Il popolo che accetta la morte non morirà


Che cos'è esattamente il terrorismo suicida? Qual è la sua «filosofia», quali le sue radici culturali e le sue motivazioni politiche?
A queste e ad altre domande si è provato a rispondere alla prima presentazione del libro del Segretario Generale di Assadakah Campania Giovanni Carfora, venerdì 16 dicembre presso la sede delle Edizioni Melagrana.
L’evento, organizzato da Assadakah Campania, ha visto la partecipazione del giornalista Talal Khrais, corrispondente presso la Stampa Estera del quotidiano libanese As-Safir oltre che responsabile per le relazioni internazionali del Centro Italo Arabo Assadakah, e di Edoardo Scognamiglio, docente universitario e direttore del Centro Studi Francescano per il Dialogo Interreligioso e le Culture.
L’autore ha illustrato gli obiettivi e gli scopi della sua ricerca ed in particolare le cause storiche che hanno determinato l’affermazione dei movimenti islamisti che si servono, o si sono serviti, degli attentati suicidi come arma: partendo dalla rivoluzione islamica in Iran, la quale, dopo il fallimento del nazionalismo arabo in seguito alla sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni, è stata una delle cause principali dell’affermazione dell’Islam politico in Medio Oriente, oltre a fornire l’ideologia, un punto di riferimento ed appoggio politico alle resistenze islamiche in Libano e Palestina; le ragioni politiche di questi movimenti, che conducono l’autore ad affermare che la radice degli attentati suicidi è il nazionalismo ovvero la difesa della comunità e del territorio da un’occupazione straniera; la religione, che non è la causa degli attentati suicidi, ma solamente un mezzo usato dai movimenti di resistenza islamica per ottenere dalla propria comunità la legittimazione del martirio e per creare le condizioni che incoraggino ad utilizzare l’arma degli attentati suicidi; l’ideologia dei due principali movimenti di resistenza islamica, Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina, ovvero la loro concezione religiosa, l’azione politica, i servizi sociali e le relazioni strategiche: Hezbollah, movimento sciita attinge apertamente dall’ideologia iraniana, Iran che tra l’altro ha avuto un ruolo determinante nella formazione del Partito di Dio. Hamas, movimento sunnita ed emanazione dei Fratelli Musulmani, non usa la retorica sciita del martirio e fonda il suo pensiero sul Corano e la Sunna del profeta.
Talal Khrais, esperto giornalista e profondo conoscitore del Medio Oriente, ha successivamente preso la parola lodando il lavoro di studio e di ricerche in Italia e in Medio Oriente dell’autore. Il giornalista ha sottolineato l’utilità del libro a livello accademico ma anche politico, definendolo una base per i centri decisionali e per chi pratica una politica estera poco lungimirante e, parlando di politica estera, ha intrapreso una dettagliata analisi geopolitica sulle attuali strategie degli Stati Uniti e sulle risposte non solo dei paesi dell’area mediorientale ma anche di potenze regionali come Russia e Cina.
Il lavoro di Giovanni Carfora è stato definito importante anche per il mondo della cultura e per chi lavora per il dialogo interreligioso, in quest’ottica è stato inquadrato da Edoardo Scognamiglio, il quale avendo anche avuto modo di studiare e vivere in Libano ha potuto confrontare la sua esperienza con quella dell’autore. Particolarmente costruttive sono state la sua critica e alcune sue puntualizzazioni sull’opera dell’autore, che hanno stimolato un interessante dibattito sull’effettiva efficacia e sulle buone ragioni degli attentati suicidi, di quale sia l’effettiva libertà religiosa dei movimenti islamici e sulla semantica ed interpretazione delle parole martire e martirio in arabo.
Tra i numerosi interventi, il più apprezzato e preciso è stato quello di Hassan Assi, uno dei soci fondatori del Centro Assadakah, che ha raccontato della sua personale esperienza prima durante e dopo la guerra civile che ha sconvolto il Libano.
Il dibattito è stato chiuso da Giovanni Carfora, che prima di concludere e ringraziare i relatori e l’attenta e numerosa platea, ha tenuto a contestualizzare storicamente e politicamente il tema della sua ricerca, ribadendo che l’arma del terrorismo suicida è solamente l’ultima risorsa di attori molto deboli che tentano di opporsi all’occupazione e alla schiacciante superiorità militare israeliana.

Giovanni Canfora