La Siria che non conosciamo


Seguo con attenzione sia la politica estera italiana che i mezzi di informazioni sulla questione siriana e malgrado i forti legami che legano i due Paesi amici l’informazione sul Paese Arabo è ridotta al minimo.
Il Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi, il più agguerrito tra i ministri europei contro il regime in Siria( forse per il suo amore eccessivo per Israele)dopo l’incontro di Tunisi ha optato per una soluzione politica della questione siriana. La conferenza di Tunisi “Amici della Siria“ ( Venerdì 24 Febbraio) è stata definita dagli stessi partecipanti un fallimento si tratta di un percorso pericoloso in quanto esclude la stessa Siria. La conferenza è stata guidata dagli Stati Uniti e dell’UE e da Paese ostili al Presidente Assad come l’Arabia Saudita e il Qatar, tesorieri della guerriglia a Homs, Hama, e altre zone di confine.
I Paesi ricchi del Golfo hanno trasformato la Lega degli Stati Arabi in uno strumento anti siriano e anti iraniano.
La Lega Araba ha adottato un palese atteggiamento anti siriano e ha optato per l’internazionalizzazione della crisi siriana deferendola al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La Lega sosteniene anche l’intervento militare in favore dei ribelli in Siria per rovesciare un Presidente che attualmente ha il 90% dell’esercito a suo fianco e più del 60% della popolazione che lo sostiene.
Se non si risolve al più presto possibile la situazione in Siria politicamente e si persiste con l’interferenza Occidentale e dei Paesi Arabi del Golfo, si correrà il rischio di una sanguinosa guerra civile alimentata da potenze regionali.
Il pericolo è reale e imminente, come già detto Paesi ricchi ed influenti come l’Arabia Saudita e Qatar appoggiati della Turchia sostengono direttamente i ribelli e lavorano per un intervento militare.
Il bellicoso saudita il principe Saud al Faissal chiede ad alta voce di armare i ribelli siriani. La stampa araba spiega perché i sauditi sono così agguerriti. Secondo questi mezzi, Arabia Saudita e Qatar si sono spinti troppo in là  per poter tornare in dietro, la famiglia saudita è determinata a rovesciare il regime in Siria per infliggere un colpo al rivale sempre più influente la Repubblica Islamica dell’Iran.
I Paesi europei nell’incontro di Tunisi si sono accorti che combattere il regime in  Siria non porterà ad alcun risultato. Non hanno fatto altro che condannare il Presidente Assad e chiedere all’opposizione di essere unita.
In realtà le iniziative di governo sono prese essenzialmente dal regime, l’opposizione è divisa in due schieramenti: Il Comitato di Coordinamento Nazionale Siriano(CCN) e il Consiglio Nazionale Siriano(CNS). Il primo raggruppa quindicina di gruppi politici arabi e curdi all’interno della Siria. Il secondo fu costituito all’estero ed include la Fratellanza Musulmana, altri movimenti islamici ed il gruppo “ Dichiarazione di Damasco” a sua volta composto da gruppi arabi e curdi.
Mentre il CNN guidato dal leader Haytham Manna(residente all’estero) respinge ogni violenza e qualsiasi intervento straniero,il CNS ha chiesto la protezione dei civili, cioè intervento militare straniero. Il CNS pur avendo una minima presenza in Siria si presenta come unico legittimo rappresentante dell’opposizione siriana.
A questi due gruppi bisogna aggiungere l’Esercito Siriano Libero(FSA) un’ organizzazione che raggruppa i disertori e trova appoggio e ospitalità in Turchia. Anche se la maggior parte degli attentati contro l’esercito regolare vengono attribuiti al l’Esercito Siriano Libero(FSA) in realtà vengono attuati da gruppi salafiti vicini al Movimento al Qaedah. Vi sono divisioni all’interno di ciascun gruppo.
Alla luce di questo panorama frammentato sia gli Stati Uniti, che la Francia gli altri paesi Occidentali hanno chiesto con urgenzache l’opposizione siriana unisca i propri gruppi.
Più ragionevoli nei confronti della Siria sono la Cina e la Russia e diversi Paesi Arabi come l’Iraq, Libano e l’Algeria.
La Cina si augura che la missione di Kofi Annan,ex-segretario dell'Onu e ora inviato speciale per la Siria, consegua risultati positivi nel promuovere una soluzione politica della crisi. Lo dice il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi in una conversazione telefonica con lo stesso Annan. Yang ha espresso la posizione favorevole della Cina, ad una soluzione pacifica  attraverso negoziati della crisi.
Pechino,ha ricordato Yang, “Ha chiesto al governo siriano e a tutte le parti in causa di mettere fine immediatamente ad ogni forma di violenza e a dare vita al più presto ad un dialogo costruttivo”. Annan, ha sottolineato l'importanza della posizione di Pechino e ha affermato che rimarrà in stretto contatto con la diplomazia cinese.
Il 27 Febbraio scorso la Cina ha respinto le accuse che le ha rivolto il segretario di Stato americano Hillary Clinton, secondo la quale il veto posto da Cina e Russia ad una risoluzione di condanna di Damasco è “disprezzabile”. Si tratta, ha affermato Pechino,
di una critica “inaccettabile”, frutto della “arroganza''
americana.
Fino ad oggi Mosca e Pechino hanno bloccato tutti i tentativi degli occidentali e dei Paesi Arabi di fare adottare dal Consiglio di sicurezza dell'Onu delle risoluzioni di condanna della repressione condotta dal regime di Bashar al Assad contro i movimenti di opposizione in Siria.
Il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov ha già detto che la proposta francese di istituire corridoi umanitari in Siria può essere realizzata solo in caso di assenso di tutte le parti. Mosca ha invece sostenuto l'appello del Comitato internazionale della Croce rossa per tregue quotidiane di due ore, che permettano l'invio e la gestione degli aiuti umanitari.