Iran. Grande partecipazione al voto, schiaffo all'Occidente


L'alta affluenza al voto di venerdì da parte degli iraniani sarà uno "schiaffo alle potenze arroganti", anche "più severo"di quello rappresentato dalla vasta

partecipazione popolare lo scorso 11 febbraio per le celebrazioni dell'anniversario della rivoluzione islamica. E' quanto ha affermato la Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, durante un intervento in  pubblico a Teheran.

"La massiccia partecipazione al voto - ha affermato l’Ayatollah Khamenei,citato dall'agenzia d'informazione 'Irna' - dimostrerà la ferma  volontà della Nazione iraniana di combattere i nemici". La Guida Suprema, riferendosi sempre alle parlamentari di venerdì, ha spiegato che queste consultazioni sono più importanti di quelle avvenute in passato.

Sono 48 milioni gli iraniani che il 2 Marzo sono chiamati ad eleggere tra 3.444 candidati i 290 deputati che siederanno nel nuovo parlamento di Teheran. Circa 2.000 candidati - erano in totale 5.395 a dicembre quelli registrati per concorrere alle elezioni - non hanno superato la preselezione del Consiglio dei Guardiani, l'organo della Repubblica Islamica che ha il compito di esaminare l'idoneità degli aspiranti deputati secondo

criteri di fedeltà  alla Costituzione, alla Guida Suprema e alla  Costituzione islamica.

Moltissimi sono invece i deputati che cercano la rielezione in questa tornata. Su 290 parlamentari, infatti, ben 260, in gran parte conservatori,si sono di nuovo candidati per  ottenere un nuovo mandato. Tra i nomi di rilievo che cercheranno di ottenere un seggio nel

nuovo Majlis figurano numerosi parenti di personalità che hanno fatto parte o che ancora hanno un ruolo di primo piano nel governo iraniano.

E' il caso, ad esempio, di Parvin Ahmadinejad,sorella dell'attuale presidente, e di Tahereh Nazari Mehr, moglie dell'ex ministro degli  Esteri, Manouchehr Mottaki. Hanno ottenuto il via libera del Consiglio dei Guardiani anche Mohammad Reza Tabesh, esponente dei riformisti e  nipote dell'ex presidente Mohammad Khatami, e Mojtaba Zolnour, ex rappresentante della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ai  vertici dei pasdaran. Tra coloro, invece, che non hanno superato la preselezione figurano 32 deputati, 10 dei quali sono stati reintegrati in un secondo momento, e molti sostenitori e alleati del presidente  Ahmadinejad.

Nel momento in cui l’Iran si prepara per eleggere il suo nuovo parlamento (le elezioni sono rare in quella parte del Mondo) crescono le minacce in particolare americane ed israeliane nei confronti del Paese Islamico. “Non vi sono attività nucleari a Parchin né in altri siti militari”, ma la competenza a decidere sulla possibilità  che siano visitati da ispettori dell'Aiea spetta ai vertici militari, lo ha sottolineato il 28 Febbraio il capo dell'organizzazione e per l'energia atomica iraniana Fereydoun Abbassi Davani, in dichiarazioni riportate dall'Isna.

Davani faceva anche riferimento a quanto detto in precedenza dal rappresentante iraniano presso l'Agenzia Onu per l'energia atomica, Ali Asghar Soltanieh, secondo il quale una visita a Parchin sarebbe possibile, ma richiederebbe un mutuo accordo preventivo. Quello di Parchin è un sito militare nei pressi di Teheran, specializzato in munizioni ed esplosivi.

Quanto ai siti nucleari veri e propri in Iran, “siamo pronti ad accettare le visite degli ispettori ogni volta che lo chiederanno e con sole due ore di anticipo - ha aggiunto Davani - ma non vi è  alcun motivo per mostrare loro ogni punto geografico vogliano vedere”. “Va bene insomma per quelli che ricadono sotto la competenza dell'Aiea, ha ribadito, ma per gli altri devono decidere i rispettivi responsabili”.

Interpellato da un giornalista sulle preoccupazione dell'Aiea sui possibili risvolti militari del programma nucleare iraniano, “forse lei ha preso informazioni da media stranieri – ha risposto - ma di questo il rapporto Aiea non fa cenno” .

Potrebbero riprendere "nel giro di un mese, al più tardi in aprile i colloqui tra il cosiddetto '5+1' e l'Iran sul controverso programma nucleare di Teheran, se ne é detto convinto il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, intervistato dall'emittente televisiva pubblica Trt Haber. Davutoglu, che la prossima settimana avrà un nuovo incontro con il collega iraniano Ali Akbar Salehi, ha aggiunto che se gli interessati "preferiscono la Turchia" come sede delle trattative, "noi siamo sempre pronti a ospitarli e a fare del nostro meglio".

Risale al gennaio 2011 l'ultima tornata negoziale tra la repubblica islamica e i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a cui aveva preso parte anche la Germania. Il vertice si tenne a Istanbul, indicata a più riprese come la sede più probabile per un eventuale rilancio del dialogo tra le parti.

L'Iran, non molla, sottomesso a embargo internazionale, è pronto ad accettare in cambio del suo petrolio anche l'oro, il baratto e persino le monete locali. Lo ha detto il capo della banca centrale iraniana.

"Negli scambi commerciali con altri paesi l'Iran non lavora soltanto in dollari;ogni paese può pagare con la sua moneta nazionale o in oro" ha detto il capo della banca Mahmoud Bahmani. Bahmani ha anche aggiunto che in alcuni casi,come negli scambi con Cina e India,"l'Iran riceve anche prodotti in cambio del suo petrolio e questo non è affatto un problema".

Dal canto suo il viceministro degli esteri Abbas Araghchi è ancora più esplicito: "Abbiamo trovato dei metodi per fare a meno del dollaro nei nostri scambi internazionali e possiamo usare le monete locali o anche il baratto per aggirare le sanzioni".

L'Iran ha esportato prodotti per circa 140 miliardi di dollari nel 2011, di cui oltre 100 miliardi di dollari di petrolio e 25 di suoi derivati.

Storicamente l'Iran praticava rapporti di baratto da tempo con alcuni paesi come India, Cina, Giappone, Corea, mentre sinora aveva sempre rifiutato di accettare le monete locali come pagamento per le sue esportazioni.