Una seconda guerra fredda


Molti colleghi italiani per pigrizia o per mancanza di conoscenza delle lingue straniere, ripetono spesso le stesse notizie. Tanti sono i mezzi di informazione ma l’inchiesta giornalistica sembra essere divenuta un optional, le notizie sono fabbricate da alcuni servizi segreti per coprire altri scenari. Negli ultimi 20 anni abbiamo ascoltato tante bugie per giustificare aggressioni militari, nessuno mai ha chiesto scusa. La domanda che ci si pone oggi , le menzogne sono servite a qualche cosa? Stati Uniti e la Gran Bretagna ideatori e promotori della fabbrica delle menzogne attualmente incassano numerose sconfitte a causa della politica dei “due pesi e due misure” praticata in molte parti del Mondo, in particolare in Medi Oriente a discapito dei diritti del popolo palestinesi . Il caso Siria Sono sufficientemente ferrato sull’argomento e frequento il paese da circa 25 anni, nessun giornalista italiano hai mai incontrato uno di Hezbollah tra le forze governative. La CIA ha diffuso false notizie sul presunto coinvolgimento militare di Hezbollah a fianco delle forze governative siriane contro l’opposizione. Hezbollah, in effetti , sostiene la Siria perché il sostegno fa parte dell’azione di supporto da parte del partito alla resistenza libanese e palestinese, ma non vuole essere coinvolto in guerre interne in particolare in Siria. Il problema maggiore è che, la fabbrica delle menzogne trova dei consumatori negli europei che seguono e approvano le politiche americane e inglesi che acuiscono le difficoltà nelle relazioni economiche e politiche tra l’Occidente e l’Oriente. Pochi giorni fa un’altra menzogna, una nuova accusa a cui nessuno crede: Hezbollah, che gli Stati Uniti considerano un'organizzazione terroristica, parrebbe coinvolta in un traffico di stupefacenti e di riciclaggio che gli consentirebbe di immettere fondi nel sistema finanziario mondiale, aggirando le sanzioni che mirano a limitare le risorse economiche a disposizione dell'organizzazione. Per di più, alcune agenzie di intelligence credono che Hezbollah non si limiti a riciclare fondi, ma che sia coinvolta direttamente nel traffico di cocaina dal sud America. La notizia non si è letta sui giornali perché offuscata da quella ben più appetibile di un presunto complotto iraniano per “uccidere” l’ambasciatore saudita negli Stati Uniti. Nonostante le false accuse o le azioni di depistaggio, la verità è che sia gli Stati Uniti che Israele hanno subito pesanti colpi sia nel campo politico, militare e in particolare nello spionaggio. Dopo il sorprendente smantellamento della rete israeliana nel Libano da parte di Hezbollah e dei servizi dell’esercito libanese con centinaia di arresti, sono caduti la scorsa settimana nella rete del Partito importanti agenti della CIA. Il 10 dicembre scorso si è annunciato un colpo durissimo all’operato della CIA in Libano. Nella notte dello stesso giorno al-Manar, la tv di Hezbollah, ha dato notizia di un rapporto del Partito di Dio sulle attività dell'agenzia in Libano,in cui si sostiene tra l'altro che la CIA abbia utilizzato l'ambasciata americana a Beirut come centro di reclutamento di informatori libanesi per attività di spionaggio ai danni del Partito. Sono caduti nelle mani della Resistenza molti libanesi che formavano la rete, una vera e propria squadra di 007. Secondo le ricostruzioni di Hezbollah, la CIA contava su una squadra di dieci funzionari, tra i quali una donna, incaricati di reclutare spie libanesi con il compito di passare informazioni sui quadri e sui combattenti di Hezbollah, sugli indirizzi delle abitazioni dei suoi militanti di spicco e sui depositi di armi e munizioni del gruppo. I documenti di Hezbollah fanno anche i nomi di quello che si sostiene essere l'attuale responsabile della CIA in Libano e del suo presunto predecessore. Stando al Partito di Dio, i dieci funzionari, identificati come diplomatici all'ambasciata americana, hanno lavorato per tre anni come agenti in Libano”. I funzionari della Cia si occupavano del reclutamento di agenti tra i diversi settori della società libanese: impiegati pubblici, personale della sicurezza, militari, religiosi, figure del mondo della finanza e accademici. La Cia ha lavorato durante la guerra di luglio 2006 per monitorare le attività della resistenza e fornire all'intelligence israeliana informazioni dal campo. Anche la supremazia degli Stati Uniti diventa sempre più fragile, basti pensare al ''RQ-170, il drone americano catturato dalle Guardie rivoluzionarie iraniane il 4 dicembre. Una cattura che é un grande successo per l'intelligence iraniana. Autorevoli giornali americani hanno smentito le giustificazione dell’amministrazione americana che affermava si fosse trattato di un guasto tecnico. Un editoriale del direttore Emad Abshenass evidenzia come gli agenti dell'intelligence di Teheran, abbiano dimostrato di essere tanto potenti da intercettare i servizi di alto