Comunicato Stampa. Pasticcio del ministro degli Esteri Federica Mogherini con l’Azerbaijan.


mogherini COMUNICATO STAMPA  Pasticcio del ministro degli Esteri Federica Mogherini con l’Azerbaijan. L’Italia sostiene il dittatore Aliyev nella guerra all’Armenia e al Nagorno Karabakh? La condanna del centro italo arabo Assadakah: Mogherini non può occupare la poltrona di capo della Diplomazia Ue  Roma, lì 29 luglio 2014 - Il Centro Italo Arabo Assadakah esprime profonda preoccupazione per la decisione del Governo italiano di firmare il documento congiunto con l’Azerbaijan di partnership strategica, in particolare per la realizzazione del mega gasdotto TAP, che dovrebbe portare il gas dalla capitale Baku a San Foca (Lecce). Un documento firmato con il presidente Ilham Aliyev, un noto dittatore che non solo vìola in patria i più elementari diritti umani e le libertà civili ma è lo stesso che nel 2008 ha dichiarato che il "Nagorno Karabakh non sarà mai indipendente e l'Armenia dev'accettare la realtà". Al termine della sua visita in Italia, lo scorso 14 luglio, il regime azero ha consegnato una nota all’agenzia Interfax nella quale si dice che “L’Italia supporta la soluzione del conflitto in Nagorno-Karabakh nel quadro dell’integrità territoriale dell’Azerbaijan”. Tutto questo è inaccettabile e conferma la superficialità con la quale il governo italiano, e in particolare il ministro degli Esteri Federica Mogherini, tratta delicate questioni in campo internazionale. Il fatto che l’Italia intenda assegnare la poltrona di capo della Diplomazia Ue alla signora Mogherini, e insista in questa decisione, lascia quanto mai perplessi. Ben si comprende quindi la posizione di importanti paesi europei, a partire dalla Germania, che ritengono la candidata italiana inadeguata a quel ruolo. La posizione dell’Italia, così come espressa nel documento diffuso dal regime di Aliyev, contrasta con le posizioni consolidate di UE ed OSCE in merito alla questione azera e alla “guerra congelata” tra Azerbaijan e Armenia in Nagorno Karabakh. Peraltro il nostro paese ha sempre assunto fino a oggi una posizione neutrale sul conflitto tra Armenia e Azerbaijan. Allora rimane un dubbio: l’Italia ha cambiato posizione rispetto all’Europa sui rapporti tra Armenia e Azerbaijan e in particolare sulla delicata questione dell’indipendenza del Nagorno Karabakh? Se la posizione è rimasta immutata, chiediamo al ministro Mogherini e al Governo italiano di smentire il comunicato diffuso dal dittatore azero e di interrompere immediatamente le relazioni con un paese che utilizza le relazioni diplomatiche in modo spregiudicato e menzognero. In caso contrario, chiediamo le immediate dimissioni del ministro degli Esteri italiano. Detto questo, è disdicevole per l’Italia e il suo governo portare avanti operazioni commerciali con un despota che ignora il rispetto dei più elementari diritti di base e che ha l’abitudine di incarcerare giornalisti e oppositori. Il ministro Mogherini anche su questo aspetto ha taciuto in modo colpevole. Il ministro ha scelto la via del silenzio anche quando si è trattato di rispondere a una lettera del Centro Italo Arabo Assadakah, datata 27 marzo, in cui si denunciava la politica ostile dell’Azerbaijan nei confronti del popolo armeno e l’aggressione nei confronti di Stati sovrani e indipendenti come l’Armenia e il Nagorno Karabakh. Abbiamo chiesto al ministro italiano di attivarsi presso le Istituzioni europee affinché venissero intraprese iniziative o adottati provvedimenti per far cessare tali azioni. Anche in questo caso la rappresentante del governo italiano non ha risposto. Ancora più fastidioso è il silenzio scelto quando si è trattato di esprimere una posizione netta sul genocidio armeno, in occasione del 99esimo anniversario dell’eccidio che cadeva lo scorso 24 aprile. Non altrettanto ha fatto il presidente del parlamento europeo, Martin Schulz, che ha assicurato il suo massimo impegno affinché il 2015 sia celebrato come “anno della memoria e della coscienza” in ricordo delle vittime innocenti dell’olocausto perpetrato dalla Turchia nei confronti del popolo armeno.