Il ministro degli Esteri iraniano ha inaugurato oggi il 9 Agosto a Teheran una conferenza sulla Siria aperta a Paesi estranei al fronte anti-Siria con un appello alla fine delle violenze nel Paese e a un dialogo nazionale fra il governo di Damasco e le opposizioni. Ma anche con un monito contro ogni ipotetico intervento militare esterno.
“La nostra posizione di fondo é per il rifiuto della violenza e in favore di un dialogo nazionale”, ha detto il ministro Ali Akbar Salhei. “L'Iran - ha rimarcato - vuole la fine delle violenze al più presto” e “Crede fermamente che la crisi siriana possa essere risolta solo attraverso colloqui seri e inclusivi fra il governo e quei gruppi dell'opposizione che godono di consenso popolare”. Nello stesso tempo ha avvertito che la Repubblica Islamica “Rifiuta ogni intervento militare straniero in Siria”, mentre “sostiene gli sforzi dell'Onu”.
La conferenza di Teheran è stata promossa dall'Iran come controffensiva alla strategia di ostilità e di minacce promossa dall’Occidente.
Alla conferenza di oggi, spiega il vice ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir Abdollahian, parteciperanno i rappresentanti di 15 Paesi, tra cui quelli di Russia e Cina, ma anche da Pakistan, Iraq, Algeria e Venezuela.
La Siria rischia di diventare "Un Afghanistan alle porte dell'Europa" e le potenze occidentali "sembrano non preoccuparsene". L'Iran, al contrario, è parte della soluzione, non il problema". Lo afferma il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, in una lettera pubblicata sul 'Washington Post', in cui rivendica il ruolo di "forza stabilizzatrice" che la Repubblica Islamica ha svolto in altre crisi nell'area, da quella irachena a quella afghana. Salehi scrive che l'Iran "ha guardato con gioia" alla Primavera Araba - che definisce come un movimento di "risveglio islamico" - in quanto " movimento di cittadini che chiedevano le stesse cose che molti arabi vogliono oggi, si tratta degli stessi principi che avevano condotto alla nascita della Repubblica Islamica nel 1979".
"Siamo a favore dei cambiamenti che chiede la gente, che sia in Siria, in Egitto o in qualunque altro posto - continua - Ma cosa vogliono i membri della comunità internazionale per la Siria?".
A proposito dell'Europa, il ministro parla di una "Rispostacontraddittoria", in quanto ignora la presenza nel paese di "estremisti armati". "Si preoccupano per l'estremismo crescente in Afghanistan - dice - a migliaia di chilometri di distanza, ma sembrano non preoccuparsi di poter presto avere un Afghanistan alle loro porte".
La crisi siriana si infittisce e, parallelamente al rilancio dell'emergenza curda, Ankara si trova a fare i conti con un altro problema connesso alla guerra in corso in Siria: i sempre più difficili rapporti con Teheran, insieme con Mosca il principale alleato della Siria.
Il gioco dell’Occidente in Siria non ha fatto altro che deteriore tutta la situazione in Medioriente.
Oggi il quotidiano Milliyet riporta che la Repubblica Islamica ha deciso di sospendere gli accordi che permettono ai cittadini turchi di recarsi in Iran senza il visto. Si tratta ufficialmente di una sospensione temporanea, fino al 31 agosto, motivata con l'imminente riunione, dal 26 al 31 agosto a Teheran, del Vertice dell'organizzazione dei Paesi Non Allineati, una soluzione mai adottata in precedenza, nell’ambito dell'organizzazione di meeting simili. E, soprattutto, la decisione sui visti arriva in un momento in cui i rapporti tra Turchia e Iran, grandi amici e alleati fino allo scoppio della crisi siriana, sono a dir poco freddi.
Come sembra per la causa siriana, adesso Turchia e Iran sono a un passo dalla rottura, segno che Teheran - nonostante le promesse e le rassicurazioni di Salehi - è molto più preoccupata per gli equilibri in Siria e la possibilità che imploda lo status quo a Damasco, piuttosto che l'alleanza con la Mezzaluna, che tra l'altro scricchiola da prima della crisi siriana.
"I mezzi militari da soli non metteranno fine alla crisi e fallirà anche un'agenda politica che non sia inclusiva”. Per questo l'Iran continua a sostenere il piano di pace in sei punti proposto dall'ormai ex inviato Onu Kofi Annan e chiede "La fine immediata dei combattimenti, la consegna di aiuti umanitari e la preparazione del terreno per un dialogo che porti alla soluzione della crisi". A questo fine, l'Iran è pronto a organizzare una conferenza internazionale e a "Ospitare il dialogo tra governo siriano e opposizione".
La Siria è una mina vagante, cresce il conflitto tra la Turchia e i ribelli curdi. Un soldato ucciso e altri 11 feriti: è il bilancio dell'attacco sferrato mattina del 9 Agosto vicino a Smirne dai ribelli curdi del Pkk contro un autobus militare turco.
I miliziani curdi hanno fatto esplodere nei dintorni di Foca due mine al passaggio del veicolo militare diretto verso il comando delle forze anfibie turche a Smirne. Poi hanno aperto il fuoco contro i soldati.
Da fine luglio il gruppo armato separatista curdo ha lanciato una forte offensiva nel Kurdistan turco al confine con Siria, Iran e Iraq. Gli scontri delle ultime due settimane hanno fatto circa 150 morti. Quello di oggi è il primo attacco da tempo condotto dal Pkk nella parte occidentale del paese.
Talal Khrais
Inviato da Anonimo il Gio, 09/08/2012 - 16:38
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