti addestrati in Francia e in Germania che combattono a fianco dei ribelli, che la vicenda irachena influisce moltissimo. Quindi la vicenda siriana è prevalentemente una vicenda di politica internazionale, dove quello che è successo in Iraq ha influito moltissimo. L’ascesa sciita in Iran ha portato un disequilibrio in quell’area che in questo momento sta pagando la Siria.
Questa la sua visione, quella di Raimondo Schiavone
- Certo.
Raimondo Schiavone, ha sentito quello che hanno detto i nostri due ascoltatori?
- Si, li ho sentiti e capisco il loro disappunto ed il loro dolore. Diceva bene Alberto Negri, quello che è accaduto in Siria, nella prima fase poteva apparire, e forse lo è anche stato, come una sorta di prosecuzione delle primavere arabe per ciò che hanno prodotto le primavere arabe e forse sarebbe stato meglio che non lo fosse stato, però una sorta di rivoluzione pacifica. A questa si sono aggregate tante persone, anche importanti, della borghesia, anche alcuni parlamentari, io ne ho conosciuto una in particolare.
Mi perdoni, Schiavone, però lo snodo, a questo punto, è il ragionamento sulla legittimità o meno di Assad, del governo di Assad, mi sembra.
- A mio parere è chiara la legittimità del governo di Assad. Io le faccio due esempi sostanziali. Non so se lei ricorda la strage di Hula che ha portato alla cacciata dell’Ambasciatore siriano dall’Italia. La strage di Hula, che è stata imputata da tutti i giornali e da tutte le televisioni mondiali come una strage compiuta da Assad, è stato dimostrato poi da importanti giornalisti e io vi cito, ad esmpio, Reiner Hermann del Frankfurter Allgemeine Zeitung, che è stata compiuta dai ribelli. Ci sono decine e centinaia di esempi nei quali esiste una trasposizione, una trasformazione della realtà e degli accadimenti che portano a fare le considerazioni che abbiamo appena sentito. Quando l’ascoltatore che abbiamo sentito prima dice “i terroristi di Hezbollah”, dobbiamo precisare che Hezbollah è al governo del Libano, è un partito che governa il Libano in questo momento. Non si può dire “i terroristi di Hazbollah”, in tal modo si ha una visione parziale della realtà. Ora, è vero che Assad ha compiuto un sacco di errori. Alcuni mesi fa ho intervistato un prete cristiano a Damasco e lui mi ha detto queste parole: “ Assad ha pensato di essere Dio, ma non lo è”. Era un sacerdote cristiano che aveva delle posizioni, in questa fase, vicine ad Assad però in contrasto con la politica di Assad. Però, essere in contrasto con la politica di Assad non vuol dire mettere la Siria nelle mani di Al Qaeda o metterla nelle mani dei Fratelli Musulmani, vuol dire trovare una soluzione per una transizione democratica, ciò che ha sempre proposto la Russia, ciò che hanno sempre proposto alcuni Paesi dello scacchiere internazionale che hanno suggerito di trovare una metodologia, anche per superare Assad. Perché nessuno sostiene che Assad debba rimanere Presidente. Si sta dicendo: “troviamo una forma di transizione che non sia la transizione delle armi e dei ribelli”.
In venti secondi, Schiavone, lei ha incontrato Assad qualche mese fa?
- Si, io ho incontrato Assad nel mese di settembre. Ho avuto un colloquio con lui a casa sua.
Cosa le ha detto?
- Mi ha spiegato le sue ragioni. Mi ha anche detto che lui è sempre stato disponibile ad aprire un dialogo con l’opposizione.
E anche a lasciare il potere?
- Si. Anche a lasciare il potere ( se si facessero delle elezioni democratiche, anche Assad potrebbe rappresentare una delle posizioni in campo Ndr). Non ha avuto mai una proposta né una risposta. Il fronte dell’opposizione è talmente spaccato, talmente diviso, che non riesce ad esprimere una posizione chiara sulla Siria. Non vuole il bene della Siria.
Inviato da Anonimo il Sab, 04/05/2013 - 15:49
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