La vicenda dell'assassinio dell'ambasciatore a Bengasi in Libia, quello che sta accadendo in Egitto, i disordini davanti all'ambasciata americana, sorprendono solo coloro che in questi ultimi mesi hanno voluto tenere gli occhi chiusi rispetto a quanto stava accadendo in Medio Oriente. Le primavere arabe se da un lato hanno consentito la cacciata di dittatori egoisti ed in alcuni casi, come quello libico, sanguinari, dall'altro hanno rinvigorito e riattizzato lo slancio integralista che in questi ultimi anni sta permeando la patria dell'Islam. Egitto, Libia, Tunisia, Marocco sono di fatto governate dai "fratelli mussulmani" che pur con una maschera democratica, per vincere le elezioni, hanno dovuto far ricorso a messaggi integralisti per far fronte alla crescente pressione delle componenti salafite, alcune delle quali presenti all'interno di questi stessi partiti. L'occidente ha pensato di foraggiare le rivolte, e se da un lato ha favorito l'uscita di scena dei dittatori dall'altro ha armato mani che fanno dell'integralismo islamico la loro bandiera e che interpretano il Corano in una visione antiquata e tendente ad escludere la convivenza religiosa come elemento fondante la democrazia di quei paesi. Solo il Libano riesce, con difficoltà, a far convivere al suo interno più confessioni e la Siria a mantenere in piedi uno stato laico, pur in presenza di un regime basato su un partito unico al governo del paese. Le disfatte Irakene e Afgane non hanno insegnato nulla ai paesi occidentali che continuano a pensare di poter cavalcare movimenti insurrezionali che nulla hanno a che vedere con le aspettative di libertà e democrazia di quei popoli, ma il cui tentativo è solo quello della sopraffazione religiosa in quelle aree e dell'accaparramento della gestione delle risorse economiche. L'occidente preferisce confrontarsi con piccoli califfati per salvaguardare i propri interessi nell'area e non valuta gli effetti dirompenti di questa politica ottusa che incoraggia i progetti di fanatici che vedono nell'obiettivo della ricostruzione del grande califfato d'Oriente, basato sulla applicazione rigida della, presunta, legge di Maometto la propria strategia politica. Tenere l'oriente in guerra e nell'ignoranza e' una strategia che i potenti del mondo hanno portato avanti per anni senza mai pensare alle conseguenze di cio'. Il rafforzamento dei salafiti, degli aderenti alla costellazione di Al Quaida possono si stroncare un regime in quei paesi ma allo stesso tempo rappresentano un grande pericolo per la stabilita' mondiale e persino per l'occidente. Armare queste frange estremiste significa dare loro il potere in qualsiasi momento di alzare il prezzo come stanno facendo ora in Libia e in Egitto, per non parlare dell'Iraq. La morte dell'Ambasciatore Americano a Bengasi e' solo la conseguenza di tanta insipienza, spregiudicatezza e superficialità dei paesi occidentali. L'Europa in questa fase, accecata dai suoi problemi economici, invece di svolgere un ruolo di mediazione, come e' sempre accaduto in passato, accentua gli effetti della crisi, grazie anche all'egoismo Francese da un lato, sempre orientato a colonizzare politicamente aree da sfruttare e Tedesco dall'altro spinto dalle politiche espansionistiche in quell'area del leader Turco Erdogan, vera anima nera della crisi medio orientale. Erdogan, signore delle armi, quello che fa traghettare dal suo territorio gli armamenti italiani, tedeschi e francesi che pervengono nelle mani dei militanti salafiti, che peraltro vengono addestrati nel proprio territorio oltre che in quello Irakeno. La crisi Siriana è l'effetto di questo disordine, l'effetto della mancanza di strategia da parte di un'Europa governata da piccoli uomini come Holland in Francia o dal ministro Terzi in Italia. Rafforzare l'asse integralista in Medio Oriente metterebbe in forte pericolo l'Europa, oltre che la presenza del pluriconfessionalismo nei paesi a prevalente presenza Islamica come appunto la Siria. In questo senso un gioco pericoloso lo stanno giocando anche le emittenti televisive di proprietà delle monarchie ricche del Golfo, aljasira ed alarabia, fomentatrici dell'integralismo nel tentativo di esportare i modelli statuali dei paesi del Golfo, alleati dell'occidente, dove non esiste alcuna forma di liberta e di equità sociale e dove la discriminazione verso le donne è formalmente riconosciuta dalle norme coraniche applicate maldestramente. Paesi che con le loro ricchezze stipendiano i terroristi e remunerano l'Occidente con favori sul petrolio e acquisti cospicui di armamenti. In tutto questo putiferio si inserisce la morte di un povero uomo quale.....che credeva realmente nel suo lavoro diplomatico e che con entusiasmo affrontava il suo mandato in una terra ormai difficile quale quella Libica.
Inviato da Anonimo il Gio, 13/09/2012 - 11:38
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