UNCHR: Israele ritiri i coloni


Duro rapporto del Consiglio Onu per i Diritti Umani: Israele deve subito fermare l'espansione coloniale, "annessione strisciante della Cisgiordania". Tel Aviv esce dall'UNCHR.

di Emma Mancini

Betlemme, 1 febbraio 2013, Nena News - Israele boicotta il Consiglio Onu per i Diritti Umani, ma le Nazioni Unite giudicano lo stesso Tel Aviv: l'espansione coloniale israeliana in Cisgiordania rappresenta "una strisciante annessione" dei Territori Palestinesi Occupati e geopardizza il futuro Stato di Palestina.

Questo il risultato del rapporto presentato dagli inviati speciali del Consiglio per i Diritti Umani (UNCHR), reso noto ieri e sul quale il Consiglio si esprimerà definitivamente il prossimo 18 marzo:secondo le Nazioni Unite, Israele ha l'obbligo di impedire ai propri cittadini di trasferirsi in Cisgiordania, azioni che violano il diritto internazionale e la Quarta Convenzione di Ginevra. Chiaro il messaggio inviato alle autorità di Tel Aviv: le colonie esistono solo per garantire benefici agli ebrei israeliani e creano un sistema di apartheid e segregazione contro la popolazione palestinese.

La conseguenza è altrettanto cristallina. Il presidente del gruppo di inviati del Consiglio, Christine Chanet, ha chiesto ufficialmente a Israele di fermare immediatamente la costruzione di nuove colonie.Non solo: si chiede anche l'allontanamento e il trasferimento fuori dalla Cisgiordania dei coloni tuttora residenti. "Israele, nel rispetto dell'articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra, deve interrompere tutte le attività coloniali senza precondizioni. E deve avviare subito il ritiro di tutti i coloni nei Territori Occupati", si legge nel rapporto.

Toni duri, che seguono alla decisione israeliana di interrompere ogni rapporto con il Consiglio, accusato da Tel Aviv di sfornare rapporti parziali e iniqui. Martedì le autorità israeliane hanno annunciato l'interruzione dei rapporti con l'UNCHR, primo Paese al mondo a compiere un passo simile. Una decisione che preoccupa seriamente il Consiglio, timoroso che altri Stati possano seguire l'esempio israeliano. Per questo, il portavoce dell'UNCHR, Rolando Gomez, ha promesso "azioni contro Israele nel caso in cui una sua delegazione non si presenti di fronte al Consiglio".

La posizione israeliana non è certo nuova: lo scorso anno le autorità israeliane impedirono l'ingresso nel Paese alla missione Onu impegnata nel redigere il rapporto sulle colonie israeliane nei Territori Occupati, lasciando senza visto tutti gli inviati delle Nazioni Unite, compreso il presidente.

Dal Ministero degli Esteri israeliano, intanto, arriva il primo commento al rapporto di ieri: "La sola via per risolvere le questioni pendenti tra Israele e palestinesi, compresa la questione delle colonie, è il negoziato diretto senza precondizioni. Misure contro produttive - come questo rapporto - hanno il solo effetto di ostacolare i tentativi di trovare una soluzione al conflitto. Il Consiglio per i Diritti Umani si è tristemente e sistematicamente distinto come organo di parte".

Una posizione alquanto criticabile, visto il boicottaggio che da anni i vari governi israeliani compiono nei confronti del processo di pace, in stallo dal settembre 2010 a causa della decisione del premier Netanyahu di riavviare l'espansione coloniale nei Territori Occupati, precedentemente congelata per favorire il dialogo.

Da parte sua l'Autorità Palestinese plaude al rapporto pubblicato ieri e pensa di utilizzarlo in un eventuale caso di fronte alla Corte Internazionale di Giustizia. Nena




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