livello dell'intelligence Usa e Cia. Le forze armate iraniane hanno potuto tempestivamente prendere il controllo dell'aereo senza pilota, rivelando così una debolezza che potrebbe rivelarsi disastrosa per i soldati Usa nell'area. Il caso Iraq Obama ha considerato il ritiro dall’Iraq “una grande vittoria” . Non vedo nessuna vittoria, ma vedo invece gli USA lasciare sul terreno migliaia di militari uccisi, un Iraq lacerato, con quasi mezzo milioni di morti, un Iraq che inizia ad avere rapporti seri con i suo vicini, in particolare Siria e Iran. Come si fa parlare di una vittoria quando a Falluja, città martoriata distrutta dalla guerra gli iracheni festeggiano il ritiro delle forze Usa dal Paese, che sarà completato entro fine dicembre, bruciando bandiere americane e israeliane. Non solo, il governo iracheno forte alleato di Teheran va nella posizione opposta a quella degli Stati Uniti per quanto riguarda la Siria. L'Iraq, tramite il portavoce del Ministero degli Affari Esteri ha detto, che l'opposizione siriana ha accettato di inviare propri rappresentanti a Baghdad, ha proposto una sua mediazione per una soluzione della crisi siriana in sintonia con l'azione della Lega Araba. Ali Al Musawi, consigliere del primo ministro Nuri Al Maliki, ha dichiarato che “le autorità irachene hanno invitato l'opposizione siriana a recarsi a Baghdad per una mediazione tra l’Iraq e il regime di Damasco”. L'opposizione ha accolto favorevolmente l'iniziativa. L'Iraq invierà a breve una delegazione a Damasco per convincere le autorità siriane ad applicare il piano di pace della Lega Araba e mettere fine alla sanguinosa repressione in corso nel Paese. La posizione irachena ha turbato l’Amministrazione Americana che vuole solo la testa del Presidente siriano e non una soluzione politica. Una eventuale guerra civile in Siria non risparmierebbe il territorio: lo ha affermato il presidente del Parlamento di Baghdad, Ussama al-Nujaifi, intervistato dalla televisione di Stato irachena. "L'epoca del partito unico, del dirigente unico è finita, le cose non possono continuare in questo modo e la Lega Araba deve proporre l'invio di osservatori in Siria per fermare gli scontri affermato al-Nujaifi. Fallisce la politica USA in Medio Oriente e nei confronti dell’Iran, non solo perché la Repubblica Islamica ha saputo resistere dal 1978, ma anche perché lo scenario sta cambiando. La Russia Leggendo la stampa russa si capisce che esiste una vera e propria Seconda Guerra Fredda. La Russia e la sua stampa credono che l’Occidente e gli Stati Uniti, in particolare dopo la guerra della Libia avevano superato ogni limite. Più volte i dirigenti russi hanno affermato di aver sbagliato dando via libera alla guerra in Libia. Il 13 dicembre gli Stati Uniti sono tornati ad esortare la Russia a non opporsi all'adozione di misure punitive contro la Siria: "Torniamo a chiedere ai nostri partner al Consiglio di Sicurezza inclusa la Russia di voler agire e prendere posizione in difesa degli innocenti in Siria", ha dichiarato il portavoce Victoria Nuland, lo stesso vale per la Cina, l'altro alleato su cui Damasco può contare nell'organo esecutivo del Palazzo di Vetro. La rabbia russa, nei confronti degli Stati Uniti e l’Europa è l’inizio di un sfogo, che continua nei giorni successivi. Il 15 dicembre Putin attacca gli Usa, che considerano gli alleati dei vassalli e che sono coinvolti nell'uccisione di Gheddafi. E' un Putin in versione offensiva, durante una trasmissione in TV durata più di quattro ore, afferma: “Bisognava battersi per l'integrità territoriale del Paese senza nascondere la testa sotto la sabbia”: il premier russo Vladimir Putin non nasconde il suo rammarico per la dissoluzione dell'Urss avvenuta 20 anni fa e da lui definita in passato “la più grande catastrofe geopolitica del secolo scorso''. Bisognava, a suo avviso,”effettuare tempestive riforme economiche e politiche”rafforzando le ''trasformazioni democratiche''. Infine, la politica Usa finalizzata ad acuire i dissidi tra Iran e Arabia Saudita si è dimostrata ancora una volta fallimentare, le due potenze, dopo le tensioni dello scorso ottobre causate da un fantomatico piano finalizzato all’uccisione dell'ambasciatore di Riad a Washington da parte delle forse iraniane e mai provato, sembrano aver avviato trattative di riconciliazione e collaborazione. Nei giorni scorsi il ministro dell'Intelligence iraniano, Heydar Moshlei, molto vicino all’Ayatollah Khamenei ha incontrato a Riad il principe saudita Nayef Abdul Aziz al Saud, e il giorno dopo il portavoce del ministero degli Esteri, Ramin Mehanparast, ha ribadito alla tv di stato in lingua araba Al Alam che le accuse Usa sono ''prive di fondamento'' e dovrebbero essere chiarite. Senza dubbio l’intesa saudita e iraniana può contribuire a soluzioni pacifiche nella Regione in particolare nello Yemen, Bahrein e in Siria .

Talal Khrais




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