di Raimondo Schiavone
Risale allo scorso dicembre la notizia del rapimento dell’ingegnere Mario Belluomo; l’uomo di origine catanese, impiegato in un’acciaieria nell’area di Latakia, era stato rapito sulla strada che conduce da Homs a Tartus, nella Siria occidentale, insieme a due colleghi russi. La notizia aveva messo in allarme la Farnesina e il ministro Terzi aveva attivato tutte le forze in campo per garantire l’incolumità del nostro connazionale, “In raccordo con tutte le strutture dello Stato coinvolte, stiamo lavorando con il massimo impegno e con la stessa dedizione con cui le nostre ambasciate e consolati quotidianamente prestano assistenza ai connazionali in difficoltà, anche in regioni e situazioni a rischio”, aveva affermato il Ministro degli Esteri, durante una conferenza stampa indetta subito dopo il rapimento. Il ministro aveva affermato che avrebbe tenuto sulla vicenda il massimo riserbo al fine di evitare l’assalto dei media e compromettere le operazioni. La Procura della Repubblica aveva aperto un fascicolo di indagini, guidate dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, responsabile del pool antiterrorismo, affiancato dai carabinieri del Ros e dalla Digos. Questi i proclami e le operazioni di rito all’indomani del rapimento. Ma, Il 4 febbraio era stato il Ministero degli Esteri Russo ad annunciare il rilascio degli ostaggi, ceduti in cambio della liberazione di alcuni militanti; Belluomo era stato trasferito ai rappresentanti italiani attraverso il ministero degli Esteri Siriano, che aveva avuto un ruolo fondamentale nella liberazione degli ostaggi intessendo stretti contatti, sia con il governo russo che con i sequestratori. A rileggere le cronache del periodo scorso, sembra proprio che gli unici protagonisti della vicenda siano stati i ministeri degli esteri siriano e russo e che l’Italia abbia tenuto un tale “riserbo”, che nessuno si è accorto del suo intervento. A confermare tale sensazione, le dichiarazioni di chi di quella vicenda è stata protagonista, la deputata cristiana Maria Saadeh. Il governo siriano, che da sempre intrattiene ottimi rapporti con Assadakah, ha attuato un’importante azione di mediazione sull’esercito, i servizi segreti ed il governo affinché acconsentissero ad uno scambio di prigionieri. Infatti, per la liberazione di Belluomo e Viktor Gorelov e Abdessatar Khassun, sono stati rilasciati 50 terroristi. Ovviamente, da parte della Farnesina non è giunto alcun ringraziamento al Governo siriano, il silenzio e il tanto proclamato riserbo del ministro Terzi ha continuato ad essere la costante di tutta la vicenda.
Inviato da Anonimo il Mer, 27/02/2013 - 12:29
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