“Stuprate le donne siriane” . Muhammed al-Arifi ha lanciato una fatwa in favore dei combattenti di Allah impegnati nella lotta contro Assad


Stuprate le donne siriane! L’appello a dir poco eccessivo è stato lanciato da un importante religioso saudita attraverso una fatwa, ovvero un ordine religioso, per ritemprare lo spirito e l’orgoglio dei combattenti per la “libertà” in Siria.
COME UN MATRIMONIO - Salon ci spiega che tale invito è stato reso pubblico appunto per via della mancanza di piacere sessuale sperimentato dai combattenti i quali, impegnati a fronteggiare l’esercito regolare, non hanno di che distrarsi. Ed allora? Allora violentiamo le donne locali. Il religioso, Muhammed al-Arifi, membro di un’organizzazione jihadista, è stato chiaro nel suo editto. Ma visto che lo stupro potrebbe essere sconveniente agli occhi di Allah ha parlato di “rapporti di matrimonio” che durano solo poche ore “così che ogni combattente rispetti il suo turno”.
UN RELIGIOSO VIOLENTO - Ogni donna dall’età superiore a 14 anni può essere considerata in età da marito. Ciò significa che secondo al-Arifi qualsiasi ragazza può diventare la “moglie” di un combattente.  E poco importa se questo rovinerà la sua vita. Del resto al-Arifi è conosciuto in tutto il mondo per le sue posizioni sessiste e per i suoi messaggi di violenza. Poche settimane fa la Svizzera ha impedito l’ingresso nell’uomo nel suo territorio bloccando anche la sua partecipazione al concilio islamico locale.
QUALE AIUTO DALL’ARABIA SAUDITA? - La posizione di al-Arifi è quella di un paese intero, l’Arabia Saudita, il quale finanzia da ormai un anno la Rivoluzione siriana. Fino a questo momento però l’appoggio riguardava la fornitura di armi e munizioni oltre al pagamento, operato insieme al Qatar, di uno stipendio per tutti i “combattenti” del Libero Esercito Siriano. L’invito a stuprare le donne però rischia di sconvolgere i fattori in campo specie dopo le proteste indiane seguite alle violenze subìte da due donne poi morte a causa delle ferite riportate. E questo sarà il futuro di una Siria libera. (Photocredit Lapresse)




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