Syria. Quello che i media non dicono. L'antefatto del fallimento della politica di Terzi


img1024-700_dettaglio2_TERZIChe l’inadeguatezza del Ministro Giulio Terzi si fosse palesata in tempi precedenti rispetto alla vicenda marò è testimoniato da questo estratto del libro “Syria. Quello che i media non dicono”- Arkadia Editore

Oggi che persino i ribelli cercano di aprire al dialogo con il regime di Assad, appare sempre più contradditoria e priva di senso la feroce opposizione da parte delle autorità, italiane prima e belghe poi all’ingresso in Europa della delegazione siriana, guidata dalla deputata Maria Saadeh. Durante il viaggio di ritorno che doveva condurmi in Italia, ripensavo a quanto era accaduto nei giorni trascorsi in Siria. Ero consapevole che non sarebbe stato facile persuadere l’opinione pubblica e i media, riportando quanto avevo visto e sentito. La deputata siriana Maria Saadeh aveva espresso la volontà di incontrare le istituzioni italiane. “Il dialogo rappresenta l’unica arma per sconfiggere i pregiudizi e i preconcetti”, me lo ero sentito ripetere più volte, lo avevano palesato le autorità religiose, gli intellettuali siriani e libanesi, ed ero convinto anche io che questa sarebbe stata l’unica strada percorribile. Ben presto mi sarei reso conto che i fatti mi avrebbero dato torto. Agli entusiasmi iniziali si sarebbe sostituita la delusione, lo scontro diretto contro il muro della burocrazia e dell’ideologia preconcetta. La delegazione non era autorizzata a entrare nel nostro Paese, eppure lei (ndr. Maria Saadeh), in passato, era venuta in Italia moltissime volte, aveva lavorato come architetto per un’azienda di design italiana. Non riusciva a capacitarsi di un diniego così netto e insindacabile ed era consapevole di non essere una minaccia per il nostro Paese. Eppure quel rifiuto, nella sua inspiegabilità, appariva perfettamente in linea con la politica estera adottata dallo Stato italiano e dal suo Ministro degli Esteri, il già citato Terzi. Alla vigilia della visita della delegazione, il Ministro del governo tecnico aveva risposto all’acuirsi dell’escalation di violenza al confine con la Turchia e al proposito di Ankara di intervenire dal punto di vista militare, auspicando e caldeggiando un attacco altrettanto violento. Emergeva chiaramente da queste dichiarazioni che l’Italia era artefice di una politica estera filosionista, chiaramente improntata a soffocare posizioni non conformi alla linea dettata da Israele. Questo atteggiamento spiegava l’intervento da “Signore della guerra” e l’esigenza di un’azione dall’alto che ponesse fine alle violenze con altrettanta barbarie.  

Un atto vigliacco. Il Ministro Terzi doveva dimettersi chiedendo scusa, non in questa maniera indecente" ha detto Nichi Vendola a Otto e mezzo, su La7 commentando le dimissioni del ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata. "Era chiaro l'accordo fra lui e la destra per cavalcare la vicenda in chiave sensazionalistica. Invece l'Italia ha toccato il fondo. Per Monti è il collasso definitivo". Vendola conferma l’opinione diffusa rispetto ad una politica estera che ha visto il nostro Paese non solo perdere completamente la propria credibilità internazionale, ma che ha di fatto rinnegato i principi cardine su cui la Repubblica si fonda, ossia il ripudio della guerra quale strumento di offesa.




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