Unione Euroasiatica: rinascita economica in Asia centrale


Talal Khrais - Esiste un proverbio: “Non c’è più cieco di quello che non vuole vedere”. In una democrazia ormai governata dalle banche e da grandi interessi e speculazioni la nostra intelligenza è quotidianamente insultata. Da diversi anni parliamo di crisi economica e finanziaria senza citare le ragioni di questa crisi. Un’Europa arrogante, malgrado la sua limitata sovranità, continua a non considerare gli interessi e i diritti di altri Stati, adotta due pesi e due misure, paragona allo stesso modo l’aggredito e l’aggressore.
Conviene che i leader europei si guardino allo specchio prima che sia troppo tardi.
Il Mondo va in un’altra direzione. Tante cose vengono nascoste facendoci credere che il problema sia mondiale mentre altri Paesi che adottano politiche equilibrate hanno risultati migliori. Entro il primo gennaio del 2015 sarà definito e firmato il trattato per la fondazione della nuova Unione Euroasiatica voluta dal presidente russo, Vladimir Putin per reintegrare le economie dei paesi ex sovietici. Lo ha assicurato il Premier, Dmitry Medvedev, in occasione del vertice che si è tenuto a Mosca nel marzo scorso e a cui hanno preso parte Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Armenia, Moldavia e Ucraina, gli ultimi tre paesi con status di osservatori. Dal primo gennaio, Russia, Bielorussia e Kazakistan hanno lanciato lo spazio economico, di fatto un'unione doganale. Mentre i Paesi industrializzati si trovano a dover far fronte al problema della disoccupazione e alla crisi economica, segnali più incoraggianti arrivano dai Paesi in via di sviluppo. Sono infatti i mercati emergenti quelli più 'in forma', stando a quanto rileva la nuova edizione dello studio "Job Trends" della Banca Mondiale. Secondo lo studio, nel terzo trimestre del 2011 le economie emergenti sono state protagoniste di un recupero lento, ma costante, in termini di posti di lavoro. In particolare Brasile, Cina, Messico e Turchia, ma non solo: a dare nuovo impulso al mercato del lavoro sarebbero, seppure con situazioni diverse tra loro, molti Paesi dell'Europa orientale, dell'Asia centrale e orientale e dell'America Latina, per un totale di 23 nazioni monitorate in tutto il mondo che nell'ultimo anno hanno saputo migliorare la propria situazione dal punto di vista occupazionale. E non si tratta solo della Cina, del Brasile e del Messico, ma anche di Paesi come l'Azerbaijan, l'Armenia, la Lituania, il Perù. La maggior parte dei Paesi dell'Europa orientale e dell'Asia centrale hanno mostrato segni di una forte ripresa nel terzo trimestre del 2011. Il Kirghizistan, in particolare, ha dimostrato una crescita notevole, che si riflette nel forte aumento dei salari, così come il Tagikistan. Migliora anche l'occupazione in Lituania e Moldavia, con una significativa riduzione della disoccupazione, anche se i salari rimangono sostanzialmente uguali. Nel 2011 il Turkmenistan ha registrato una crescita record del pil, +14,7%, la più alta tra i Paesi della Csi, la comunità di Stati indipendenti nata dalle ceneri dell'Urss (esclusi i pasi baltici e da poco la Georgia). Il gigante russo, invece, é al penultimo posto con il 4,3%, davanti al Paese satellite della Turchia, l'Azerbaigian (+0,1%). Hanno fatto meglio della Russia l'Ucraina (5,2%), la Bielorussia (5,3%) nonostante la grave crisi economica, e tutte le altre ex repubbliche sovietiche dell'Asia centrale: il Kirghizistan (5,7%), il Tagikistan (7,4%), l'Uzbekistan (8,3%). Per Kazakhstan, Moldovia e Armenia sono stati resi noti soli i dati dei primi nove mesi: rispettivamente +7,2%, +6,7% e +4,4%.




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