Il Mediterraneo come luogo di culture, scambi, religioni e conflitti, ma anche come opportunità di dialogo e fratellanza. È quanto emerso nel corso dell’incontro “Segni di Speranza”, promosso dalla Caritas diocesana di Cagliari, al quale hanno partecipato con l’Arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, Mons. Giuseppe Baturi, e il Presidente del Centro Italo Arabo e del Mediterraneo, Raimondo Schiavone, che hanno dialogato con la giornalista Maria Chiara Cugusi.
Il tema centrale della giornata è stato la speranza, attraverso il confronto tra fedi, esperienze di convivenza e uno sguardo attento dei giovani sul mondo. Un incontro ricco di spunti, che ha visto la partecipazione di ragazze e ragazzi attenti alle attuali tematiche di geopolitica.
Schiavone ha condiviso una testimonianza intensa e diretta, raccontando ciò che ha vissuto nei campi profughi nel corso di oltre dieci anni di missioni giornalistiche: “Pensiamo ai bambini di Gaza, sepolti sotto le macerie o costretti a crescere nei campi profughi in Libano, in Siria, in Giordania. In Palestina i bambini non giocano alla guerra: la vivono. Ho visto bambini impugnare fucili veri, non giocattoli. Eppure, anche lì ho trovato semi di speranza.”
Il Presidente del Centro Italo Arabo ha sottolineato l’urgenza del dialogo interreligioso e interculturale come scelta coraggiosa e necessaria: “Dialogare vuol dire sedersi accanto a chi non la pensa come noi.” E lo hanno fatto lo scorso novembre, quando a Cagliari hanno ospitato una delegazione culturale iraniana per parlare di cinema, giustizia sociale e ruolo delle donne. Al centro del suo intervento anche l’idea di una “diplomazia di fede” capace di superare le logiche dei governi e di farsi strumento di riconciliazione: “Il Mediterraneo ha bisogno di religioni che guariscano, non che dividano. Solo nel confronto autentico possiamo costruire una fraternità che vada oltre la semplice tolleranza.”
Baturi ha fatto eco a questi pensieri con parole di ottimismo e fiducia invitando a riscoprire l’importanza della pace, dell’ascolto e del rispetto reciproco come pilastri per un futuro migliore. Ha offerto anche il suo pensiero relativo alla sua esperienza con il Campus internazionale promosso dalla Diocesi di Cagliari, che ha riunito 150 ragazze e ragazzi provenienti da 20 Paesi del mondo, esperienze che uniscono le persone, le plasmano.
“La fede può unire se non viene manipolata e può dividere e diventare un’arma quando si semina la paura dell’altro in nome di Dio e si prepara il terreno alla barbarie. Quando si educa a odiare chi prega in modo diverso, - ha chiuso il presidente del Centro Italo Arabo - si costruisce il domani sulla sabbia dell’intolleranza.”
Una giornata che ha posto al centro i giovani come protagonisti di un cambiamento possibile, in un mondo segnato da guerre e indifferenza. Parlare con loro di geopolitica, amore e giustizia diventa oggi un atto educativo.
L’iniziativa nasce in collaborazione con il Seminario Arcivescovile, i missionari Saveriani di Cagliari, l’Ufficio diocesano Migrantes, la Pastorale Giovanile, la Pastorale Vocazionale diocesana, oltre a diverse associazioni e realtà di inclusione sociale.
Inviato da Redazione il Ven, 18/07/2025 - 11:54