Esclusiva da Damasco. Intervista a Yara Saleh. Giornalista sequestrata lo scorso agosto


A Damasco abbiamo intervistato Yara Saleh, la giornalista della tv siriana sequestrata da un gruppo di ribelli che si definivano appartenenti all'esercito libero. Lei e la sua troupe, 4 persone in tutto, erano accusati di sostenere il governo siriano e per questo il Mufti ha emanato una fatua per ucciderli tutti. Per primo è toccato ad Hatem Abou Vehia che è stato barbaramente crivellato con 60 proiettili. La sua principale colpa era di avere la bandiera della Siria nel telefonino. Sono stati picchiati, insultati, tenuti in stato di privazione, hanno bestemmiato loro e le loro famiglie e Haballah Tabara è stato costretto, lui cristiano, a pregare come un islamico. Il quarto sequestrato è Houssam Imad, e nei suoi occhi puoi leggere ancora il terrore di quei momenti.
Sono stati liberati dopo 6 giorni dall'esercito che ne ha individuato la posizione intercettandone le comunicazioni, e salvando loro la vita.  Lei, Yara, è volitiva, le violenze non hanno intaccato minimamente le sue convinzioni, anzi. É tornata subito al lavoro e trova il tempo di fare un appello al mondo occidentale:  "Non si deve credere a quanto ci raccontano i media di parte, ma usare la logica per arrivare alla verità. Questa guerra non è politica né religiosa, ma solo di potere e fomentata da stati, come Turchia, Qatar e Arabia Saudita, che vogliono solo spartirsi le spoglie della Siria, la religione è uno degli strumenti e i cristiani vittime predestinate".




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