Sudan. Il ruolo destabilizzante di Israele


Da anni lo Stato Ebraico alimenta le divisioni all’interno degli Stati Arabi, con l’obiettivo fomentare l’autodistruzione e negare per sempre il riconoscimento del diritto sacro santo del popolo palestinese di avere il suo Stato. Si tratta di un costante tentativo di sabotaggio che attraverso il finanziamento di gruppi terroristici mira a smantellare gli Stati Arabi.

 

La domanda è: dal 1948 fino oggi lo Stato Ebraico ha conquistato la sua sicurezza? Per anni Tel Aviv ha alimentato l’odio e le divisioni tra la popolazione del Sud del Sudan e quella del Nord, oggi con l’indipendenza, il Sud ha accresciuto il suo ruolo ed è diventato un deterrente per la politica di aggressione ed occupazione d’Israele, non lo affermo solo io ma centinaia di risoluzioni dell’ONU riguardo la sua politica.

Il Sud del Sudan e Israele hanno sottoscritto pochi giorni fa, un accordo di cooperazione sulle infrastrutture per le risorse idriche, lo sviluppo tecnologico e il settore agricolo, secondo quanto reso noto dal quotidiano "Asharq al Awsat si tratta del primo accordo di questo tipo sottoscritto dai due paesi. Giuba ha definito "ingiustificate" le preoccupazioni di alcuni paesi arabi relative all'intesa tra Sud Sudan e Israele.

 

In virtù di questo accordo, Tel Aviv fornirà al Sud Sudan delle tecnologie per sviluppare il sistema di irrigazione e introdurre nel paese un sistema di bonifica delle acque reflue. In ogni caso sia il Sud che il Nord devono lavorare per non lasciare spazio alle interferenze straniere.

Al fine di risolvere i principali contenziosi con il Sud-Sudan, lo scorso 5 luglio ad Addis Abeba, sono ripresi i colloqui bilaterali per risolvere le divergenze sorte dopo l'indipendenza di Giuba; di seguito i principali punti delle trattative, che dovrebbero chiudersi entro il 2 agosto.

- Petrolio: il Sud-Sudan possiede i tre quarti delle risorse petrolifere, ma Giuba è totalmente dipendente da Khartoum per l'esportazione del greggio; le parti non hanno finora trovato alcun accordo sulle tariffe di transito.

- Demarcazione della frontiera: almeno un quinto del confine fra i due Paesi (lungo circa 1.800 chilometri) non è stato definito e le regioni contestate sono spesso ricche di minerali o di altre risorse; in base all'accordo di pace del 2005 il confine dovrebbe essere quello del 1956 ma le carte di epoca coloniale, sulle quali era basato, sono a volte contraddittorie e sul terreno non è stata svolta alcuna opera di demarcazione.

 

- Zone contestate: al di là del contenzioso sulle frontiere i due governi rivendicano il possesso di intere regioni, tra queste quella di Abyei e il campo petrolifero di Heglig, di recente teatro di scontri armati; un referendum nell'Abyei è stato sospeso per mancanza di un accordo sugli aventi diritto al voto.

- Sicurezza e gruppi ribelli: Giuba e Khartoum si accusano vicendevolmente di sostenere dei gruppi ribelli che operano nel proprio territorio, si tratta di una questione ritenuta essenziale per far progredire in negoziati; milizie ribelli sono presenti negli stati sudanesi del Darfur, Khordofan meridionale e Nilo Blu.

 

DI TALAL KHRAIS