All’inizio della crisi in Siria le monarchie arabe, dopo aver inviato centinaia di terroristi con l’aiuto e il coinvolgimento diretto di Francia Germania Gran Bretagna e naturalmente della Turchia, affermavano che dopo due settimane sarebbero andate a pregare nella Moschea Omayyade a Damasco. In Occidente non si è fatto altro che ripetere che la caduta del Regime sarebbe stata imminente, alcuni affermavano che si sarebbe trattato di poche settimana. L’esercito siriano invece continua a combattere convinto di poter cacciare un nemico che vuole islamizzare la società pluralista siriana.
I cosiddetti rivoluzionari, malgrado il sostegno militare ed economico hanno perso ogni speranza di avanzare: Homs, Hama, Rastan, Damasco e oggi l’ultimo tentativo disperato ad Aleppo. I ribelli siriani sono asserragliati nelle campagne mentre si intensifica il fuoco dei lealisti, che intanto sono riusciti a prendere il controllo di tutte le caserme della seconda città siriana dopo giorni di violentissima battaglia. Intanto sul fronte diplomatico si registrano due iniziative.
La Russia ha proposto ai partner occidentali una conferenza sulla crisi siriana con le due parti in conflitto sedute allo stesso tavolo. L'idea é stata lanciata dal viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, il quale ha rivelato che il Presidente Bashar al Assad é pronto a lasciare il potere se i siriani dovessero scegliere un altro leader con elezioni. La seconda iniziativa politica è quella del nuovo inviato di Onu e Lega Araba, il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi.
Il successore di Kofi Annan, il quale si è dimesso non nascondendo la sua frustrazione e dissenso con il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, è volato al Cairo dove si è tenuta la riunione di un Gruppo di contatto regionale sulla Siria, presenti i rappresentanti di Egitto, Turchia, Iran e Arabia Saudita. Brahimi ha incontrato il segretario generale della Lega araba, Nabil al-Arabi e il presidente egiziano Mohammed Morsi, confermando che a breve si recherà a Damasco per incontrare il presidente siriano Bashar al Assad. Prevista una tappa anche a Teheran.
Il 9 Settembre Brahimi ha parlato al telefono con il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi e sta valutando l'ipotesi di un viaggio. "E' programmato che venga in Iran nel momento appropriato, dopo essere andato in Siria", ha affermato un portavoce non fornendo ulteriori indicazioni su una data per la visita. Una nota pubblicata sul sito del ministero degli Esteri iraniano ha indicato che Salehi si è congratulato con Brahimi per la nomina e gli ha augurato successo per il suo incarico sottolineando che il suo paese ambisce a "una soluzione pacifica senza l'intervento straniero".
Brahimi ha parlato del "ruolo positivo" che l'Iran potrebbe ricoprire nella crisi siriana e la sua richiesta di una soluzione pacifica. Il summit del Cairo è il primo “gruppo di contatto” sulla Siria proposto ad agosto dal presidente egiziano Mohammad Morsi durante un vertice dell'Organizzazione per la cooperazione islamica in Arabia Saudita durante la quale fu sospesa l'adesione della Siria. “La partecipazione dell'Iran a questo meeting rientra nella volontà di risolvere la crisi siriana e di ascoltare la proposta egiziana. L'Iran userà questa opportunità per esporre i suoi punti di vista insieme a quelli degli altri Paesi”, ha detto il portavoce del ministro degli esteri iraniano Mehmanparast.
Nel frattempo anche la Russia non lascia sola la Siria e assicura il suo sostegno. Mosca è contraria alle sanzioni volute dagli Usa contro il presidente siriano Bashar Assad, così come a quelle contro l'Iran perché colpiscono gli interessi commerciali della Russia. "I nostri partner americani hanno una forte tendenza a minacciare e aumentare la pressione, adottando sempre più sanzioni contro Siria e Iran", ha detto il ministro degli esteri Lavrov. "La Russia -ha proseguito- è fermamente contraria ad esse, perché per risolvere i problemi è necessario coinvolgere i Paesi interessati nelle questioni e non isolarli". Mosca respinge così le richieste americane di fare pressione sul regime siriano e di sostenere le azioni dell'Onu per mettere fine alla crisi siriana.
Il presidente russo Vladimir Putin ha affrontato la crisi siriana, insieme ad una serie di altri temi, in una lunga intervista al canale Russia Today. Gli è stato chiesto esplicitamente se Mosca voglia ripensare la sua posizione sulla Siria dopo aver posto il veto per tre volte al Palazzo di Vetro su risoluzioni che avrebbero voluto aumentare la pressione su Damasco. "Perché la Russia dovrebbe rivedere la sua posizione?" - si è chiesto con tono retorico- "Forse dovrebbero cambiare idea i nostri partner nel negoziato”, tracciando un parallelo con gli aiuti della Cia ai mujaheddin afghani ai tempi dell'invasione sovietica, "Oggi qualcuno sta usando i miliziani di al Qaeda per raggiungere i propri obiettivi in Siria ma questa e' una politica molto pericolosa e poco lungimirante". Putin infine ha escluso che Damasco possa usare armi chimiche: "Siamo assolutamente certi, e abbiamo fonti a Damasco che ce lo confermano, che il governo siriano stia prendendo tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dell'arsenale chimico ed escludiamo che possa usarlo per scopi bellici".
Inviato da Anonimo il Ven, 14/09/2012 - 08:37